Dalla questione economica a quella ecologica.
In poco più di 72 ore Kylian Mbappé è passato dall’essere una superstar viziata e strapagata ad essere una superstar viziata, strapagata ma sincera. In un’intervista al New York Times che ha sconquassato lo stomaco dei perbenisti, la stella del PSG ha dichiarato: «ovunque io vada, guadagnerò soldi. Sono questo tipo di giocatore». Ma come si permette, avranno gridato I Cavalieri dello Zodiaco Social.
D’altronde lo stesso intervistatore del NYT Tariq Panja presenta l’intervistato con quella punta di disgusto distaccato tipica del giornalismo 2.022. Panja scrive che Mbappé “si presenta per la sua intervista in un Suv dai vetri oscurati, accompagnato da sua madre, due rappresentanti delle pubbliche relazioni, due avvocati, una piccola troupe di documentaristi, uno stilista e un amico il cui ruolo, inizialmente, non è chiaro”. Informazioni altamente rilevanti nel definire Mbappé fuori dal campo: una superstar hollywoodiana, un cocco di mamma coi soldi di un magnate e il potere di un capo di stato.
Tutto questo dopo che, appena qualche ora prima, la stampa francese aveva scandalisticamente lanciato lo scoop dell’anno: Mbappé in compagnia di Ines Rau, celeberrima e pioneristica modella trans. È tutto così straordinario: la stessa stampa che si preoccupa di attaccare il Qatar – quel Qatar che “possiede” in qualche modo Mbappé – quando proibisce agli omosessuali di baciarsi in pubblico, la stampa che si fa orgoglioso avvocato dei diritti LGBTQ+ filtrando il proprio logo sui social coi colori dell’arcobaleno, questa stampa – che è quella francese, ma è quella internazionale, anche italiana perché no – sbatte il ragazzino milionario in prima pagina alla luce di una (presunta) relazione con un trans.
Infine, allo scoccare delle 72 ore, come la scarpetta di Cenerentola, ecco spuntare l’ultimo assalto giornalistico. Nel corso della conferenza stampa pre PSG vs Juventus, un giornalista chiede all’allenatore dei parigini Galtier (personaggio istrionico, ve ne parlavamo qui) un commento alla scelta della società qatariota di far viaggiare la squadra in trasferta via jet privato, anziché affidarsi al ben più ecologico e politicamente verde treno ad alta velocità. Galtier, come tutti gli allenatori che amano il campo e detestano le chiacchiere, ha glissato la questione con un’invidiabile capacità d’ironia: «ho parlato con la società, che effettivamente pensa sia meglio organizzare le trasferte in carro a vela».
Mbappé ha riso alla battuta del proprio allenatore, e la stampa non si è lasciata sfuggire neanche uno iota di tutto il discorso – anche del discorso non-detto, citando Jacques Derrida, visto che Mbappé non ha detto proprio nulla (ed è lì la sua colpa! Stupidi noi!).
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