Calcio
04 Agosto 2018

L'estate del buonismo

Dopo il codice etico, il daspo digitale. La direzione intrapresa dal calcio in Italia da un lato si allontana sempre di più dai tifosi, dall'altro si avvicina notevolmente ai consumatori.

Un enorme paradosso. Solo così si può descrivere l’incredibile dietrofront istituzionale al quale stiamo assistendo in questa calda estate. Se circa un anno fa, con il tramonto della “Tessera del tifoso (più che uno strumento di sicurezza, un completo disastro) si dava avvio ad una miracolosa inversione positiva del trend che vedeva, da circa un decennio, stadi vuoti e settori ospiti deserti, oggi si rischia di ricadere nella vecchia trappola buonista, che ha portato in breve tempo il calcio italiano ad un calo incessante d’interesse ed appetibilità popolare. Ebbene è troppo tardi per credere che il calcio possa ritornare ad avvicinarsi ai tifosi, anzi risulta ad oggi impossibile, soprattutto dopo gli sviluppi di questa pausa estiva.

 

Negli ultimi giorni è stata ratificata, infatti, una nuova misura preventiva (imposta alla FIGC ed alla Lega dall’Osservatorio per le manifestazioni sportive) che ha come oggetto l’obbligo per le società di stilare una sorta di diktat etico, codice comportamentale, benevolmente definito “codice di gradimento” ma che realmente ha le sembianze di un vero e proprio Daspo societario. Questo controverso strumento sembra essere ben voluto da alcune società, specie quelle già inginocchiatesi ai parametri televisivi e finanziari, ma che in un paio d’anni ingloberà inevitabilmente l’intero sistema calcio, generando un panorama sportivo ordinato ed artificiale, dove le partite non saranno altro che spettacoli, kermesse sportive squallide per turisti buontemponi.

 

Un sistema di norme di natura privatistica con il quale ciascuna società (con ampio margine di discrezionalità) decide le proprie regole alle quali subordinare tutti i propri tifosi, che di fatto, in caso di comportamenti ritenuti non conformi al suddetto codice, possono vedersi ritirato (anche per sempre!) il proprio biglietto o l’abbonamento. E questo avviene oltretutto in un Paese in cui gli stadi di proprietà sono l’eccezione, non certo la regola.

 

 Comunicato unitario Ultras d’Italia.

 

Una misura che lascia troppi spazi vuoti. Ad oggi una società potrà per esempio vietare l’ingresso nel proprio stadio (proprio è ancora un eufemismo in Italia) a quel tifoso che siede sulla balaustra, che riduce la visibilità sventolando una bandiera, che fuma una sigaretta, senza lasciar nemmeno l’opportunità al tifoso in questione di presentare alcun tipo di ricorso. Sono le società a dettare le regole, in contesti privati e soggetti a paradigmi dispotici, quasi fossero spettacoli teatrali o cinematografici. L’intento è chiaramente quello di rendere la partita un ambiente standardizzato e meno eccentrico possibile, grigio, sostanzialmente un evento per turisti e consumatori distaccati da ogni qual tipo di coinvolgimento emotivo (come accade già in altri contesti, vedi Real Madrid o Barcellona).

 

Il disappunto da subito palesato dagli ”ultras”, anima del calcio e veri obbiettivi di queste misure repressive

 

Uno strumento che, nelle mani delle società, non può far altro che reprimere ancor di più gli spazi di libera espressione dei propri sostenitori, specie i sempre presenti Ultras, che rischiano di incorrere in sanzioni di carattere penale anche solo esprimendo il proprio dissenso nei confronti delle scelte o dell’andamento della propria squadra attraverso qualsiasi forma di contestazione.

 

L’ago della bilancia pende ancor di più verso chi nel calcio vede occasioni economiche, verso i “presidenti comparsa“, verso quei soggetti che concludono i propri interessi finanziari attraverso incoscienti gestioni societarie e poi scappano via, lasciando storiche piazze sull’orlo del fallimento, senza nemmeno la possibilità di difendere il proprio patrimonio calcistico (questo è stato un annus horribilis in quanto a fallimenti e mancate iscrizioni). Quale bisogno c’era, considerando da anni l’esistenza di misure di prevenzione già di per sé drastiche e limitative, per certi aspetti anche incostituzionali come il Daspo?! Come se non bastasse, ecco una novità che ha permesso definitivamente al nostro senso del ribrezzo di solcare limiti finora inesplorati. Il Daspo digitale.

