«Una volta alla settimana il tifoso fugge da casa e va allo stadio. Sventolano le bandiere, suonano le raganelle, i razzi, i tamburi, piovono le stelle filanti e i coriandoli: la città sparisce, la routine si dimentica, esiste soltanto il tempio. In questo spazio sacro, l’unica religione che non ha atei esibisce le proprie divinità».

Eduardo Galeano, in quel capolavoro che è Splendori e miserie del gioco del calcio, coglie l’essenza del tifoso di fùtbol. Alla faccia di tutti quelli per cui “è solo un gioco”, o peggio ancora un intrattenimento. Perché, nonostante tutto, la verità è che noi non supereremo mai questa fase.

Foto di Daniele Segre©, Torino, Curva Filadelfia 1977

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L'unica religione che non ha atei

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