La maglia della Roma per il derby e il prezzo della nostalgia.
Maglia speciale, offerta limitata. Scade domani, affrettatevi. Vesti il passato per un giorno. Scopri il look del tuo idolo….e potrei citare altre mille claim. Questo però rappresenta solo la punta dell’icerbeg in un contesto di crisi climatica. Lo dico per assonanza di immagini non per icebergwashing. Bulimici di immagini ci mangiamo – nel senso che ci fanno mangiare – immaginari storici, sociali e politici (guardate il recente caso della mostra dedicata ai CCCP) con una velocità tale che il processo di digestione non è neanche contemplato. Dopo Stranger Things e il recap visivo, sonoro e filmico degli anni ’80 pensato per tutti coloro che non hanno mai visto I Goonies, E.T. e Stand By Me, adesso – in realtà da qualche anno – tocca agli anni ’90.
Nel 1999 gli Afterhours cantavano “Non si esce vive dagli anni ’80”, oggi questo titolo andrebbe aggiornato in “Non si esce vive dagli anni ’90“.
La considerazione di come grazie ad un certo tipo di merchandising, il tifoso sia diventato sempre più un instancabile consumatore esperienziale deriva dallo spot lancio della ASR Orginis Jersey che la Roma indosserà in occasione del derby contro la Lazio di sabato 6 aprile. Lo spot ha come protagonista un‘icona della Roma di metà anni ’90 fino alla parabola ascendete dello Scudetto: Marco Delvecchio. Non voglio entrare nel vivo della questione del tifo, quindi prendete Marco Delvecchio che è il caso specifico, come se fosse Francesco Flachi nel caso siate tifosi della Samp o Ciccio Baiano se siete del Foggia, Benny Carbone se siete dell’Inter oppure Rambo Rambaudi se tifate per la Lazio.
Il tema è il nostro consumo vorace di immaginari, un consumo usa e getta che, dopo l’abbuffata degli anni ’80, punta dritto agli anni ’90 con l’intento di sradicarli e spremerli in attesa di un nuovo modello, di una nuova decade. Siamo degli Zoidberg del consumo e, come il famoso dottore gambero di Futurama, facciamo un passo avanti e due indietro. Verso il nuovo Green Deal sostenibile, la parità di genere e la trasparenza ma con lo stile dei magnifici Nineties dove in Italia regnava la seconda repubblica. Coca e mignotte tutta la notte, ma sostenibili.
Prima dell’analisi visiva, dello svuotamento d’immaginario che lo spot della Orgins Jersey della Roma mette in campo vorrei fare solo una brevissima introduzione su quello che è il comportamento alla base. Il modello costante e sotto traccia che risponde al nome di consumismo esperienziale di cui il tifoso (sia fedelissimo che occasionale) sembra essere la nuova vittima prescelta. La “nuova” cavia (dopo il daspo, la tessera, i tornelli…..). Questa modalità di consumo capitalistico del tifo, si basa sulla cosiddetta riduzione del tempo di rotazione del consumo il più possibile vicino allo zero. Ovvero, consuma, finisci e riparti nel minor tempo possibile.
Un esempio di cui parla il sociologo britannico David Harvey è quello del turismo internazionale – i viaggi internazionali sono passati da 800 milioni a 1,4 miliardi all’anno fra il 2010 e il 2018 – ed è uno dei casi principali di quello che viene definito come consumismo “esperienziale” istantaneo. In questa tipologia di consumo vale il tutto e subito, il replicabile e allo stesso tempo il sempre nuovo, purché ovviante ricalchi un modello conosciuto. Avete presente, quando cercate la trattoria local, nel quartiere original, dove si respira l’atmosphere. Ecco in quel caso siete dentro al pacchetto all inclusive del consumismo esperienziale e senza accorgervene avete anche imparato qualche nuova parola in inglese. Terrific (però nel senso del false friend, l’amico che tutti abbiamo).
Come dicevo, la questione, non è la maglia – oggettivamente bella e costosa – quanto il modo in cui viene veicolata e ci viene presentata. Non si tratta solo di uno spot lancio, ma di una modalità ben precisa di venderci gli anni ’90. Una modalità che ha il suo diretto riferimento in un altro spot, quello per Sky Glass realizzato nel 2023 con Max Pezzali.
