Nel nome di Eupalla, e dello Spirito Blanco.
Carmelo Bene scriveva che, per le Nazionali, «il Brasile è il calcio. The rest is silence», a rimarcare un’identificazione tra lo stile di gioco originario ed essenziale brasiliano, trionfo dell’estetica e quindi anche dell’etica, e il pallone tutto. Per quanto Bene se ne fregasse di aver ragione, ed era al di là della ragione e del torto (illusioni prospettiche e borghesi) sicuramente la sua solennità aveva fondamenta solidissime. Così, allo stesso modo, per i club e la ‘Coppa dei Campioni’ il Real Madrid è il calcio. Non c’è nient’altro, nessun altro. Tutto il resto è noia e silenzio. Che ci piaccia o meno.
Bianchi immacolati, eleganti, abbaglianti. Modric in purezza, maestro di questo gioco, che insegna il football e segna una differenza tecnica ma ancor prima ontologica; che sembra Federer quando si muove leggiadro sui verdi prati di Wimbledon, tra le sindromi di Stendhal, mai così orizzontali, di reali e spettatori comuni – il Tennis: Roger a Wimbledon; il Calcio, Luka in Champions.
Benzema che si muove come una pantera e dispensa calcio là davanti, regista e goleador, dalle banlieu all’Olimpo del calcio con la stessa identica naturalezza, con la medesima sicurezza, quasi per destino; che mette a sedere Alisson, fa piombare gli avversari nell’impotenza e insacca come stesse bevendo un bicchier d’acqua. Trascendente.
Vinicius che vola come una farfalla e punge come un’ape; che scatta, danza e segna, quasi senza calpestare l’erba, come una molla, come una piuma; che decide le nottate di Champions come si decidono le partite sotto casa, da vero brasiliano. Erede di una tradizione che nel pallone mescola sacro e profano, ossimoro senza contraddizioni, l’unica tradizione capace di produrre un ragazzo di 176 cm x 73 kg, dal volto innocente e fanciullesco, che vince le Champions League col sorriso, quasi senza accorgersene. Brasiliano e madridista, l’apoteosi.
E poi tutti gli altri eletti in bianco, protagonisti più o meno consapevoli della storia (del calcio) in movimento, e palla al piede.
Da 2-0 a 2-5 in casa del Liverpool, chi se non loro. Il Real Madrid in Europa è Tradizione, e fa capire il valore della tradizione anche al più accanito progressista, al più acerrimo ateo del football e irriducibile negatore di Eupalla. Il Real Madrid in Europa è il calcio, e basta. A guidarlo, come vuole una gerarchia quasi divina, il Re: il nostro Re, Carlo Ancelotti. Il migliore, più elegante e più tradizionale allenatore della storia. Tutto torna, tutto si tiene. Nel nome di Eupalla, e dello Spirito Blanco.