 

Cos’è il Daspo digitale? L’ennesima misura repressiva nei confronti dei tifosi di cui non avevamo alcun bisogno. Presentata in esclusiva da Il Corriere dello Sport, garantisce alle società (seguendo le direttive Uefa) di monitorare il comportamento dei propri sostenitori sui social, avvalendosi del lavoro dell’agenzia Supporter Liason Officer che, in casi di particolare rilevanza, procede attraverso sanzioni di carattere anche penale contro i soggetti che si macchiano dell’abominevole colpa di aver lanciato un insulto nei confronti della squadra avversaria o della propria.

 

Non sappiamo quanto possa esser realistica una tale applicazione di questa normativa, sappiamo però che le società potranno a loro discrezione operare attraverso il ritiro di abbonamenti e divieti d’ingresso negli stadi, esattamente come nel precedente caso del “Codice di comportamento”.

 

In questi giorni, oltre al comunicato unitario da parte di alcuni dei molti gruppi ultras Italiani, sono comparsi diversi striscioni in giro per le città. Qui l’esterno del Franchi di Firenze.

 

La domanda allora sorge spontanea: non si sta forse andando troppo oltre? Abbiamo già assistito ad episodi del genere dove il calcio – da sempre fucina di mode, tendenze, proteste – viene usato come terreno di prova di misure preventive successivamente applicate nella società comune (Daspo urbano per esempio). Quali margini di libertà ci rimarrebbero se fossimo soggetti a continui controlli e censure anche nella vita reale, più di quanto già accade con apparecchi multimediali, big data, videosorveglianza?!

 

Tornando al nostro vecchio pallone, per noi non si tratta di puro anacronismo, non è nemmeno la nostalgia del vecchio calcio, ma ancor più semplicemente il desiderio di ricevere una concreta risposta ad una semplice domanda. Il calcio è oramai un terreno esclusivo e privilegiato di tv, sponsor, brand, élite finanziarie e classi sociali elevate, o ci sono ancora margini di manovra per il tifoso medio?

 

La nostra risposta, per quanto amara, è un secco NO.

SUPPORTA !

Ormai da anni rappresentiamo un’alternativa nella narrazione sportiva italiana: qualcosa che prima non c’era, e dopo di noi forse non ci sarà. In questo periodo abbiamo offerto contenuti accessibili a tutti non chiedendo nulla a nessuno, tantomeno ai lettori. Adesso però il nostro è diventato un lavoro quotidiano, dalla prima rassegna stampa della mattina all’ultima notizia della sera. Tutto ciò ha un costo. Perché la libertà, prima di tutto, ha un costo.

Se ritenete che Contrasti sia un modello virtuoso, un punto di riferimento o semplicemente un coro necessario nell'arena sportiva (anche quando non siete d’accordo), sosteneteci: una piccola donazione per noi significa molto, innanzitutto il riconoscimento del lavoro di una redazione che di compromessi, nella vita, ne vuole fare il meno possibile. Ora e sempre, il cuore resterà il nostro tamburo.

Sostieni

Gruppo MAGOG

Domenico Rocca

30 articoli
Nel nome di Antonio De Falchi
Tifo
Domenico Rocca
04 Giugno 2022

Nel nome di Antonio De Falchi

04/06/1989: il buio a San Siro.
Romeo Anconetani, il vescovo di Pisa
Ritratti
Domenico Rocca
03 Novembre 2021

Romeo Anconetani, il vescovo di Pisa

L'urlo della provincia in un calcio a misura d'uomo.
Dilettanti allo sbaraglio
Papelitos
Domenico Rocca
25 Aprile 2021

Dilettanti allo sbaraglio

Il calcioscommesse torna a scuotere la Serie D.

Promozioni

Con almeno due libri acquistati, un manifesto in omaggio

Spedizione gratuita per ordini superiori a 50€

Ti potrebbe interessare

Genoa-Siena: tra farsa e realtà
Calcio
Emanuele Meschini
17 Dicembre 2020

Genoa-Siena: tra farsa e realtà

Una tragedia inscenata sul palcoscenico dello Stadio Ferraris.
Andy Capp tra denuncia sociale e post-modernità
Tifo
Alessandro Imperiali
15 Dicembre 2021

Andy Capp tra denuncia sociale e post-modernità

Icona Ultras, il fumetto ha radici storiche e politiche ben definite.
Nel nome di Antonio De Falchi
Tifo
Domenico Rocca
04 Giugno 2022

Nel nome di Antonio De Falchi

04/06/1989: il buio a San Siro.
Il Bastia come orgoglio della Corsica
Calcio
Michelangelo Freda
30 Maggio 2020

Il Bastia come orgoglio della Corsica

Una squadra che, insieme ai suoi tifosi, si identifica totalmente con il proprio territorio.
A forza di vietare, non sappiamo più gestire
Editoriali
Andrea Antonioli
17 Marzo 2023

A forza di vietare, non sappiamo più gestire

A Napoli il plastico fallimento della politica dei divieti.