La sfida infinita tra il Real Madrid e il Partizan Belgrado, valevole per i playoff di Eurolega, non è stata una semplice serie. Quando due filosofie di vita diametralmente opposte arrivano a scontrarsi, il risultato certo è prevedibile. Ma ciò che accade lungo il percorso è destinato ad intrecciarsi con la storia e a rimanere impresso nella memoria collettiva di un popolo. Da un lato, un redivivo ordine costituito che machiavellicamente, con ogni mezzo a propria disposizione, si difende da chi vorrebbe la sua morte (“Asì gana el Madrid”). Di fronte, dei becchini pronti a seppellirti vivo, per poi morire sul più bello prima di riuscire a farlo, incarnando quella capacità tutta slava di perdersi nell’estetica senza curarsi del risultato (“Umirati u lepoti”, morire nella bellezza).
Nel mezzo? Risse furibonde, l’inferno in terra in un palazzetto, stragi atroci e inspiegabili che segnano una società civile e la obbligano ad una riflessione su sé stessa. Ma andiamo con ordine.
In vista delle Final Four di Kaunas, il tabellone mette di fronte i Blancos e i Crno-Beli (bianconeri). Le prime due gare si giocano nella capitale spagnola, il Real parte, come se fosse necessario specificarlo, da favorito. La squadra serba guidata da Želimir “Željko” Obradović però è insofferente ai pronostici. Kevin Punter, playmaker americano ex Virtus e Milano, sembra fregarsene della tradizione e in Gara 1 gela il pubblico spagnolo con una tripla allo scadere, quando mancano 0.4 secondi sul cronometro. Nonostante una partita sontuosa dell’argentino del Real, Gabriel Deck, che chiude a 24+8 punti, il risultato finale dice 87 a 89 per il Partizan.
GARA 2
Gara 2 va in scena ancora al WiZink center di Madrid, il Partizan domina stavolta con uno straripante Dante Exum, e quando manca un minuto e 40 al termine è avanti di 15 punti, vicinissimo al 2-0 nella serie. Sergio Llull, veterano del Real, decide però di cambiare la rotta e il destino del Real, provocando Kevin Punter in possesso di palla con un colpo sul costato. L’americano accenna una reazione alzando minacciosamente il pugno e parte immediatamente la rissa. Protagonisti indiscussi della compagine spagnola sono Yabusele e Deck, con il primo che afferra Exum dal collo e lo trascina a terra. Gli arbitri perdono almeno dieci minuti all’instant replay senza giungere a nulla e sono costretti a sospendere la partita.
La maxi rissa tra Real Madrid e Partizan Belgrado in Gara 2
Il Partizan esce spavaldamente dal campo salutando con ironia il settore più caldo dei tifosi del Real, vivono Belgrado quotidianamente e sanno che la città è pronta ad indossare l’abito più bello per fare il funerale al Real Madrid. Il quotidiano spagnolo Marca la sera stessa online titola: “La derrota mas negra de la historia del Real”.
I giorni che precedono la gara sono elettrici per la Belgrado bianconera, i tifosi stanno vivendo uno dei momenti più belli della propria vita sportiva, non raggiungono le final four dal 2010 e nell’euforia generale polverizzano i biglietti in poche ore, con file infinite al botteghino e siti mandati in tilt. Nell’aria c’è quella voglia di riscatto di chi sta vivendo un periodo economicamente complicato a livello societario. Lo scorso 11 aprile infatti, sul campo del Cukaricki a Banova, il match valido per la Superliga di calcio serba è stato interrotto per 4 volte e poi rinviato, a causa degli scontri violenti tra la Juzna Tribina, la parte più calda del tifo bianconero che protestava contro la dirigenza del club, e la polizia. Inoltre, mentre la Stella Rossa si laurea campione di Serbia, i Grobari chiudono il campionato al quarto posto.
Gli scontri a Banova di cui sopra (foto Ultras Tifo)
GARA 3
Il 1° maggio, percorrendo i venti minuti circa di strada necessari per arrivare dall’aeroporto Nikola Tesla all’hotel, i giocatori blancos capiscono che Belgrado vive per queste notti di sport. Il primo striscione che li attende è chiaro e recita “No se duerme”. Il secondo, meno edificante, è rivolto nello specifico allo squalificato Gabriel Deck, con una sua caricatura e la scritta “Bastardo gitano argentino”. I media spagnoli descrivono, forse esagerando, un clima da guerriglia che attende la loro squadra al palazzetto, ma di certo “El infierno de Belgrado”, come lo definisce Marca, è reale.
