Matteo Coral
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Il Gateshed Millennium Bridge è uno dei sette ponti che permettono di attraversare il Tyne, uno dei fiumi più importanti del Regno Unito che divide in due la città di Newcastle, luogo importante in epoca romana poiché corrispondeva all’ultimo grande avamposto inglese prima del confine con la Scozia. L’architettura di questo ponte dal design moderno rappresenta al meglio l’identità di questa cittadina di 800.000 abitanti, che ha nel connubio tra elementi dall’enorme valenza storica e strutture molto recenti, quasi futuristiche, una delle sue principale peculiarità.
Percorrendo su un taxi i 10 km che dividono l’aeroporto ed il centro cittadino, si potrà subito comprendere, parlando con un qualsiasi tassista dopo aver filtrato l’inglese macchinoso del posto influenzato dal dialetto Geordie, un’altra delle caratteristiche che identificano Newcastle: l’appartenenza viscerale dei suoi abitanti alla Toon Army, la tifoseria della squadra della città. Sebbene la storia del Newcastle non sia ricolma di successi (l’ultimo titolo importante è l’FA Cup del ’55) e i momenti ricordati con maggior affetto siano la miriade di occasioni mancate nell’era di Alan Shearer – figliol prodigo capace di rifiutare i grandi club pur di tornare nella città natia dopo i 112 gol in 138 partite con il Blackburn –, l’amore della Toon Army si è dimostrato nel corso degli anni impossibile da intaccare.
Ciò che rende unico questo club, infatti, è il trasporto della gente che lo supporta, capace di gioire per cose che per tifosi di altre squadre con lo stesso bacino d’utenza rappresenterebbero delle delusioni, e di conservare amorevolmente i ricordi delle occasioni in cui si è arrivati ad un passo dalla storia pur senza scrivere il proprio nome nell’albo dei vincitori. Per i supporter Tyne & Wear, queste occasioni sono state toccanti momenti in cui la tifoseria ha potuto veder ricambiato il proprio infinito amore per la squadra. Negli ultimi anni il Newcastle è finito in una spirale negativa da cui la società è uscita non senza qualche difficoltà. Dopo il quinto posto del 2011-12, conquistato grazie alla coppia d’attacco Ba-Cisse, il Newcastle non è riuscito a costruire una squadra quadrata nonostante gli ingenti investimenti sul mercato, che hanno portato in pochi anni gente come Cabaye, Moussa Sissoko, Shelvey alla corte di Pardew e successori. Nell’estremo tentativo di salvare la squadra, a marzo 2016 è stato chiamato Rafa Benitez, in cerca di riscatto dopo un inizio di stagione difficile al Real Madrid. La situazione compromessa che il tecnico spagnolo ha trovato al suo arrivo gli ha impedito di salvare i Magpies, ma Benitez ha saputo soffrire insieme al resto della squadra e si è dimostrato disposto ad accettare la discesa in Football League Championship, lasciando partire i giocatori più forti e ricostruendo da zero.
L’ex allenatore del Liverpool è ripartito lavorando sia sugli errori commessi negli ultimi mesi di campionato sotto la sua gestione sia sui problemi mostrati dalla squadra nelle giornate precedenti. Al primo tentativo, Benitez conquista la promozione in Premier League. Il 4-4-2 con cui il Newcastle fa suo il titolo nella serie cadetta inglese è caratterizzato dalla possibilità di potersi adattare ad ogni avversario grazie al dinamismo degli elementi in rosa. In fase di possesso e, nello specifico, di prima impostazione i difensori centrali provavano spesso a giocare il pallone cercando o il centrocampista che scendeva a formare un rombo o uno dei due terzini che prendevano campo per cercare l’ampiezza, mossa scelta sia per mettere in difficoltà gli avversari in fase offensiva che per evitare il primo pressing nemico.
Al tentativo di abbracciare più campo possibile dei giocatori di fascia corrispondeva l’abbraccio costante del pubblico di casa, che ha fatto registrare medie che sfioravano quota 55.000 spettatori: affluenza che rendeva il St. James’ Park il sesto stadio per riempimento di tutto il Regno Unito, nonostante la serie cadetta. Il Newcastle si è presentato ai blocchi di partenza di questa stagione dopo la vittoriosa cavalcata in Championship con una squadra solida e ben rodata, sebbene, per quanto alcuni giocatori come Shelvey, Atsu o Ayoze Perez fossero sicuramente ottimi elementi per la Premier, altri uomini a disposizione di Benitez non garantivano lo stesso rendimento. Al momento i Magpies non navigano in buone acque, occupano il sedicesimo posto con un solo punto di vantaggio dalla zona retrocessione.
La tifoseria, senza mai negare il suo sostegno alla squadra, ha iniziato a contestare duramente la dirigenza e in particolare il proprietario Mike Ashley, accusandolo di possedere il club solo per interessi personali e di non pensare al futuro della squadra. Benitez, in questa situazione difficile, ha continuato a portare avanti un progetto che gli avevano promesso essere molto più solido al momento della firma sul contratto. Durante il mercato di riparazione, il manager spagnolo ha richiesto quantomeno un esterno di centrocampo e un attaccante per cercare di ottenere la salvezza, anche vista l’incapacità del principale attaccante Dwight Gayle di riconfermarsi in Premier dopo i 22 centri in Championship.
I nomi che hanno gravitato attorno al Newcastle spaziavano dal bomber del Feyenoord Nikolai Jorgensen, in cerca della definitiva consacrazione in un campionato europeo di prima fascia, fino a giocatori navigati come Sturridge, Troy Deeney e Aaron Lennon. Nonostante le indiscrezioni, però, sulle rive del fiume Tyne sono sbarcati Kennedy, promettente esterno del Chelsea, e Islam Slimani, desideroso di riscattarsi dopo il brutto periodo a Leicester. Fondamentalmente due scommesse che non è detto possano assicurare un miglior rendimento ai Magpies. Non serve, invece, scommettere sulla presenza o meno di tifosi sugli spalti del St. James Park, che – come abbiamo appreso negli ultimi anni – continueranno ad essere pieni di tifosi pronti a tornare a gioire per le piccole cose.
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