Stefano Brunetti
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Alle 22, quando finalmente arriva, le due ali di folla vengono scosse da un brivido. «Ma chi està arrivando?». Chiede un turista spagnolo di passaggio «una rockstar?». Una specie. Marko Arnautovic. Ma facciamo un passo indietro: maggio 2010, l’Inter vince la Champions. Gioia collettiva, fiumi di champagne. Eppure è quella scenetta, nel post-gara, che farà poi il giro del web: Mario Balotelli assalito da un compagno. Chi ? Proprio Marko. Che con schiamazzi vari, tenterà di rendere l’intervista impossibile. «Per la cronaca è Arnautovic» dice visibilmente scocciato l’intervistatore.
«Sì – aggiunge SuperMario – se uno fa lo stupido, non può essere che lui…».
Allo Special One si era presentato in maniera sobria («Mi ha detto di valere più di Ibra»), ma alla fine le presenze saranno solo tre: resta comunque quel siparietto, che lo farà conoscere al grande pubblico. E insomma, da quel momento il binomio è cosa fatta: cavallo pazzo, ragazzaccio. Gli aggettivi si sprecano. Arnautovic è il nuovo Bad Boy, il giovane spavaldo che sfida il mondo. Un nuovo Cassano? Una specie. E quando ti mettono un’etichetta addosso, mica è facile levartela.
Passa al Brema, e qui la fama di genio e sregolatezza si consolida: il capitano Frings lo bacchetta a dovere, il direttore Allofs è senza pietà. «Se continua così, qui non ha futuro». Segna proprio all’Inter in Champions, ma nel complesso le ombre superano le luci. Un esempio? Aprile del 2011: Marko fa serata in un Night, il club lo esclude dai convocati. Ma le follie mica finiscono qui: l’anno successivo fa a botte con Sokratis, e la polizia lo ferma per eccesso di velocità. Insomma, la fama del ragazzaccio cresce. Anche Oltremanica.
Lo prende lo Stoke, che crede nella sua redenzione: la prima stagione è discreta, la seconda pessima. Poi, quando l’esperienza inglese sembra ai titoli di coda, ecco la svolta: Hughes decide per il tridente, e dopo Bojan Krkic e Shaqiri serve un’altra pedina. Marko. Che forse per le comuni origine balcaniche, coi compagni si trova alla perfezione. Risultato? Doppia cifra. A questo punto gli occhi del Regno Unito sono tutti su di lui, e ad assicurarselo è il West Ham: che per la cronaca, sborsa un bel po’ per averlo (circa 25 milioni di sterline). Con la maglia degli Hammers va subito in doppia cifra. «Sono molto cresciuto qui in Inghilterra», dice Marko al Sun. «Ora sono un padre con due figlie, e pensare che tutti mi dicevano che ero il nuovo Balotelli». In senso negativo, s’intende.
«Mi sono detto che non potevo andare avanti così, perché più avanti mia figlia avrebbe letto tutto di me, pensando che suo padre era un pazzo». E da qui, il cambiamento totale: Marko va per i trenta, il tempo per le sciocchezze è finito. Non quello dei gol: che per la cronaca, gli valgono il contratto della vita.
«Ho sottovalutato il campionato cinese. Non mi allenavo, non mi prendevo cura del mio corpo, mangiavo troppo e bevevo bevande gassate, Tutti questi zuccheri non fanno bene». Un ingaggio epico, da top player: ma il bilancio dell’esperienza cinese sarà tutt’altro che positivo. «Mangiavo alle ore sbagliate. Non dormivo, perchè quando sono arrivato in Cina mi ci sono volute tre settimane per adattarmi al nuovo fuso orario». No, il paese di Xi Jinping non fa proprio per Marko: che alla prima occasione per tornare indietro, non ci pensa due volte.
Il Bologna bussa alla sua porta, siamo a gennaio: la trattativa è estenuante, e continua fino a primavera. Marko viene, Marko va. Lo Shangai infine accetta. Rullo di tamburi, e divisione dei ruoli: perché ovviamente, nella Grassa si sono già spaccati. Da una parte chi si è innamorato all’Europeo, dall’altra chi invece è scettico. Arnautovic, quello che urlava a Balotelli? Ma dai. Ha già svernato in Cina, dicono: qui farà uguale.
Una cosa è certa: il pubblico bolognese lo amerà o lo odierà, non c’è una via di mezzo. Perché un carattere del genere, sotto le Due Torri, puoi permettertelo solo se vai in doppia cifra. Patti chiari: non è che adesso Marko sia diventato un agnellino. Anzi: Sinisa Mihajlovic lo ha già benedetto per la “sana ignoranza”, e Walter Sabatini lo aveva introdotto così:
«Il Bologna ha tutto, non ha bisogno di niente. Anche la squadra è buona, ma le manca la sfacciataggine, prepotenza. Per questo prendiamo Arnautovic, è un rissaiolo e a me i rissaioli piacciono».
Ma insomma, non parliamo nemmeno del ragazzaccio di una volta. Luci e ombre certo. Ma anche compromessi. Il suo manifesto? Il gol alla Macedonia e le accuse di razzismo. Prendere o lasciare. Marko Arnautovic, il ragazzo d’oro.