Il pilota fuori dal coro che stavamo aspettando.
Sotto le luci artificiali di Losail, in Qatar ha dominato ancora Lewis Hamilton che dopo la straordinaria impresa del Brasile di settimana scorsa riesce così a tenere apertissimo il Mondiale a due gare dal termine portandosi a soli 8 punti dalla vetta della classifica. Max Verstappen è stato bravissimo a reagire alla penalità inflittagli per non aver rispettato le bandiere gialle in qualifica, recuperando tre posti in partenza per poi andare a prendersi con facilità il secondo posto.
Il duello in campionato tra Lewis e Max sta appassionando le migliaia di tifosi che finalmente vivono una battaglia agonistica tra piloti e squadre dopo anni di grigia monotonia. L’olandese volante è in testa al Campionato del Mondo alla vigilia della politicamente discutibile trasferta a Jeddah, mentre Mercedes sembra in ottima forma dopo due straordinarie gare che Hamilton ha messo in fila in dieci giorni.
Chi avrà la meglio? Difficile dirlo ad oggi, ma visti i rapporti di forza in campo, la sfida sta diventando un Davide Verstappen contro Golia Hamilton.
Ammessa e non concessa la metafora biblica, l’armata anglo-tedesca che da tempo logora la Formula 1 col suo dominio incontrastato vede finalmente scricchiolare il proprio potere sotto i colpi della velocità di Verstappen. Questa onda emotiva ha scatenato la fisiologica conseguenza di coalizzare tutti gli esclusi dalla lotta, contro la stella di Stoccarda e a favore di Verstappen.
In questa fase l’inerzia è a favore del britannico ma Max è il fenomeno sportivo più recente. L’olandese è il nuovo che avanza: il giovane all’arrembaggio contro il vecchio Hamilton. Il Re Nero è ancora lì a battagliare con il coltello tra i denti, con la forza e la fame di chi ha conquistato tutto senza accontentarsi mai. Una sfida autentica e, proprio per questo, straordinariamente appassionante.
A questo proposito, Verstappen si è reso protagonista di una intervista passata forse sotto traccia ma molto, molto interessante. Max ha infatti criticato apertamente e aspramente “Drive to Survive”, la serie Netflix in collaborazione con Liberty Media.
«Non parteciperò più a Drive to Survive», ha sbottato l’olandese della Red Bull. «Inventano rivalità che non esistono e quindi ho deciso di non partecipare più al progetto, non rilasciando più interviste. Non sono un tipo drammatico, voglio solo fatti e cose reali. Questo è quanto».
Uno schiaffo allo sportainment tanto amato dai promoter del Circus in salsa americana. Concludendo, a proposito del suo duello con Hamilton: «Probabilmente saremo nello show di Netflix. Una volta ci siamo incrociati con le telecamere camminando, quindi probabilmente sarà lì dentro. Il problema è che ti posizioneranno sempre nel modo in cui vogliono, quindi qualunque cosa tu dica cercheranno di farti sembrare spericolato o cercheranno di farti… qualunque cosa si adatti alla storia della serie. Quindi non mi è mai piaciuto molto. Preferisco fare solo un colloquio faccia a faccia con la persona che vorrebbe conoscermi».
Il gergo corrente vorrebbe sintetizzare queste dichiarazioni con un banale “l’ha toccata piano”. Ma qui c’è di più. C’è una aspra critica al nuovo marketing della Formula 1, inquadrato in questo caso nello storytelling della serie Netflix che, per quanto ottima sia dal punto di vista della produzione che della fotografia, ricorre a inutili ed evidenti espedienti per rendere il format delle gare più vendibile al pubblico, che però producono l’effetto contrario.
Una perla, la purezza intellettual-sportiva nel Verstappen pensiero: “lo show” deve essere la realtà della pista e non la finzione da intrattenimento. Una posizione fuori dal coro dei piloti, incastrati come sono nel politicamente corretto imperante del paddock, che da una parte castra le personalità in un conformismo mediatico asfissiante, dall’altro si trova a dover inventare delle rivalità o uno storytelling per riempire la sceneggiatura dei prodotti commerciali.
Lo rimarca anche Pino Allievi nel suo blog: «Quello che sostiene Verstappen sulla simulazione di rivalità che non esistono è un elemento che intacca in modo deciso la credibilità della serie, perché ciò che la gente vede nel piccolo schermo non equivale alla realtà dei rapporti che si sono fra i vari team e tra i piloti che si contendono vittorie e mondiali. Viene in mente Caruso, quando Lucio Dalla canta “…potenza della lirica dove ogni dramma è un falso, con un po’ di trucco e con la mimica puoi diventare un altro».
Niente di nuovo sul fronte Occidentale, la spettacolarizzazione del vero che diventa un prodotto sintetico a servizio del mercato è un fenomeno al quale ci stiamo abituando (se non lo siamo già) e che sta arrivando prepotentemente nello sport. Se nel caso specifico della Formula 1 a denunciarlo è un protagonista assoluto come Verstappen, non può che farci piacere.