Una squadra da capogiro con un progetto serissimo alle spalle.
Per comprendere il profondo legame tra la rinascita del Pisa e il suo presidente, Alexander Knaster, basta partire da un dato linguistico: la nuova denominazione Pisa Sporting Club, che non è altro che un ritorno alle origini del club, che così fu chiamato dai padri fondatori nel lontano 1909. Come tutte le scelte di questo tipo, non si tratta semplicemente di un dato esteriore. Il rinnovamento, anzi il Rinascimento (così chiamato da club e tifosi insieme), del Pisa passa da questo doppio aspetto (che il presidente Knaster, russo-americano, condivide con altri presidenti a stelle e strisce): rispetto della tradizione e attenzione ai tifosi (il ritorno anche al vecchio stemma dei Friedkin, alla Roma, ne è un esempio).
Dall’inizio del campionato cadetto, la compagine nerazzurra ha ottenuto sei vittorie su sette, quindi 19 punti e primato in classifica. Una partenza – la migliore nella storia del club – che ha sì dell’incredibile, ma non è certamente dettata dal caso. Per chi ha la memoria corta, torniamo immediatamente al 21 settembre del 2016. L’allora allenatore Gennaro Gattuso sbotta in conferenza stampa denunciando la grave crisi societaria e il pressoché totale assenteismo degli organi dirigenziali:
«Non sappiamo tutto, non si vede nessuno e non si parla con nessuno» tuona Ringhio, «tante volte mi tocca parlare coi giocatori non di calcio ma di altre situazioni, mi sono stancato di questo. Ci sono tanti problemi da risolvere».
Passano appena un paio di mesi e il manager Giuseppe Corrado, nel dicembre del 2016, rileva la società – malamente gestita da Carrara Holding – scongiurandone il fallimento. Tuttavia, complici i climi infausti di inizio stagione, Corrado non può nulla per evitare la retrocessione in Lega Pro, che si materializza al termine di quel campionato. Dalle dichiarazioni di Gattusoalla vittoria contro il Monza (2-1) è nel frattempo passato un lustro e in quei 1825 giorni di cose ne sono cambiate. Eccome.
La proprietà Corrado si è rimboccata le maniche sanando il bilancio e dando vita ad un progetto valido e continuativo che si è concretizzato, dopo due anni di “inferno”, in una splendida promozione in Serie B. Il 20 gennaio scorso, poi, il magnate russo-americano Alexander Knaster, tra i 400 uomini più ricchi del pianeta e forte di un patrimonio personale di 2.2 miliardi di dollari, da mesi interessato al Pisa, tramite l’holding AK Calcio ne acquista la maggioranza delle azioni (il 75%) per 12 milioni di euro e suggella parallelamente un sodalizio con i precedenti proprietari, a cui rimangono le restanti quote.
L’affaire Knaster proietta il Pisa in una dimensione internazionale: «L’operazione di oggi è motivo di orgoglio ed è un onore essere associato ad una città e ad una società calcistica storica come il Pisa. Il mio investimento è solo l’inizio di un percorso che accompagnerà la squadra e la società verso nuovi traguardi sportivi e non. Ho intenzione di supportare il management, coordinato dal Presidente Giuseppe Corrado, e di accompagnare la società anche nel processo di ammodernamento delle sue infrastrutture secondo la visione condivisa», aveva detto Knaster all’epoca.
Parole prontamente corroborate da Giuseppe Corrado: «Il nostro percorso continuerà e per me sarà un onore accompagnare una persona di valore, dal grande profilo professionale e umano, come Alexander Knaster verso nuovi ed emozionanti traguardi colorati di nerazzurro». Chi è però il magnate che sta facendo sognare i tifosi pisani? Nato a Mosca il 19 febbraio del 1959, Alexander Knaster è nato per splendere. Il padre Mark si distingueva per acume e competenza in campo scientifico, arrivando perfino a depositare e a detenere brevetti relativi a rivestimenti metallici, batterie e celle solari; la madre, Tatyana Knaster, era un rinomato ingegnere, e nella sua vita ha anche insegnato al Pennsylvania Institute of Technology. Nel 1975, quando vengono siglati gli accordi di Helsinki volti a migliorare i rapporti tra l’URSS e l’occidente, Alexander e la famiglia si trasferiscono negli Stati Uniti.
