Alla Rosea (e non solo) il post-moderno vive e lotta insieme a noi.
L’obiettivo è chiaro: abbassare il livello d’una spanna ogni giorno che passa. In Gazzetta dello Sport questa missione è stata assunta come fosse una guerra di religione, e con zelo viene condotta senza sprezzo del pericolo. Né del ridicolo. E forse verrà un tempo in cui la collezione delle prime pagine rosa spiegherà alle specie a venire perché mai l’umanità si sia estinta, meritandoselo appieno. Titoli come “Schick Schock”, “Vecino Vicino”, “Juve fiuuuu, Roma Wow”, “Insigne Sì ma Pep insegna” e “Montella si tira SUSO” fornirebbero spiegazioni più che esaurienti. Per non parlare della sequenza di emoji messe in fila nell’edizione di lunedì 6 novembre, sopra il titolo “Milan riMontella”, per segnare l’umore di giornata delle squadre in cima alla classifica di Serie A. Rispetto a questa piega espressiva ci può essere un’unica spiegazione: il golpe dell’Esercito dei Bimbiminkia, che hanno conquistato i vertici della rosea senza che dall’esterno ci se n’avvedesse. Soltanto l’Ufficio Stampa e Propaganda del Bimbominkiastan può aver ordinato un articolo come quello pubblicato alle pagine 2 e 3 dell’edizione di domenica 5 novembre e firmato da Alex Frosio. Il testo, dedicato al duello fra i bomber Mauro Icardi e Andrea Belotti come motivo centrale della partita Inter-Torino, proponeva un parallelo con lo scontro fra Mazinga e Goldrake. Con tanto di illustrazioni e didascalie per spiegare perché Icardi sia Mazinga e Belotti sia Goldrake. Leggere per credere:
In questi giorni è uscito al cinema un nuovo film su Mazinga Z (…), il campionato propone invece all’ora di pranzo il confronto all’ora di pranzo [la ripetizione è nel testo, ndr] tra Mauro Icardi e Andrea Belotti. Restando nel mondo degli anime, Mazinga contro Goldrake, i robottoni più potenti e famosi, perché i due 9 di Inter e Torino sono i centravanti più potenti e famosi del campionato (e aggiungiamoci Higuain che potrebbe essere un adattissimo Jeeg Robot d’acciaio). Per citare le parole delle sigle dei cartoni, che hanno contribuito in modo decisivo a scolpire la memoria di chi era bambino a quei tempi, Maurito, affascinante come Tetsuya, il pilota dii Mazinga,”‘vola, si tuffa dalle stelle giù in picchiata se sei il nemico prega, è già finita” – tradotto: se gli arriva il pallone in area, il portiere è spacciato –, mentre il Gallo, eroe malinconico come Actarus, “si trasforma in un razzo missile, con circuiti di mille valvole, ma un cuore umano ha”, perché trovatene un altro così poderoso e così bravo ragazzo.
L’articolo va avanti così per due paginate, e chi proprio coltivasse di questi gusti può andare a cercarlo e leggerlo. Quanto a un possibile cambio di regime in Gazzetta, dopo tutto ciò la soluzione può essere una sola: il putsch dei Teletubbies.
Oggi inauguriamo un segmento tematico di Pallonate: quello degli Adanismi. Ossia, la sbobinatura dei deliri verbali di Daniele Adani, espressi quando si cimenta da commentatore tecnico in telecronaca. Il telespettatore viene investito da poderose Word Cloud che lo frastornano e gli fanno avvertire il fascino del pensiero selvaggio, puro flusso mentale che non s’è fatto in tempo a incanalare. Domenica scorsa Daniele Word Cloud Adani era, come al solito, al fianco di Riccardo Trevisani per commentare Inter-Torino. Dopo nemmeno due minuti di gioco aveva già piazzato questa evoluzione verbale, che provo a corredare di punteggiatura altrimenti rischio di vedermi recapitare a casa il conto del vostro neurologo:
Due cose di Belotti: uno, che sa andare incontro, due, che sa andare in profondità, e la valutazione [interviene Trevisani per segnalargli che “questo è fallo però” a proposito dell’azione in corso], sì questo è fallo, questo invece è l’anticipo di Rincon sulla palla non giocata bene di Miranda, non devi mai giocare alto su Borja Valero, soprattutto quando la palla è lenta, [poi riprende il discorso su Belotti], quindi, è vero che lui attacca la profondità, parlo di Belotti, quindi l’attenzione della linea difensiva deve andare verso la propria porta, fatta a tempo giusto, lui è uno che sa giocare anche quando viene incontro, e quindi non devi abbassarti in anticipo,la scelta della fuga all’indietro dei difensori [sic!] sarà la chiave di questa partita.
Buttate la chiave, please.
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Sul Corriere dello Sport-Stadio del 5 novembre il corrispondente da Benevento, Franco Santo, ha voluto piazzare una considerazione moralistica a proposito del modo in cui viene rappresentata in giro per il mondo la squadra giallorossa. Che fin lì aveva collezionato 11 sconfitte su 11 partite, e quel pomeriggio avrebbe aggiunto la dodicesima sul campo della Juventus:
Qualunque aspetto positivo della sfida con la Juve servirebbe a infondere fiducia ad una squadra che tutti additano come la “Cenerentola d’Europa”, quasi come se le cose di cui vergognarsi nella vita passassero tutte per il calcio.
E già. C’è il surriscaldamento globale, c’è il rischio di guerra atomica, c’è l’ennesimo scandalo sulla finanza offshore. Cazzo volete che siano 12 sconfitte su 12 partite di pallone?