Gianluca Caboni
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Calcio
Gianluca Caboni
10 Giugno 2017
12 settembre 1970
Storie di uomini leggendari. L'ultimo saluto al Sant'Elia.
«Siamo la nazionale più forte degli ultimi vent’anni». Così Gigi Di Biagio si presenta in Polonia per l’Europeo Under 21. Su venti campionati europei, la nazionale italiana ha partecipato diciotto volte. Di queste 18 volte, 11 è arrivata almeno in semifinale, 7 è arrivata in finale e per ben 5 tornei è tornata casa sul gradino più alto del podio. Difficile dargli torto, anzi; se il calcio fosse fatto puramente da numeri, forse si potrebbe estendere l’affermazione ai trenta anni. Analizzando le sette rose che hanno raggiunto almeno la semifinale – e confrontandole con la nazionale di oggi – si nota come la selezione di Di Biagio sia la squadra che vanta più presenze in nazionale maggiore prima dell’europeo di categoria (28) ma, di contro, è una delle meno esperte a livello di Under con “solo” 215 presenze; poche se si pensa che la nazionale campione del 2004 si presentò con più del doppio delle presenze in categoria (432). Il successo durante Germania 2004, sotto la guida di Claudio Gentile, diede il via alla rincorsa verso il Mondiale del 2006 forgiando ben cinque campioni del mondo: De Rossi, Barzagli, Gilardino, Zaccardo e Amelia. Nessuno di loro vantava, però, presenze in nazionale maggiore. Le vantavano invece il capitano di allora Bonera (3) e Brighi (1), che però non arrivarono alla nazionale trionfale di Lippi.
Un’altra buona parte del successo tedesco uscì vittoriosa dall’europeo del 1996 in Spagna dove, selezionati dall’immenso Cesare Maldini, giocavano dei veri e propri miti del calcio italiano: Buffon, Cannavaro, Nesta e Totti. Anche stavolta nemmeno una presenza in nazionale maggiore, al contrario di Panucci (3) e Tacchinardi (1). A livello di presenze in prima squadra questa fu la selezione che più diede soddisfazioni con ben 560 presenze totali (e con Buffon ancora in attività): per contrappasso è in assoluto la nazione U21 con meno esperienza di pari età (225). La grande curiosità è che in quella nazionale a Buffon veniva preferito Pagotto (che ha chiuso una modesta carriera ormai dieci anni fa) il quale neutralizzò dal dischetto un certo Raul Gonzalez Blanco portando l’Italia alla vittoria contro le solite Furie Rosse, nella finale decisa dai calci di rigore. Nel 2000, invece, erano tre i futuri campioni del mondo: Pirlo, Gattuso e Perrotta. Sotto la guida di Marco Tardelli solamente il mediano calabrese aveva già visto la nazionale maggiore con 2 presenze collezionate nelle amichevoli contro Svezia e Spagna in vista di Euro2000. Al secondo posto delle U21 con più giocatori con esperienze in nazionale maggiore troviamo la finalista del 2013 che si piegò solo alla Spagna di Morata, Isco e Thiago Alcantara. Quella nazionale vantava già 12 presenze coi grandi (4 solo di Destro ai tempi dei fasti di Siena) ed è anche la seconda per presenze in U21 (411). Da quella rappresentativa sembrano essere usciti dei giocatori destinati a diventare senatori per molto tempo come Verratti, Florenzi, Insigne e Immobile, ma molti di quei protagonisti indiscussi sono attualmente ai margini dell’attuale progetto azzurro: Caldirola, capitano di allora con 31 presenze in U21, 0 presenze in Serie A e mai nemmeno una convocazione in nazionale maggiore; Bardi, portiere titolare di allora e 37 presenze e 3° nella classifica di sempre per presenze, non gioca titolare in A dal 2014 quando retrocedette, non senza colpe, con il Livorno; Marrone, 32 presenze e 7° in classifica di presenze U21, ha fatto solo uno stage ai tempi di Prandelli adesso è in Belgio ad alternarsi tra panchina e campo.
Sono molti gli azzurrini che, dopo aver lasciato il segno in U21, sono diventati pilastri della prima squadra, e sono molti quelli che vorrebbero portare avanti la tradizione oggi: Donnarumma, Conti, Rugani, Caldara, Gagliardini, Benassi, Bernardeschi e Berardi sembrano avere qualcosa in più, ma non sempre da un’Under 21 forte nasce una nazionale maggiore forte. Ne è un esempio la selezione campione ’92, la prima di Cesare Maldini per intenderci. Quella è stata sicuramente la nazionale più anomala di tutte: Europeo dominato con 9 gol fatti e appena 2 subiti, esperienza di categoria da vendere (338 presenze in U21) eppure solo in cinque riuscirono ad avere presenze in nazionale maggiore, record negativo tra quelle analizzate. Di questi cinque solo Albertini e Dino Baggio arrivarono alla sciagurata finale persa a USA ’94. Peruzzi (31), Favalli (8) e Melli (2) indossarono invece l’azzurro solo col ruolo di meteore o poco più. Tra il 92 e il 96, sempre sotto mister Maldini, ci fu un altro successo, datato 1994. Anche qui un dato anomalo: unica selezione dove nessuno aveva mai giocato in nazionale maggiore. Né Vieri, né Pippo Inzaghi e nemmeno Fabio Cannavaro erano scesi in campo con i grandi; con i pari età non andava meglio dato che, proprio dopo la nazionale di oggi e la già citata del ’96, è la terzultima per numero di presenze in U21 (254) ma è destinata a riprendersi il penultimo posto di questa classifica in vista di questo europeo, che regalerà nuove presenze agli azzurrini di oggi.
La nazionale più forte degli ultimi 30 anni quindi? Forse si, sicuramente dati alla mano è quella più “matura”. Con soli 3 giocatori di Serie B e tanti uomini mercato: Donnarumma è già stato riconosciuto erede di Buffon, per Bernardeschi e Berardi le big fanno a gara, Gagliardini, Caldara e Locatelli sono alla base delle future Inter, Juventus e Milan. La qualità è indiscutibilmente molto alta ma il lavoro più arduo spetta adesso a Di Biagio; anche le nazionali di Casiraghi e Mangia erano forti, numeri alla mano, eppure a entrambe è mancato qualcosa, quel qualcosa che Cesare Maldini e Claudio Gentile, con selezioni più modeste, riuscivano a dare. Oggi la pressione mediatica su questi poco più che ragazzini è già enorme, con prezzi dei cartellini fissati a decine di milioni di euro e paragoni scomodi. Se Di Biagio riuscirà a trasmettere la grinta che lui stesso metteva in campo da calciatore, allora le premesse per il sesto successo della nazionale italiana Under 21 ci saranno, perché il calcio non è solo numeri. Basta andare un po’ a scavare nella memoria per giungere appena fuori da questa forbice trentennale: i più vecchi lo ricorderanno quando, esattamente trentuno anni fa, la nazionale Under 21 che poi diventò per gran parte la semifinalista di Italia ’90 perse la finale ai rigori contro la solita e maledetta Spagna, senza segnare neanche un penalty, con gli errori di Giannini, Desideri e Baroni.