Storie
06 Aprile 2020

Osvaldo Soriano racconta il San Lorenzo

La vittoria di un campionato raccontata dal tifoso più nobile.

Un memorabile finale di campionato reso immortale da un racconto di Osvaldo Soriano, scrittore argentino, nume tutelare dei cercatori di storie di cuoio e grande tifoso del San Lorenzo. Il torneo argentino Clausura 1995 riservò novanta minuti conclusivi al cardiopalma: la volata premiò il San Lorenzo, che piazzò il sorpasso decisivo sul Gimnasia La Plata quasi sotto lo striscione d’arrivo. Un quarto di secolo fa: quel 25 giugno rappresenta una data indelebile per i tifosi rossoblù che non vincevano un titolo nazionale dal 1974.

 

Il Gimnasia, il più antico club militante nel massimo campionato argentino, era guidato da Carlos Timoteo Griguol, ex centromediano dal fisico possente che fece parte (senza mai giocare) della rosa della nazionale albiceleste vincitrice della Coppa America 1959. Da allenatore prediligeva il modulo 4-3-3, spesso modificato in base alle esigenze della partita, con pressing e triangolazioni.

 

Nel 1994, al suo primo anno sulla panchina del Gimnasia, Griguol conquistò la Coppa del Centenario, trofeo organizzato per festeggiare la federazione argentina, battendo in finale il River Plate. Dopo il decimo posto nel torneo Apertura ‘94, la squadra di La Plata innestò la marcia giusta nel Clausura ‘95. Andamento regolare: una sola sconfitta, sul campo del Banfield, a fronte di dodici vittorie e cinque pareggi.

Alla terzultima giornata il Gimnasia piazzò il sorpasso in testa, complice la sconfitta del San Lorenzo sul campo del Velez e la vittoria dei platensi contro l’Argentinos Juniors, e così il 25 giugno 1995 arrivò il giorno del giudizio.

Il San Lorenzo era invece affidato a Hector Rodolfo Veira, già attaccante dei rossoblù con cui vinse la classifica marcatori giocando nell’attacco delle Carasucias (“facce sporche”) insieme a Fernando Areán, Narciso Doval e Victorio Casa. Con gli azulgrana da giocatore conquistò tre volte il campionato tra il 1968 e il ‘72, per poi tornare sulla panchina del San Lorenzo dopo aver vinto la Libertadores e l’Intercontinentale alla guida del River Plate (1986).

 

Smaltita una partenza al rallentatore, la squadra di Veira inanellò quattro vittorie consecutive. Dopo il ko sul campo del River Plate, campione di Apertura, seguirono cinque vittorie consecutive e la conquista della vetta della classifica. Alla terzultima giornata il Gimnasia piazzò il sorpasso in testa, complice la sconfitta del San Lorenzo sul campo del Velez e la vittoria dei platensi contro l’Argentinos Juniors, e così il 25 giugno 1995 arrivò il giorno del giudizio.

 

Anche sui muri resiste il legame tra Osvaldo Soriano e il San Lorenzo
Anche i muri parlano del legame tra Osvaldo Soriano e il San Lorenzo

 

 

La capolista ebbe anche il vantaggio di giocare in casa l’impegno conclusivo contro l’Independiente, compagine che due mesi e mezzo prima aveva conquistato la Recopa Sudamericana battendo i campioni intercontinentali del Velez Sarsfield. In panchina non c’era più Brindisi, sostituito da Miguel Angel Lopez, uno dei giocatori che nel 1973 aveva vinto l’Intercontinentale battendo la Juventus. La squadra di Avellaneda, però, stazionava allora in un’anonima posizione di medio-bassa classifica.

 

 

Il Gimnasia si presentò imbattuto tra le mura amiche (sette vittorie e due pareggi), mentre più difficile appariva il compito del San Lorenzo, chiamato a giocarsi le residue speranze di sorpasso sul campo del temibile Rosario Central di Enrique Fernandez, settimo in classifica, capace di imporre il pari al Gimnasia poche settimane prima. Ciò nonostante nello stadio della città più popolosa della provincia di Santa Fe arrivò una fiumana di tifosi a sostegno del San Lorenzo, sperando nel miracolo.

 

 

Griguol salutò l’uscita dei suoi giocatori dal tunnel degli spogliatoi con un buffetto ad ognuno dei titolari: c’era da aggiornare la storia del Gimnasia, conquistando un titolo che mancava dal remoto 1929. I direttori di gara sincronizzarono i cronometri, cominciando in simultanea. La prima emozione arrivò da Rosario: punizione di Netto (San Lorenzo), deviata in corner da un ottimo intervento di Abbondanzieri. Rispose sull’altro campo Lagorio, centravanti del Gimnasia: spunto efficace ma tiro loffio e centrale, bloccato da Morales, portiere dell’Independiente. La squadra di Lopez dimostrava comunque di poter pungere nell’area platense.

