Nel frattempo, domina l'italianità.
Non c’era modo migliore per celebrare una giornata di orgoglio nazionale, nella festa del 2 Giugno, se non con un autentico trionfo tricolore come quello di ieri sul circuito del Mugello. Ducati segna una storica doppietta azzurra con due piloti italiani in sella alla Rossa di Borgo Panigale, colorata in livrea inedita per celebrare la festa della Repubblica, e lo fa nel Gran premio di casa. Ma se le Ducati continuano ad essere le moto da battere, la vera notizia, confermata dal weekend toscano, è che grazie ai piloti – Bagnaia, Marquez, Martin su tutti – che contribuiscono a rendere questa stagione uno spettacolo elettrizzante, il motomondiale ha definitivamente ritrovato entusiasmo, passione e popolarità, come mai si era visto dopo il ritiro di Valentino Rossi.
Il pacchetto composto da Ducati Corse e Pecco Bagnaia va fortissimo. Pur non essendo il prototipo di pilota più simpatico al grande pubblico, il n.1 del Mondiale sta convincendo anche gli spettatori più scettici: ogni volta che scende in pista lo fa da uomo da battere, forte di una consapevolezza sempre maggiore e di una moto estremamente performante. Quest’anno l’asticella si è alzata moltissimo, con Jorge Martin maturo al punto giusto, costante e affamato, Marc Marquez che su una Ducati è tornato a fare il cabroncito e Enea Bastianini vicinissimo sia per quanto riguarda il cronometro che per quanto riguarda la classifica Mondiale.
Un livello di competizione così alto, e il conseguente aumento dell’interesse del pubblico, rende il titolo 2024 forse il più ambito per Bagnaia, perchè lo consacrerebbe tra i grandi di questo sport. Lo ha dimostrato con la straordinaria vittoria di Jerez e qui al Mugello.
Assieme alla crescita di Pecco, il tema che ha riportato prestigio al campionato MotoGP è senza dubbio il ritorno alla competitività di Marc Marquez. Non esagera nel definirlo “il Senna del 1993” Emiliano Perrucca Orfei in uno dei suoi editoriali, perché le cose che gli stiamo vedendo fare sulla GP23 (esemplare di Ducati sì, ma dell’anno scorso) sono semplicemente straordinarie. Basta notare che il passo gara del GP del Mugello 2024 è stato di un secondo a giro più basso rispetto al 2023 per capire quanto Marquez vada forte con questa moto, riuscendo addirittura a resistere nella lotta al titolo.
Non è ancora arrivata la vittoria in gara, ma Marc conferma di essere il fenomeno che abbiamo conosciuto. Lo conferma anche Andrea Dovizioso, ex pilota Ducati e vero avversario di Marquez, che ai microfoni di Sky ha sottolineato quanto lo spagnolo stia facendo un capolavoro, con una moto vecchia e con una “frenata che non ha ancora in mano rispetto a Pecco”. Per questo, la curiosità di vedere cosa sarebbe in grado di fare l’otto volte campione del mondo su una Ducati “ultima evoluzione” è grandissima.
Forse il pubblico italiano non ha ancora fatto pace con il pilota che fece perdere – con un biscotto clamoroso e una strategia totalmente antisportiva – il decimo mondiale a Valentino Rossi, come dimostrano i fischi e l’approccio della maggior parte del pubblico presente al Mugello: un atteggiamento comunque sbagliato nel codice del motorsport, e denunciato dallo stesso Bagnaia. Eppure i tempi potrebbero e dovrebbero essere maturi per accettare il passato e guardare oltre. Anche perchè, se lo spagnolo dovesse approdare nel team factory Ducati, questa pace per molti dovrebbe essere necessaria.
Un altro elemento meraviglioso che sta rendendo la MotoGP imperdibile ad ogni Gran Premio è il rookie Pedro Acosta. Talento cristallino, Acosta è un pilota che ricorda gli eroi col casco del passato, aria fresca in un paddock un po’ imborghesito. Competitivo fin da subito, sul podio anche al Mugello nella Sprint, velocissimo in ogni pista, staccate al limite della fisica, gestione della gara da far rimbambire tutti i ragionieri e i nerd della tecnica, Pedro Pe’ è una personalità originale e non omologata, e oltre ad essere il più competitivo delle KTM (pur essendo marchiato GASGAS), rimette al mondo ogni amante della benzina bruciata e delle corse in moto con il suo stile genuino.
Il giovane spagnolo, vent’anni appena compiuti, emerge prepotente rispetto al clima da bravi ragazzi e amichettismo che gira nel paddock. Ad ogni intervista regala un siparietto o una parolaccia goliardica: divertentissima la spintarella con cui, durante le prove del Mugello, ha accompagnato lo scooter elettrico (e il commissario che lo guidava) che non riusciva a risalire verso i box dopo la caduta. L’aspetto che più piace di Pedro è l’aver sparigliato gli schemi e i luoghi comuni costruiti dai professionisti da scrivania della MotoGP: non avere nessuna difficoltà nei sorpassi, nel corpo a corpo, e giocarsi il campionato (o quasi) al debutto.
Se volessimo davvero fare quell’esercizio che tanto piace ai giornalisti, e possiamo provarci senza prendere la cosa troppo sul serio, non c’è Marquez non c’è Pecco che tenga: è Acosta il candidato più serio a erede morale di Valentino Rossi.
Ora, il mercato potrebbe offrire ulteriori stimoli guardando al prossimo futuro, con la possibilità di vedere Marquez con una moto ufficiale, magari vestito di rosso compagno di squadra di Bagnaia. In attesa dei verdetti, questo Gran Premio e questo mondiale ci confermano quanto nel motorsport, pur essendoci un altissimo livello di tecnologia e complessità tecnica, la differenza la continui a fare la componente umana. E la moto, da questo punto di vista, aiuta, perché la differenza è ancora significativa.
Ciò che appassiona è infatti la capacità di trasformare un veicolo a motore in uno strumento di espressione del genio, del coraggio, della follia e della razionalità assieme (come detto da Bastianini, l’ultimo giro lo ha fatto “da matto”) di questi eroi che, su dieci centimetri di gomma a terra, duellano tra loro mentre sfidano e vincono la morte, 360km/h, ad ogni giro.