Editoriali
17 Maggio 2024

L'inconscio collettivo del popolo romanista

Nella psiche profonda giallorossa c'è un inconfessato inconfessabile.

L’inconscio, secondo Freud, è «un particolare regno della psiche con impulsi di desiderio propri, una propria forma espressiva e caratteristici meccanismi psichici che non vigono altrove». Un regno insomma sommerso, che non affiora nella coscienza del soggetto e come tale non viene toccato, indirizzato o inquinato dalla ragione. Una dimensione che per Freud è esclusivamente personale, mentre per altri – Jung su tutti – diventerà anche collettiva, con una psiche comune a tutti gli uomini e strutturata poi nei vari archetipi, una sorta di categorie universali di rappresentazione a priori. In queste righe, chiaramente deformando l’impostazione junghiana, vogliamo ipotizzare una presunta, e quantomai vaga, psicologia collettiva romanista.

Una psicologia pre-razionale, inconscia, profonda, che si trova nell’animo dei tifosi romanisti ancor prima che nei loro discorsi e atteggiamenti. Un qualcosa che è nell’aria e negli sguardi, per un buon osservatore, ma che non emerge nelle parole e spesso neppure nelle consapevolezze degli stessi interessati. Un qualcosa di cui si è avuta l’ennesima e decisiva epifania a Roma-Bayer Leverkusen, laddove ad un passo dall’ultimo atto europeo, e con una squadra in fiducia di gioco e risultati, l’Olimpico ha dato la sua risposta inconscia.

Al di là delle percezioni personali, è evidente per chiunque abbia frequentato lo stadio della Roma che l’atmosfera non era lontanamente paragonabile non solo a quella dell’anno prima – in semifinale, sempre con il Leverkusen, ma anche in quarti con il Feyenoord, in ottavi con la Real Sociedad, in sedicesimi con il Salisburgo – ma nemmeno a quella di due anni prima in Conference League (pensiamo al clima a dir poco elettrico e trascinante con il Bodo, in quarti, o con il Leicester, semifinale).



Fisiologica stanchezza, può ipotizzare qualcuno. Abitudine (recentissima) a certi palcoscenici e fine dell’effetto novità, può rilanciare qualcun altro. Eppure non è solo questo, c’è altro che giace sotto la cenere, in una dimensione precedente al detto e al conscio, che come magma ribolle nelle viscere della Città Eterna e nell’inconscio giallorosso; un qualcosa di sconosciuto anche a tantissimi tifosi stessi, inconsapevoli di cosa si muova nelle profondità del loro animo ma consapevoli, questo sì, che qualcosa di diverso rispetto agli anni scorsi ci sia – e con il Leverkusen non è certo stata la prima volta di un Olimpico scarico, tutt’altro.

La Roma di De Rossi è propositiva, gioca bene, ottiene risultati, vola sulle ali dell’entusiasmo.

Il suo nuovo allenatore è un santino e quasi un santone per il popolo giallorosso, è uno di loro, un tifoso, un capitano; il suo nome viene scandito e invocato da tutti, prima del fischio d’inizio e non solo. In teoria è il matrimonio perfetto, e il tifoso ha tutto con De Rossi: un ultraromanista in panchina, una squadra rianimata che lo segue, fino al Bayer anche un filotto invidiabile di risultati – il derby vinto con la Lazio, la qualificazione in Champions nel mirino, i turni superati in Europa League (sedicesimi, ottavi, quarti con il Milan conquistati già a San Siro, laddove la Roma non vinceva da anni). Nella dimensione del conscio non ci può essere nulla di meglio. Eppure… Eppure con José Mourinho, piaccia o meno, era tutta un’altra cosa.

Contrasti ULTRA

Dopo sette anni lanciamo la nostra sfida. E chiediamo il vostro sostegno per farlo. Contrasti ULTRA, il piano di abbonamenti della rivista, è lo sbocco naturale di un progetto che vuole svincolarsi dalle logiche dei trend topic e del clickbaiting, delle pubblicità invasive e degli investitori invadenti. Un progetto che vuole costruirsi un futuro solido e indipendente.

L'abbonamento darà accesso ai migliori articoli del sito e ad una newsletter settimanale di lotta, di visione e di governo. Il vostro sostegno, in questo grande passo, sarà decisivo: per continuare a rifiutare i compromessi, e percorrere fino alla fine questa strada - lunga, tortuosa, solitaria - che ci siamo scelti. Ora e sempre, il cuore resterà il nostro tamburo. Grazie.

Abbonati

Ti potrebbe interessare

Mou e il social-ismo
Calcio
Matteo Fontana
10 Gennaio 2019

Mou e il social-ismo

Così lo Special One ha perso.
Un capitano
Calcio
Luigi Fattore
20 Aprile 2019

Un capitano

Amore, passione, talento e responsabilità: Francesco Totti si racconta a Condò.
Nel nome di Antonio De Falchi
Tifo
Domenico Rocca
04 Giugno 2022

Nel nome di Antonio De Falchi

04/06/1989: il buio a San Siro.
Pietro Vierchowod: la Nazionale ai calciatori italiani
Interviste
Giovanni Guido
08 Agosto 2023

Pietro Vierchowod: la Nazionale ai calciatori italiani

Intervista ad una leggenda del gioco.
Daniele De Rossi Fight Club
Calcio
Giuseppe Siragusa
29 Marzo 2017

Daniele De Rossi Fight Club

De Rossi è così: vive al massimo la sua vita rifiutandosi di rimanere nel mezzo, scegliendo sempre tra il bianco o il nero.