Il Kilmarnock vuole nuovamente scrivere il suo nome nella storia del calcio scozzese.
“Ci sono luoghi che ricorderò per tutta la vita e anche se qualcuno è cambiato, qualcuno per sempre e non per il meglio, qualcuno se n’è andato, qualcuno è rimasto, tutti questi luoghi hanno i loro momenti, con amori e amici che ricordo ancora.” È un verso di “In My Life” (1965), struggente ballata firmata John Lennon-Paul McCartney. Ma a Durness, minuscolo villaggio delle Highlands scozzesi c’è chi giura che questa canzone sia ispirata a una poesia scritta da un giovanissimo Lennon quando, tra i nove e i quindici anni, il futuro Beatle aveva trascorso una serie di vacanze spensierate e felici nella bellezza solitaria e selvaggia di quel piccolo borgo di mare, presso la casa di zia Mater e zio Bert.
In quel 1965 il KIlmarnock diventerà per l’unica volta nella sua storia campione di Scozia e lo farà in un luogo ben preciso e mai dimenticato ossia al Tynecastle di Edimburgo dove il “Killie” batterà gli Hearts per 2-0 nella partita decisiva dell’ultima giornata con le reti di David Sneddon e Brian McIlroy.
Un trionfo.
Il Kilmarnock football Club nacque nel freddo pomeriggio del 5 gennaio 1869 in questa cittadina mineraria dell’Ayrshire dove sinceramente si respirava quasi esclusivamente rugby al punto che la prima partita il “Killie” la giocherà applicando un ibrido fra i due sport in un campo a South Hamilton Street. E per questo motivo il nome dello stadio resterà ancorato al nobile gioco: Rugby Park. Certo romantico il testo di Lennon, tuttavia sarebbe pure tempo di un ritrovato trionfo da quel 1965, targato Willie Waddell, e guardare senza più nostalgia a quei filmati di repertorio contraddistinti dal tipico rumore della vecchia pellicola dato dalle bobine in movimento sulla macchina.
E’ chiaro, questa loro vacillante permanenza in testa alla classifica della Premier Scozzese è considerata dagli addetti ai lavori alla stregua del passaggio della cometa di Halley sulle nostre teste. Eppure il club con il crest recante i due scoiattoli rossi che sostengono un pallone sul cui vertice poggia una mano benedicente con il motto latino “confidimus” (ci fidiamo) potrebbe pure sognare un impresa che dopo il cambio di società sarebbe davvero la ciliegina perfetta sul pudding (preferibilmente uno Sticky Toffee). Basta trovare un nuovo luogo da ricordare e stavolta dovrà pensarci Steve Clarke che reduce da un passato da assistente in panchine di un certo livello adesso ha una squadra tutta sua da guidare come preferisce.