Nello specifico dello spot per la Orginis Jersey, come detto, il protagonista è Marco Delvecchio, scelto in questo caso non solo perché testimonianza della Roma di metà anni ’90 nella sua parabola da Mazzone a Capello con Scudetto annesso, ma soprattutto in qualità di secondo miglior marcatore di sempre nei derby di Roma con 9 gol, dopo Totti. Nel video di lancio, Super Marco è seduto, nel 2024, sul suo divano intento a scrivere al cellulare. Ad un certo punto la sua attenzione viene richiamata da una serie non identificata di rumori da stadio e in pochi secondi si ritrova una VHS dal titolo “Delvecchio 90’s Skills” titolo rigorosamente stickerato sul lato come si faceva quando registravi qualcosa.
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Nel momento in cui Delvecchio inserisce la videocassetta parte il filmato del derby dell’11 aprile 1999 vinto per 3-1 dal Roma (Marcatori: 13′ Delvecchio, 43′ Delvecchio, 79′ Vieri, 90′ Totti). Neanche il tempo di rivedere il suo primo goal che il filtro video si sgrana, un glitch, e Delvecchio si ritrova con un giacca jeans e le cuffie del walkman al collo. Cuffie all’orecchio, entriamo in una non meglio specificata zona anni ’90 corredata da una serie di oggetti come i pattini a rotelle e la tuta acetata che annacquano la memoria specifica. Intanto in un piccolo monitor passa una sua esultanza, quella nel derby del 21 novembre 1999 vinto dalla Roma 4-1 (Marcatori: 7′ Delvecchio, 11′ Montella, 26′ Delvecchio, 31′ Montella, 52′ Mihajlovic (rig).).
Infine dopo essere passati per videocamere e cyclette si ritorna al divano iniziale con Super Marco che, indossando ora la special jersey, si porta le mani alle orecchie ricordando la sua vecchia esultanza.
Ecco, come detto al di fuori dei giudizi estetici sulla maglia e ancor di più su quelli culturali legati al tifo, mi volevo soffermare sulle logiche che sottendono e costruiscono il messaggio. Come anticipavo questo video mi ha ricordato infatti quello realizzato nel 2023 per la campagna Sky Glass con protagonista Max Pezzali. In quel video il frontman degli 883 si trova a discutere i cambiamenti sociali e tecnologici direttamente con il suo alter ego del 1993, ricreato grazie all’uso dell’intelligenza artificiale generativa (in tutto sono stati realizzati tre video).
Sia a livello visivo che a livello di riferimenti culturali i video di Pezzali e Delvecchio condividono una stessa logica nostalgica – abbastanza evidente – ma anche e soprattutto una serie di feticci svuotati e replicati. Nel video per Sky Glass, Il passaggio tra presente e passato è scandito dalla frase di Pezzali23 (come fosse il nome di un cyborg) “Una tv così, da giovane me la sognavo”. Anche in questo caso, attraverso un glitch dello schermo, si materializza in un modo il cui primo elemento di riferimento è un walkman. Così come nel video di Delvecchio, il Pezzali93 è vestito tutto di jeans e armeggia con una videocassetta mangiata dal videoregistratore.
Lo sport viene poi sviluppato su una serie di inside jokes musicali tra i due Max come quello relativo all’audio che si propaga in tutte le direzioni e quindi diventa “Nord, sud, ovest, est” come recitava uno dei brano più famosi degli 883. In questa logica Nineties tuttaviac’è qualcosa che, per lo meno da un punto di vista visivo, non (mi) torna. Cosa ci sta dicendo questo messaggio? Parla della Roma? Parla del derby? Parla del tifo? Parla – e mi spingo a quella parola che Federico Brasile, la mia amata nemesi su queste colonne, sa che temo – d’identità? In questo video infatti non solo Delvecchio perde ogni connotazione calcistica, sentimentale e romantica, ma la perde anche il calcio in sé in quanto diventa un intrattenimento come gli altri.
Tutto – novità della novità – è ridotto ad un prodotto, un consumo ed una merce così come il videoregistratore, le VHS e il walkman che del resto rimanda direttamente alla dimensione sonora di Max Pezzali (tra l’atro senza Mauro Repetto, senza 883, in fin dei conti senza squadra). Giacca jeans, walkman, VHS, videocamere, è tutto (solo) un’esperienza. Non la devi comprendere, la devi comprare, la devi vivere. Per 90 minuti o per il tempo di inserire il tuo item nel carrello. Vivi e stai zitto. Esperisci e sparisci in fretta. Velocemente. Così veloce che sei già alla prossima special edition jersey, con Gervinho testimonial e Wake Me Up, di Avicii, come colonna sonora.