 

Un subentrato di nome Esteban Gonzalez…

 

Un brivido scosse i tifosi del San Lorenzo dopo un pallonetto di Biaggio, allontanato da un intervento miracoloso di Lussenhoff proprio sulla linea. Prima dell’intervallo, però, un boato salutò la rete di Javier Mazzoni: il centravanti dell’Independiente fu abile a battere Noce con un esterno sinistro, dopo un’azione scaturita da un’incertezza della difesa di casa. Il Gimnasia si mise quindi a spingere nella ripresa a tutto spiano, creando occasioni molto pericolose in zona gol mentre Griguol, dopo l’ennesima chance sfumata in area avversaria, era in preda alla disperazione.

 

 

Il San Lorenzo sentì allora il profumo del titolo, occorreva solo un gol. La squadra di Veira dilapidò persino un rigore, calciato alle stelle da Netto. La rete che fece esplodere i rossoblù la segnò di testa, poco dopo la mezz’ora del secondo tempo, il nuovo entrato Gonzalez sugli sviluppi di un calcio d’angolo. La partita si concluse un minuto prima per invasione di campo dei tifosi. El Nene Veira, in lacrime, venne portato in trionfo: ventuno anni dopo il San Lorenzo tornava “Campeon” d’Argentina.

 

 

I giocatori schierati a Rosario furono Passet, M.Escudero, Arévalo, O.Ruggeri, Manusovich, Monserrat, Galetto, C.Netto, P.Silas, C.Biaggio (N. Ortega Sánchez), Arbarello (E. González). Tra i migliori di quel trionfale campionato di Clausura si segnalarono il portiere Passet, spesso decisivo in alcuni incontri all’insegna dell’equilibrio, l’esperto Ruggeri (con un palmares personale già pregno di vittorie, giocatore sempre motivato e autentico trascinatore), Arevalo (capace di andare a mille) e quattro punte (Monserrat, Galletto, Netto e Silas) diligenti nell’applicare le indicazioni del tecnico. Le reti di Rivadero e Gonzalez tracciarono l’alfa e l’omega di un cammino durato quattro mesi, e che riportò il San Lorenzo in vetta al calcio argentino dopo oltre quattro lustri.

 

Osvaldo Soriano San Lorenzo
Campeones!

 

Quel titolo vinto al fotofinish fu sublimato da un bellissimo racconto di Osvaldo Soriano, “Lo scudetto del ciclone rossoblù”, inserito nella raccolta Ribelli, sognatori e fuggitivi, una delle pietre miliari della produzione letteraria dello scrittore nato a Mar del Plata e grandissimo tifoso del San Lorenzo.

 

«Vent’anni dopo, el Ciclon torna a essere grande, la squadra che si è fatta uno stadio tutto nuovo solo pochi mesi fa e l’ha inaugurato con il titolo!» – scrisse Soriano, prodigo di elogi verso l’allenatore. «Se uno lavora come il tecnico Hector Veira e riesce ad avere una rosa come questa, e se lassù c’è un Dio, allora il campionato non poteva essere di nessun altro. Mi dicono che Viera abbia pianto. E c’è da crederlo.

 

Per anni aveva combattuto per il titolo allenando squadre con cui certi tecnici sarebbero finiti dritti in seconda divisione; gli hanno venduto giocatori come Gorosito e Acosta e tuttavia lui si è intestardito a vincere il titolo con il San Lorenzo, la società della sua infanzia, la derelitta su cui neanche un cane avrebbe scommesso un soldo. A Veira erano rimasti attaccanti sciancati e ciechi, però è riuscito a tenersi il brasiliano Silas, pagato come abbiamo potuto».

 

https://www.youtube.com/watch?v=PcM4h6ziSZg&t=167s

Come esprimere a parole l’estasi, o le lacrime di Veira: solo Osvaldo Soriano poteva riuscirci

 

Sull’autore del gol decisivo scrisse invece: «El Gallego Gonzalez, con i suoi 34 anni suonati, poteva tornare a essere il misterioso goleador che era stato nell’Oeste, che con tipi come lui, Ruggeri, con Monserrat a masticare chewing-gum, con l’arte di Silas e l’energia di Netto, el bambino Viera riuscì a farci felici e con il gol di Gonzalez, dall’orgoglio ferito per essere entrato solo nella ripresa».

 

La parte finale del racconto di Soriano, per concludere, è una elegia del vero tifoso.

“Cosa significa essere campioni? È qualcosa come uno champagne secco e gelato che scende per la gola. Un solletico lieve, lì dove ti piace. La pelle che ringiovanisce di colpo. In una sola notte ai calvi tornano i capelli, spariscono i bruciori di stomaco. Queste righe che sto scrivendo scendono dalla mano di Dio onnipotente. Vedo lettere di ‘San Lorenzo campione’ con la stessa nitidezza con cui Beethoven riusciva a udire al di là dei brusii e della sordità. Ragazzi del glorioso Ciclon: grazie di tutto. Tornate a casa felici. Questo non sarà il Boca né il River né il Milan, ma ha la sua storia e un cuore grande come una lingua di cinghiale. Siete già nella nostra piccola storia. Potete chiedere quel che volete e vi sarà dato. Che mi trovino sbronzo su un ponte della Senna o fra le braccia di Margherita Gautier. Fate largo, passa un campione”.

 

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Sergio Taccone

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