In America, l’intelligenza del giovane Knaster non tarda a palesarsi e, ottenuta una borsa di studio, frequenta la Carnegie Mellon University laureandosi in ingegneria elettrica e matematica. Ma il percorso formativo del magnate è tutt’altro che terminato: nel 1980 infatti a soli 21 anni viene assunto dalla Schlumberger – la più grande società per servizi petroliferi al mondo – e, in qualità di ingegnere, lavora sulle piattaforme petrolifere nel Golfo del Messico. Cinque anni più tardi Knaster amplia le proprie conoscenze portando a termine un master in business administration presso la Harvard Business School; quindi seguono anni di gavetta e formazione nel mondo dell’alta finanza e nelle banche d’investimento. Arriviamo così al 1995. Sono passati esattamente 20 anni da quando Knaster ha lasciato Mosca assieme ai genitori. In quel lasso di tempo il mondo è profondamente cambiato, l’URSS si è dissolta e la politica di Boris Yeltsin ha spianato la strada agli oligarchi.
Alexander capisce che è giunto il momento di fare rientro in patria e, grazie all’esperienza acquisita negli Stati Uniti, diventa CEO della filiale russa del Credit Suisse First Boston; nel frattempo consegue un dottorato – ennesimo titolo personale – in economia presso l’Accademia delle scienze russa. Tre anni più tardi, nel 1998, dopo essersi dimesso dall’incarico sopraccitato, accetta l’offerta dell’oligarca commerciale Mikhail Friedman divenendo CEO di Alfa Bank – la più grande banca del Paese – e il sodalizio tra i due porta ad una miriade di successi. Forte della sua esperienza pluridecennale nelle banche d’investimento, nel 2004 crea il fondo di private equity Pamplona Capital Management e da allora ne detiene il controllo. Il moscovita è inoltre impegnato in prima persona in attività filantropiche e culturali non soltanto in Russia e negli Stati Uniti, ma anche nel nostro paese: recentemente infatti, ha finanziato la riqualificazione del “Cammino di Lawrence” a Lerici.
Dalla propria villa da 15 milioni di euro, tra Forte dei Marmi e Marina di Pietrasanta, nell’estate 2020 il magnate russo-americano avvia i primi contatti con la famiglia Corrado che, come abbiamo visto, lo portano ad acquistare il Pisa (spinto da due fattori nella scelta: le risorse offerte dalla città per il progetto, coordinato con Corrado, di Legends International, e il bilancio in verde del club, grazie al lavoro oculato di Corrado, Enzo Ricci e Mirko Paletti negli anni precedenti). Oggi nella piazza toscana, dopo vicissitudini scabrose e anni turbolenti (Gattuso, citato ad inizio articolo, rivelava indirettamente l’ombra delle scommesse) sembra essere tornato il sereno. E per una città storicamente abituata a stanziare tra le onde, il bel tempo è una metafora tutt’altro che casuale.
Ma i risultati sportivi, per quanto cruciali, sono solo il culmine di un progetto costruito su basi solidissime (e a lungo termine), che dimostrano la bontà del lavoro di Knaster e i suoi collaboratori. La società toscana, infatti, è intenzionata – e lungo questa direzione si è già mossa con l’acquisizione di svariati terreni – a realizzare un nuovo centro sportivo all’avanguardia (oltre che ecosostenibile) e a riqualificare la meravigliosa Arena Garibaldi. Un doppio investimento che la accomuna ad altre società delle categorie minori (come AlbinoLeffe e Südtirol). Knaster ha allestito una rosa competitiva e tra le più giovani del campionato (l’età media è di 25,4 anni) che può contare su ottime individualità come gli attaccanti Lorenzo Lucca (6 gol in 7 presenze) e l’israeliano Yonatan Cohen. L’obiettivo promozione non è stato apertamente dichiarato, ma tutto lascia pensare che sia quella la meta a cui il Pisa aspira. Il campionato è lungo, staremo a vedere. Intanto i tifosi, che hanno trovato in Knaster una guida lungimirante, possono sognare in grande.