I fischi che accolgono i ragazzi di coach Chus Mateo raccolti in cerchio prima della gara fanno tremare le gambe. L’inno del Partizan cantato sciarpe al vento da tutta la Stark Arena e la scenografia issata dalla Juzna Tribina per Obradovic completano l’opera. L’Eurolega pensa saggiamente di far tenere uno striscione alle due squadre nel pre partita, con su scritto “Basketball Unites People”, mentre tutto il palazzetto esprime il proprio pensiero alzando il dito medio. Tanto basta per mandare in bambola il Real che inizia con un parziale a sfavore di 9-0. Il tifo è incessante, ma pian piano salgono in cattedra i veterani Rudy Fernandez, Chacho Rodríguez e, inspiegabilmente non squalificato, Llull. Importante anche il lavoro di Tavares, brasiliano straripante nonostante un ginocchio malandato. Il Real, in punto di morte, davanti a dei Grobari (becchini) con la vanga in mano e la buca già scavata, fa il Real e riapre la serie vincendo 82 a 80.
Il risveglio per la Belgrado bianconera sa di occasione persa, ma l’entusiasmo per gara 4 in programma due giorni dopo è ancora vivo.
Col passare delle ore però, quel concetto di morte metaforica attorno a cui ironicamente finora abbiamo fatto ruotare tutta la serie, si materializza in una delle forme più orribili e insensate che potesse mai assumere. Dai notiziari serbi arriva la notizia di una strage nella scuola elementare (che in Serbia arriva sino ai 14 anni) Vladislav Ribnikar, nel quartiere di Vracar. Un tredicenne, dopo aver rubato la pistola del padre, ha aperto il fuoco e ucciso 8 bambini e un agente della sicurezza. In un attimo i belgradesi piombano dal sogno sportivo a una realtà da affrontare, fatta di problemi strutturali e disagio sociale.
La comunità è sotto shock, ma fisiologicamente risponde compattandosi in un dignitoso silenzio, che la sera seguente informa il comportamento dei tifosi bianconeri alla Stark Arena. L’omaggio è commovente, la gente lancia dei fiori sul campo e i capitani di entrambe le squadre leggono il proprio messaggio di vicinanza agli interessati e al paese sconvolto. Il gruppo organizzato più caldo del tifo Partizan, prima della partita fa girare un messaggio inequivocabile: nessun coro fino al primo tempo, nessuna bandiera, solo applausi e fischi per gli avversari.
Il clima in cui prende vita gara quattro ha del surreale, il Real annusa l’opportunità di pareggiare la serie e rimane costantemente in vantaggio, salvo qualche secondo del terzo quarto in cui, di misura, va avanti il Partizan. Ormai è chiaro, anche se la vittoria rimane in bilico sino all’ultimo, che si andrà a gara cinque. Negli occhi rimane lo straordinario spettacolo offerto dai Grobari, che a inizio secondo tempo intonano il proprio inno a cappella, cantando a squarciagola sino al termine del match. Da non sottovalutare un controverso striscione della Juzna Tribina, il quale recitava
“L’allontanarsi dalla tradizione, dalla religione e dalla famiglia porta sempre a conseguenze tragiche. Possano tutte le anime delle vittime della scuola Vladislav Ribnikar riposare in pace”.
Il venerdì mattina però, il buco nero in cui sembra essere precipitata la Serbia diventa sempre più profondo. Nei dintorni della capitale, a Mladenovac, altre 8 persone vengono uccise con un’arma da fuoco da un ventunenne. Forse il sogno era già svanito, ma ora la realtà si fa più pesante, forse ci sarà bisogno in queste settimane di una risposta a livello politico senza strumentalizzazioni, ma questo lo lasciamo analizzare ad altri più competenti e in altre sedi.
Tornando al Basket giocato, per la gara della verità i ragazzi di Obradovic devono espugnare Madrid, non serve un miracolo dato che è già accaduto per ben due volte, ma in questo caso la situazione è completamente differente. Dio ha creato il Real Madrid e le gare decisive pensandoli come l’uno complementare alle altre. Il Partizan incredibilmente al primo tempo è sopra di 15 punti, ma il Rey De Copas cinicamente ha già compreso, sin dalla vittoria in gara tre, cosa fare per continuare a esercitare il proprio potere temporale. Le triple infinite e spettacolari di Kevin Punter sono fini a sé stesse, perché i veterani del Real protestano letteralmente contro ogni decisione arbitrale, discostandosi radicalmente dall’atteggiamento remissivo adottato nelle due gare fuori casa, ma soprattutto perché Llull e Rodriguez sentono l’odore della paura.
98 a 94, il Real vola a Kaunas.
Abbiamo esordito dicendo che il destino della serie era già scritto, perché la monarchia tende sempre ad auto conservarsi con ogni mezzo possibile se la sua sopravvivenza è minacciata. Ma senza quelle due gare perfette vinte dal Partizan, ormai gesti estetici vani ai fini del risultato, che storia staremmo raccontando?