Papelitos
27 Agosto 2023

Settori popolari, prezzi impopolari

Tra pay tv e aumenti, il tifoso non ha più scampo.

Stanno cercando di convincerci che la pirateria – per la precisione il famoso “pezzotto” – sta uccidendo il calcio. Il che, dati alla mano è pure vero: ogni anno sono sempre di più gli abbonati allo streaming illegale, e sempre di meno gli utenti che scelgono la “strada” legale. Quello che i presidenti di Serie A e Gravina fanno finta di non capire, però, è che la pirateria è nient’altro che la conseguenza di una serie di errori e di scelte che hanno danneggiato – e stanno sempre più danneggiando – tifosi e appassionati.

Parliamo infatti di prezzi sempre più assurdi per seguire il campionato dal proprio divano: Dazn è arrivato a costare 40€ al mese nella sua versione più economica, ed è solo una delle piattaforme necessarie per poter seguire tutte le partite; nel frattempo, i biglietti per i settori popolari aumentano di anno in anno. Secondo una statistica elaborata dal Corriere dello Sport, rispetto alla stagione 2022-2023, i biglietti per gli stadi di Serie A sono aumentati di quasi un terzo, ovvero del 28%.

Notizia che potrebbe interessare relativamente, se solo si parlasse dei settori di lusso di ogni impianto. E invece no, perchè lo studio riguarda proprio i settori popolari, quelli che in teoria dovrebbero essere acessibili a tutte le tasche. Parlando di cifre concrete, sempre secondo il Corriere dello Sport, «i costi sono lievitati da una media di 18,15 euro a una di 23,28 per i match di Serie A». Nonostante gli aumenti però, i tifosi non hanno deciso di abbandonare la loro fede.



Il dato va ovviamente contestualizzato, ma la prima giornata del nuovo campionato di Serie A ha fatto registrare una media di ben 30.824 spettatori, con un aumento del 4% rispetto alla passata stagione (presenza media di 29.586). Questo sta a dimostrare che chi ha scelto di aumentare – seppur in maniera sensibile – i prezzi dei settori popolari lo ha fatto con cognizione di causa, contando sulla passione dei tifosi e sulla mancanza di alternative. A Dazn d’altronde c’è l’antidoto, alla Curva no.

Ci sono però alcuni club che hanno deciso di andare controcorrente: Bologna, Lecce, Monza, Torino e Udinese non hanno alzato i prezzi nei settori popolari dello stadio. C’è addirittura chi ha deciso di abbassarli, come l’Empoli: dai 15€ della passata stagione ai 10 dell’attuale. Da segnalare anche il tentativo della Juventus, che ha deciso di fissare un prezzo fisso per il settore ospiti dell’Allianz Stadium, 45€. La società bianconera ha inoltre cercato di aprire un fronte all’interno della Lega di Serie A, augurandosi che

«il medesimo trattamento venga riservato in trasferta anche ai milioni di tifosi juventini presenti in tutti gli stadi d’Italia» e «che i Club italiani più grandi e con maggiore seguito – ed eventualmente anche la Lega Serie A – sostengano e, dunque, seguano a ruota questa iniziativa, per trovare un accordo collettivo».

L’appello ovviamente non è stato raccolto con entusiasmo – i presidenti delle cosiddette “piccole”, e non solo loro, incassano una bella cifra dai big match – e pensare che addirittura la UEFA ha inserito da tempo un tetto massimo per i biglietti dei settori ospiti: 70€ per la Champions League, 45€ per l’Europa League, 25€ per la Conference. Un altro aspetto su cui dovrebbe intervenire la Lega Serie A – ma tanto, ormai, abbiamo perso il conto. Anche perché visto lo stato delle nostre strutture, aspetto su cui forse più si misura il ritardo di ammodernamento rispetto agli altri campionati europei, in Italia gli aumenti sono tutto tranne che giustificati.


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