La morte di un tifoso prima di Nantes-Nizza è solo l'ultimo di una serie d'episodi di una violenza inaudita. Ma le colpe sono anche del governo.
È un problema apparentemente irrisolvibile quello che affligge la Francia in questo momento storico. È irrisolvibile perché duro, cieco nella sua violenza e patetico nei tentativi maldestri che il governo fa – più o meno, quasi solo a parole – per risolverlo: è quello della violenza negli stadi (e fuori di essi), ma è anche di rimando quello della violenza tout court di un Paese lacerato dal multiculturalismo. Che è una risorsa, certo, se orientata al bene della nazione. Meno se fonte di un senso di rivalsa di chi quel multiculturalismo rappresenta e sfrutta per rivendicare le proprie leggi e i propri costumi.
Su SoFoot, è uscito martedì un editoriale del sempre attento Adrien Hemard-Dohain: l’editoriale riflette sulla morte di un tifoso prima di Nantes-Nizza di sabato scorso. «Ancor prima della fine dell’indagine giudiziaria, il Ministro dello Sport ha nominato i colpevoli: i malvagi tifosi. Capro espiatorio privilegiato di uno Stato che non ha mai fatto nulla per capirli, gli amanti del calcio vengono ancora una volta messi tutti nello stesso paniere da un governo che, invece di guardarsi allo specchio per identificare i difetti dei suoi strumenti, incrimina quelli. Tanto che c’è una misura sul tavolo: vietare una volta per tutte le trasferte ai tifosi». Provvedimento diventato ufficiale ieri, almeno per otto partite tra Ligue 1 e Coppa nazionale.
Prima di continuare, una rapida ricostruzione dei fatti: poco prima del match di sabato, nei pressi dello stadio Beaujoire di Nantes, alcuni tifosi del Nizza a bordo di auto a noleggio NCC sono passati vicino a gruppi di tifosi locali. Questi ultimi hanno preso d’assalto le auto e nella rissa che ne è seguita un tifoso del Nantes è stato accoltellato, per poi morire durante i soccorsi.
Ora, è chiaro che fatti come questo non possano essere diretta responsabilità dello Stato. Ma almeno indiretta, si interroga Hemard-Dohain, questo senz’altro. Nel paragrafo intitolato “Lo Stato abdica alle responsabilità”, l’editorialista di SoFoot scrive: «Ovviamente, quanto accaduto a Nantes è una tragedia […]. Ma il governo sembra pronto a scavalcarlo senza batter ciglio». “Per il momento dobbiamo smetterla con i viaggi dei tifosi. È essenziale avere il tempo per ritornare a una situazione di minore violenza. Non è possibile che le forze dell’ordine siano sovraccaricate a questo punto, che le proprietà siano distrutte, che gli autobus siano presi a sassate, che ci siano persone ferite, ora una persona morta”, ha detto il ministro dello Sport su France Inter.
Le Monde, nel frattempo, ricordava i recenti e un po’ troppo frequenti episodi analoghi in Francia: «A poco più di un mese dagli incidenti avvenuti tra tifosi OM e OL, la tensione continua ad assillare la stagione calcistica in Ligue 1. Quasi due settimane prima, due tifosi del Brest erano rimasti leggermente feriti dopo che la loro auto era stata bersaglio di proiettili in seguito alla vittoria a Montpellier. E, all’inizio della stagione, una partita tra Montpellier e Clermont-Ferrand è stata interrotta dopo che un petardo è esploso vicino al portiere del Clermont Mory Diaw».
Eppure, riflette Hemard-Dohain: «Ancora una volta, è la massa ad essere presa di mira, piuttosto che la radice del problema [ad essere affrontata]. Nel suo intervento, Amélie Oudéa-Castera non ha detto una parola sul nocciolo del problema di Nantes: il fatto che il decreto prefettizio non è stato rispettato (il che non giustifica in alcun modo lo svolgimento degli eventi, sia chiaro). Questo decreto proibiva formalmente ai tifosi nizzardi di circolare liberamente nella Beaujoire – e, a maggior ragione, davanti al bar del quartier generale della Brigata Loira –, prevedendo che si incontrassero al casello di Ancenis, scortati dalle forze di polizia».
Secondo l’editorialista di SoFoot, l’ondata di violenza alla quale la Francia (del pallone) sta assistendo negli ultimi tempi «dimostra che emanare decreti prefettizi ovunque non serve necessariamente a molto, se non a gettare benzina sul fuoco tra tifosi e autorità, dove il dialogo potrebbe dare i suoi frutti, come è il caso soprattutto in Germania, ogni fine settimana».
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I tifosi infatti sono violenti ovunque. È come vengono affrontati che fa la differenza. Demonizzandoli (ne sappiamo qualcosa, qui in Italia) le cose peggiorano, parlandoci – si legge su SoFoot – le cose migliorano. Anche con loro, anche coi violenti sporchi brutti e cattivi tifosi da stadio. «Solo in Francia si pretende di risolvere il problema nascondendolo sotto il tappeto, attraverso sanzioni collettive anziché individuali, o attraverso decreti prefettizi finora onnipresenti, o ancora in futuro col divieto di viaggiare in trasferta».
Il problema è più profondo di quanto sembri e tocca infatti i principi democratici di cui la Francia da sempre si fa nazione protettrice in Europa: «Il che, sia chiaro, malgrado l’estrema gravità degli avvenimenti di Nantes, costituirebbe un ostacolo senza precedenti alla libertà di circolazione in Francia. Se possiamo solo rammaricarci della morte del tifoso del Nantes, dovremmo comunque cadere in una misura così estrema e liberticida? Abbiamo vietato le manifestazioni in Francia dopo la morte di numerosi gilet gialli durante le manifestazioni o di manifestanti ambientalisti? Abbiamo chiuso i locali notturni dopo i frequenti casi di spaccio? Non sarebbe più intelligente imparare finalmente la lezione dai ripetuti fallimenti della Francia nella gestione dei tifosi? Dopo la finale di Champions League allo Stade de France, che ha messo in luce anni di incompetenza e disinteresse da parte delle autorità sull’argomento, nessuna lezione è stata appresa dallo Stato, che si sta assolvendo dalle proprie responsabilità puntando il dito verso i tifosi». Chapeau.
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