Una carrellata degli spot più memorabili. Spoiler, c'è da divertirsi.
Oggi, con l’avanzare dell’estate e la sua conseguente spensieratezza, ci vogliamo porre una domanda scomoda a cui ognuno di noi (?) ha cercato di rispondere almeno una volta nella vita: qual è il calciatore a recitare meglio negli spot pubblicitari? Da questa rassegna situazionista sono stati esclusi i seppur bellissimi spot Nike, Adidas etc. con ammassi di sportivi a fare cose da sportivi. Qui si vuole valutare la performance scenica del singolo individuo davanti alla macchina da presa, la sua confidenza, la sua capacità di invogliare a comperare il prodotto. E allora partiamo nella nostra carrellata, con un giudizio che verrà espresso in modo scientifico sulla base di quatto rigorosi criteri di valutazione, con punteggio da 1 a 5.
1. Capacità di recitazione;
2.Quanto crede in quello che sta facendo;
3. Quanto fa ridere;
4.Credibilità del personaggio in rapporto alla sua affinità con il prodotto/brand da pubblicizzare: chiameremo questo parametro Fattore X, non trovando un modo migliore di sintetizzare il concetto.
Si va in scena.
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Alex Del Piero per Acqua Uliveto. Uno dei più famosi di sempre, Del Piero e l’acqua Uliveto. Lo stesso concetto per tanti remake: con uccello e senza uccello; con Cucinotta e senza Cucinotta; con plin plin e senza plin plin. L’unico a rimanere a centro della scena è sempre Pinturicchio. Ottima presenza scenica, nel suo ruolo ci mette impegno e passione, come sempre in carriera. Il passero vuole imparare a giocare a calcio ed Alex interrompe il pasto per insegnargli. “Bersi gli avversari come bersi l’acqua”, battuta vecchiotta eppure intramontabile. Come le vecchie volpi da 1° categoria che segnano e fanno il gesto di togliersi la cicca dalla bocca. Fin troppo facile.
Recitazione: 4
Quanto ci crede: 4
Quanto fa ridere: 2
Fattore X: 2
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Cristiano Ronaldo per eCampus. Esistono attori capaci di vincere premi Oscar con una singola battuta, e poi c’è Ronaldo, che dice: ti aspecto. Base per milioni di memes, da 1 a 5 fa ridere 5, forse 6. Ronaldo con il ciuffo più modellato del solito che sembra quasi un cappellino da baseball. Solleva la mano, quasi ad invitarti ad entrare nella stanza con lui, sorride, e poi dice molto chiaramente TI ASPECTO. Il regista ha avuto paura di chiedergli di rifarla? Ronaldo non ripete come Paganini? La battuta era veramente “ti aspecto”? Non lo sapremo mai.
Recitazione: 1
Quanto ci crede: 4
Quanto fa ridere: 5
Fattore X: 2
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Gattuso per Regione Calabria. Gattuso per la regione Calabria è senza dubbio una delle più azzeccate. Bergomi direbbe che è una pubblicità seria. Gattuso, con una camicia di lino aperta, mostra il petto dorato davanti a molti corregionali assiepati sulla scogliera. Sono tutti li ad ascoltarlo. Gennaro padrone della scena parla di Greci, Arabi e Normanni, tutti volevano venire in Calabria. Poi si aggrappa ai muscoli tesi sul petto e chiede a tutti di metterci il cuore, proprio come lui in campo.
“Simu o no calabrisi”?
Dallo spot appare lampante come Gattuso non stia solo recitando ma creda veramente in quello che dice, nella sua terra. Da piccolo mio papà mi comprò la sua biografia in autogrill. L’unica cosa che ricordo chiaramente è la descrizione delle interminabili partitelle sulla spiaggia di Corigliano Calabro, con gli amici di un tempo. I pescatori e le reti ad asciugare. L’amore per tutto ciò. Gattuso per regione Calabria rock. Mancini per regione Marche lento.
