Oggi, mentre imperversano i ritornelli sul “bel calcio”(?) dei progressisti nel pallone, la lezione di Gianni Brera è più attuale che mai. Ossigeno puro, da sfoggiare con orgoglio per le strade, le spiagge e i campetti di tutto il nostro splendido Stivale.
Santo Catenaccio, esclamava Gianni Brera dopo il terzo trionfo mondiale dell’Italia, frutto di «un’applicazione del modulo che ci è proprio, e in tutto il mondo viene chiamato all’italiana». Contro “la stampa assetata di bel gioco” (tutto eternamente ritorna) il padre del giornalismo sportivo italiano rivendicava fieramente il nostro carattere specifico, l’importanza della scuola nazionale. Perché il calcio è cultura di popolo, fenomeno culturale e territoriale, non soltanto applicazione dogmatica di moduli e schemi.
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Santo Catenaccio
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