Proviamo a ricostruire una settimana a dir poco intricata per l'OM.
Ci sono cose che non si possono comprare, esclamava una celebre réclame. Una di queste, a quanto pare, è l’amore dei tifosi per una società di calcio. Non, si badi bene, per il nome e la sua storia, i suoi colori e l’appartenenza alla terra, ma per la società, per chi in un dato momento controlla quei colori, quella storia, quel nome e quella terra con la legge di mammona. Solo che a Marsiglia le dirigenze cambiano, gli allenatori pure (21 solo nel XXI secolo, il numero più alto in Ligue 1 nel periodo) e i tifosi rimangono in guerra con la società, oggi rappresentata dal giovanissimo presidente Longoria.
In Francia è da almeno una settimana che ci si interroga sulle cause profonde di questa crisi, che sta diventando ingestibile. O perlomeno, così è stato per Marcelino, allenatore ingaggiato dopo l’addio di Tudor – epurato dopo una stagione –, dopo appena cinque giornate di campionato. Le motivazioni? Secondo un’esclusiva riportata da RMC Sports, Marcelino si sarebbe dimesso già prima di Marsiglia-Tolosa (0-0, 17 settembre) ma le sue dimissioni sarebbero state respinte dal patron Longoria.
Dopo la riunione svoltasi lunedì 19 settembre con i volti più rappresentativi del movimento Ultras marsigliese, Marcelino e lo staff avrebbero salutato tutti in quanto «manca[va]no le condizioni per andare avanti e lavorare serenamente». Due giorni dopo, un comunicato ufficiale dell’OM schiariva le nubi del gossip nazionale, ma insieme rialimentava il caso a 24 ore dall’esordio europeo dei francesi contro l’Ajax:
«La minaccia di una guerra [sic] è stata lanciata lunedì dalle associazioni dei sostenitori dell’OM nei confronti della dirigenza. La direzione dell’OM non può accettare minacce personali. I membri non possono tollerare attacchi personali e ogni forma di diffamazione pubblica. Un rapporto basato sull’intimidazione non può garantire condizioni minime accettabili affinché la dirigenza del club possa continuare a investire nella trasformazione dell’OM». È un comunicato dai toni duri e decisi, ma per Liberation(hai capito i francesi!?) si tratta di «una difesa relativamente timida […]