Per una nuova Argentina fondata sullo sport.
«El peronismo será revolucionario o no será nada!». Evita Peron aveva sposato un uomo e, inevitabilmente, la sua causa. La causa di Juan Domingo Peron nasce nel 1943 e viene legittimata a livello popolare il 17 ottobre 1945 dalla protesta di un gruppo di uomini sudati e senza camicia, indicati come descamisados – un termine prima utilizzato in modo dispregiativo dagli avversari, poi fatto proprio dai peronisti – che chiede la sua liberazione.
L’ex ministro del lavoro e vicepresidente dell’Argentina era stato infatti arrestato, il 13 ottobre dello stesso anno, da un esercito sempre più preoccupato per il crescente consenso che le sue idee riscuotevano tra le masse. Il Peronismo (o giustizialismo), un movimento da alcuni banalmente derubricato a populismo, si sviluppa in realtà come una terza via alternativa a comunismo e capitalismo, una forma di socialismo nazionale tesa a superare il conflitto di classe così come le ingerenze dell’imperialismo statunitense.
Le elezioni del 1946 ne decretano il trionfo e da lì il neo presidente, ormai oberato di lavoro, lascia alla moglie Evita parte dei rapporti con i sindacati, le fabbriche, gli ospedali e i club sportivi.
D’altronde Juan Domingo Peron si era subito reso conto che, per rafforzare un sistema basato teoricamente sull’assenza di divisioni in classi della società – in cui anzi l’unica classe esistente erano coloro che lavoravano – lo sport avrebbe avuto un ruolo cruciale. Peron amava molte discipline e durante la vita aveva praticato, con buoni risultati, boxe, calcio, basket, nuoto, polo e molto altro. Ma è durante il suo mandato che lo sport diviene una vera e propria questione di stato, tanto da essere riconosciuto come simbolo di ascesa sociale ed espressione del sogno peronista. A quel tempo, infatti, la maggior parte dei club erano tendenzialmente chiusi e destinati alle élite, a eccezione dei club calcistici, e mai nessun governo aveva considerato un intervento statale nel settore.
Peron, cogliendo l’opportunità di edificare la sua società ideale, sin dai primi anni si rivolge ad incrementare l’attività fisica e sportiva, stanziando importanti fondi per la creazione di grandi opere infrastrutturali. Risale a questo periodo la costruzione dell’Autodromo, del Velodromo e del Predio di Ezeiza, attuale campo di allenamento della nazionale albiceleste.
Pensando alla tradizione nazionale però, niente è più efficace per attrarre le masse dello sport popolare per eccellenza, il fútbol. Un apparente paradosso, se si pensa che al presidente le questioni calcistiche rimanevano, citando Borges, appassionatamente indifferenti. Così, nonostante il suo tentativo di diffondere tra i giovani il valore di ogni attività sportiva oltre al calcio, Peron deve fare i conti con la realtà e adattarsi al sentimento della massa, che su quel gioco aveva ormai plasmato la propria quotidianità (una cosa simile era successa in Italia a Mussolini).
Ancora oggi è aperto il dibattito sul fatto che egli fosse o meno tifoso del Racing. Forse anche perché il Cilindro di Avellaneda, il cui nome ufficiale non a caso è “Estadio Juan Domingo Peron”, viene costruito grazie ai fondi stanziati dal suo primo governo con la modifica della Ley 12.932 de Presupuesto Nacional del 1947.
Il Racing è allora conosciuto come Deportivo Cereijo, dal nome del ministro delle finanze Ramon Cereijo, hincha del club; e proprio il senatore ha riaperto nel 1981 la questione affermando, in un’intervista alla rivista Estadio, che il compianto presidente fosse in realtà un simpatizzante del Boca e che nella celebre finale del 1951 tra Banfield e Racing avesse fatto il tifo per i bianco verdi. Aldilà però della fede calcistica, altri club beneficiano dell’avvenuta modifica alla legge: tra questi il River Plate, che utilizza i fondi destinati per attuare delle modifiche strutturali al proprio impianto.