Recitazione: 4
Quanto ci crede: 5
Quanto fa ridere: 2
Fattore X: 5
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Dino Zoff per Olio Cuore. Momento amarcord, una chicca vintage. Dino Zoff è veramente una persona adatta a fare pubblicità? Evidentemente si. Zoff salta la staccionata e si mette a tavola. Condisce l’ insalata con olio di semi di mais (quanto è salutare?), a lui comunque sembra piacere. “40 anni e non sentirli”. Lo spot fa leva sul fatto che e 40 anni il nostro Dino riesce ancora a performare al massimo. Siamo quello che mangiamo dopotutto, e chi in Italia non condisce l’insalata con olio di semi di mais.
Recitazione: 2
Quanto ci crede: 3
Quanto fa ridere: 1
Fattore X: 4
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Inzaghi per Danone. C’è stato un tempo in cui credevamo che Inzaghi fosse un figo. Chi non ha mai visto la foto con Pippo, Buffon e Abbiati scendere le scale del ritiro della nazionale con quei fantastici occhialini. Icone degli anni 2000. Adesso lo vediamo incanutito, spesso esonerato, arrabattarsi tra serie A e serie B. Un bel tracollo. Ma nel ’97 Inzaghi era ancora sulla cresta dell’onda e Danone lo sceglie come testimonial. Look sbarazzino e faccia allegra si dirige verso un frigo stracolmo di yogurt Danette. Ne sembra assai goloso, sfatando così il mito di chi ci ha fatto credere per anni che vivesse solo di bresaola e biscottini Plasmon. Non sembra completamente a suo agio, ma il jingle fa tutta la differenza del mondo.
Recitazione: 2
Quanto ci crede: 3
Quanto fa ridere: 2
Fattore X: 2
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Weah per Roberts Noir. La scelta di chiamare la linea “Noir” ha niente a che vedere con la scelta di un testimonial di colore? È questo il fattore X che i produttori stavano cercando? Tentativo pigro, perfino nel ’96. Weah entra in un ristorante elegante indossando uno smoking. Si aggira con disinvoltura nella sala, ma per via del profumo che indossa le donne nel locale lo vedono nudo. Poi si siede al tavolo di una bionda e vedendola sorpresa le chiede: “tutto bene?” Una curiosità. Weah ha la stessa espressione sia quando è vestito che quando è nudo. Stupefacente.
Recitazione: 2
Quanto ci crede: 1
Quanto fa ridere: 4
Fattore X: 1
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Mourinho per American Express. Ok Mourinho non è un calciatore, ma come si fa a tener fuori Mou da una classifica del genere? Mourinho nel suo primo Chelsea è una delle espressioni di forza e strafottenza più grandi che questo sport ci abbia mai regalato. Guardate che padronanza scenica. Che coolness. Mettetelo al posto di Clark Gable nella scena finale di “Via col vento” e non troverete differenze. Nello spot Mourinho si aggira tra i sobborghi londinesi ed anticipa tutto. Prende al volo i toasts, apre l’ombrello un istante prima che inizi a piovere; poi, in quello che dovrebbe essere Stanford Bridge, prevede lo sviluppo di un gol da calcio d’angolo. Lo stadio esulta, Mourinho no. La maledizione di essere sempre un passo avanti.
Recitazione: 5
Quanto ci crede: 4
Quanto fa ridere: 2
Fattore X: 3
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Valderrama per la sensibilizzazione del cancro al testicolo. Potrebbe già finire cosi, che bisogno c’è di descrivere qualcosa che è già perfetto di per sé. Lo spot si svolge su due piani temporali distinti ed allo stesso tempo paralleli ed intrecciati. Il Valderrama del presente descrive con una certa autorevolezza la procedura e le manovre per la prevenzione del cancro al testicolo. In secondo piano, su una tv, vengono trasmesse le immagini di un vecchio Real Madrid-Valladolid. Su un calcio d’ angolo Valderrama e Michel sono “pareja de baile”. Il difensore improvvisamente inizia a tastare le parti intime del colombiano per ben tre volte, cosi come sono tre i passi della prevenzione che il Valderrama del presente sta spiegando con serietà. Non solo una delle più riuscite campagne pubblicitarie di sempre con degli sportivi, ma una delle più riuscite in generale.
