Il Corriere della Sera ha bisogno d'un viaggio nel tempo.
Il caso è grave sicché vi pregherei di non riderci sopra. Riguarda Aldo Cazzullo, inviato del Corriere della Sera che s’occupa di tutto un po’, e dunque anche di pallone e di fallimenti della nazionale di calcio. E a dire il vero, sul tema del calcio egli si cimenta con frequenza pur mantenendo una dignitosa incompetenza specifica. Cosa che in altri tempi sarebbe stata condizione ostativa dell’occuparsi giornalisticamente della vera religione civile italiana. Ma si sa com’è, i tempi cambiano e dall’inizio di questo secolo a non capirci una mazza di calcio si rischia d’essere nominati direttori della Gazzetta. Nell’edizione del 15 novembre, in un commento che partiva dalla prima pagina, Cazzullo ha presentato alcune riflessioni sulla crisi della nazionale azzurra come riflesso della crisi del Paese. E fra le tante considerazioni ce n’era una sul deficit della scuola calcistica italiana come deficit del suo sistema formativo:
Sul crollo delle vocazioni calcistiche e sportive si è detto molto. Introdurre una quota di italiani in campionato – almeno tre in campo per squadra – non sarebbe una cattiva idea.
Ottima idea, avrebbe detto il presidente della FIGC in data 14 dicembre 1995 se avesse letto con 22 anni d’anticipo il commento di Cazzullo. Peccato che, giusto l’indomani, la Corte di Gustizia del Lussemburgo abbia pronunciato una cosina semi-clandestina chiamataSentenza Bosman, che da allora dichiara fuorilegge ogni limitazione alla circolazione e all’utilizzo in campo degli atleti professionisti comunitari nei campionati dei paesi UE. E a essere illegali sono anche le quote minime d’utilizzo degli atleti nazionali. Ché se fosse stato possibile adottarle, da mo’ che le federazioni nazionali l’avrebbero fatto. Non so dove sia stato Cazzullo da allora, ma per certo è necessario portarlo, d’urgenza e di peso, nel 2017. E bisognerebbe portarci anche l’intera redazione del Corriere della Sera, che non ha colto un errore così clamoroso contenuto da un commento di prima pagina (da quanti desk passerà un commento di prima pagina, e quanti redattori lo “revisionano“?) e l’ha lasciato andare in stampa come se nulla fosse.
In quell’edizione del Corriere della Sera c’erano almeno altri due articoli degni di menzione. Uno era firmato da Mario Sconcerti, e meriterebbe una puntata di Pallonate dedicata. L’altro è stato scritto da Paolo Tomaselli, e era dedicato a Gigi Buffon. Nel bel mezzo del pezzo veniva dato conto dell’ipotesi che il portiere della Juventus diventi CT della nazionale:
Da ieri per i bookmakers c’è anche il suo nome tra i possibili ct, assieme a Totti e Del Piero, oltre ovviamente ai nomi più gettonati. La quota è molto alta (se giochi 1 euro puoi vincerne 100…), perché ovviamente Buffon fino a fine stagione è ancora portiere della Juventus.
Meraviglioso Tomaselli. Parla di Buffon e tira in ballo allibratori, scommesse e quote. Mancava giusto che consigliasse di andare a fare la giocata presso la tabaccheria di via Garibaldi, a Parma. Ma non crediate che vi siano malizia e allusioni in questo frammento. Basta leggere una decina di righe d’un qualsiasi pezzo di Tomaselli per scoprire d’essere al cospetto d’una spotless mind. Gli è venuta così, e anche a spiegargliela si rischia d’avere in risposta lo sguardo della mucca al treno.
Chi mi segue da qualche tempo sa che ho un debole per Antonio Giordano del Corriere dello Sport-Stadio, il vate assoluto del giornalismo sportivo italiano. I suoi pezzi hanno il respiro dell’immenso. Per capire, basta leggere l’incipit di quello pubblicato nell’edizione del 16 novembre:
Un anno (circa), in un mese (più o meno): è il football del Terzo Millennio, una maledetta (o benedetta) centrifuga che può demolire o anche dissolvere la concorrenza: è il Napoli proiettato nel proprio orizzonte, quella scia azzurra e luminosa che si staglia in vicinanza del San Paolo, nel quale c’è racchiuso il destino.
E dunque, fra un “anno circa“, un “mese più o meno“, una “maledetta o benedetta” centrifuga, e un “demolire ma anche dissolvere” la concorrenza, il pezzo di Giordano ha una sola certezza: la scia azzurra e luminosa che si staglia in vicinanza del San Paolo, dove c’è racchiuso il destino. Più chiaro di così, come lo volete detto?
La Gazzetta dello Sport del 15 ottobre ospitava un’intervista col direttore di Rai Sport, Gabriele Romagnoli. Il tema, ancora una volta, era la mancata qualificazione della nazionale italiana ai Mondiali di Russia. Titolo dell’articolo: Romagnoli: “Per la Rai è una mazzata”. Avessero tolto le virgolette, sarebbe stato un titolo perfetto.