Recitazione: 4
Quanto ci crede: 3
Quanto fa ridere: 5
Fattore X: 5
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Vieri per Cepu. Vieri palleggia e se li conta come i ragazzini al parchetto: arrivato al 279 (Vieri può palleggiare cosi tanto?) calcia di sinistro e gonfia la rete. “Easy” esclama, sottolineando una certa capacità di districarsi tra varie lingue, in una strana smorfia tra un sorriso ed un grugno. Bobo fa ridere, il messaggio non troppo. I calciatori come testimonial perfetto di corsi di recupero scolastici, i calciatori ignoranti. Temi cosi triti e ritriti da sembrare anacronistici perfino per quegli anni.
Recitazione: 1
Quanto ci crede: 2
Quanto fa ridere: 3
Fattore X: 1
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Ibrahimovic per Volvo XC70. Suggestiva panoramica su montagne svedesi innevate. Ibra nella sua baita, con i pantaloni leggermente troppo calati, fa le trazioni su unatrave, in quello che sembra essere uno strano omaggio a Rocky 3. In sottofondo la sua drammatica voce recita l’inno svedese. Al momento di “il Paese più’ amichevole del mondo” si avverte un leggero brivido dietro alla schiena. In ordine sparso nel seguente minuto: fa il piacione con la moglie, guida una Volvo bruttina, si butta in un lago ghiacciato, attraversa a piedi foreste e montagne, rincorre – o forse viene rincorso da – un grosso cervo che alla fine grazia, mostrando una magnanimità inaspettata. Fibra forte come Ibra cinepanettone. Ibra per Volvo XC70 Luchino Visconti.
Recitazione: 3
Quanto ci crede: 5
Quanto fa ridere: 2
Fattore X: 3
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Cantona per Hotels.com. Cantona è quasi da considerarsi fuori concorso. Già ai tempi dell’intervista del peschereccio era un fuoriclasse della recitazione. Cantona è il Carmelo Bene degli spot dei calciatori. Forse qui si è venduto un po’, ma il modo in cui muove i piedini eccitati sul letto e la sfuriata al piano sono da cinema d’avanguardia francese. Tres buono.
Recitazione: 5
Quanto ci crede: 4
Quanto fa ridere: 3
Fattore X: 2
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Totti per Vodafone. E adesso il momento che tutti aspettavate. Con il numero 10 entra sul set il capitano, Francesco Totti. Parliamoci chiaro, questo articolo avrebbe potuto tranquillamente intitolarsi “le migliori pubblicità di Totti”. Ho provato a contarle, non ci sono riuscito, sono troppe. Ho provato allora a sceglierne una, compito difficile, probabilmente ognuno ha la sua preferita, ma in questo spot per Vodafone Francesco mostra tutta la sua camaleontica istrionicità. La faccia da birbante, la solita espressione che non sai mai se ti sta prendendo in giro o se si sente preso in giro. L’imbarazzo di non sentirsi al proprio posto ed eppure calzarci a pennello. Il Pupone che dice “ostregheta”, il Pupone che parla napoletano e latino, fino a raggiungere il climax comico dello spot assoluto. A letto con Ilary, sornione come il maestro Albertone, ciancicando francese.
Recitazione: 4
Quanto ci crede: 1
Quanto fa ridere: 5
Fattore X: 4
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Bonus track: vecchi leoni per Carlsberg. Capolavoro. Carlsberg è riuscita a riprodurre in 3 minuti l’intera essenza d’oltremanica. Leggende dei tre leoni, il grigiore mattutino dell’isola, le casette a schiera, le pies, la Sunday league. Peter Shilton in porta, Sir Bobby Robson sul ponte di comando. C’è Bobby Charlton sinistramente identico alle immagini del ’66 e suo fratello Jackie, che accetta l’ammonizione con esemplare aplomb britannico. Bellissime le scene di campo, molto più realistiche di qualsiasi film sul calcio, è straniante vedere come nessuno abbia perso il tocco magico. Poi tutti al pub per una pinta. In fondo basta davvero poco, per essere felici.