Andrea Antonazzo
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Andrea Antonazzo
07 Aprile 2020
Il Wrestling senza pubblico è surreale
Il più importante evento della WWE si è svolto in un'atmosfera grottesca.
Nel 2007, l’attuale presidente degli Stati Uniti Donald Trump prese parte a WrestleMania 23, evento organizzato dalla WWE, la federazione di wrestling più nota al mondo, inscenando una rivalità con il suo proprietario Vince McMahon. In quella che fu ribattezzata “La Battaglia dei Miliardari”, i due scelsero un wrestler a testa: il vincitore del match avrebbe consentito al proprio “manager” di rasare i capelli al rivale.
Il lottatore scelto da Trump fu Bobby Lashley, che schienò Umaga. Le immagini di quel match – e soprattutto di ciò che è successo dopo, con Trump che tagliò i capelli a McMahon – sono rispuntate fuori durante la campagna presidenziale americana del 2016.
Di recente, invece, è emerso un retroscena dietro quell’evento. Tra le possibili scelte per il wrestler che avrebbe dovuto rappresentare Trump, ci sarebbe stato anche Rey Mysterio, minuto “luchador” mascherato di origine messicana. Il lottatore nel corso di un’intervista ha infatti commentato:
«Immaginate alcune di quelle immagini in questo periodo, se fossi stato scelto io. Sarebbe stato interessante vedere quelle foto circolare in questi giorni: Donald Trump con il wrestler messicano-americano Rey Mysterio».
Uno scenario paradossale per entrambi: sicuramente per Trump, che ha individuato nei messicani il principale nemico del popolo americano durante la campagna elettorale; ma anche per Rey Mysterio, da anni divenuto una sorta di rappresentante degli ispanici d’America all’interno del mondo del wrestling. Una vera e propria icona, con la sua distintiva maschera dai colori vivaci e i due falchi stilizzati sui lati. Lui stesso, d’altronde, ripete spesso come consideri importante fare la sua parte nel mondo dello sport-intrattenimento, essere una distrazione per la sua gente.
Una distrazione che però a volte ha portato con sé forti ambiguità: fin dal suo arrivo in WWE nel 2002, gli aspetti commerciali legati alle sue radici messicane e alla sua maschera hanno spesso avuto la prevalenza su quelli tecnici, tanto che il wrestler è stato anche al centro di polemiche, soprattutto in relazione alle tradizioni tradite da alcune sue scelte di carriera.
Nonostante sia nato nei pressi di San Diego, in California, Óscar Gutiérrez discende da una famiglia messicana. Suo zio, in particolare, era un wrestler famoso in tutto il Messico proprio con il nome di Rey Misterio (“il re del mistero”). Il piccolo Óscar era talmente affascinato dalla figura dello zio da decidere di ricalcarne le orme e di diventare anche lui un “luchador”, esordendo sul ring a 14 anni. Fu così che divenne presto noto con il nome d’arte di Colibrí, per le sue misure da peso leggero (oggi gli si attribuiscono 168 cm di altezza e meno di 80 chilogrammi).
Nel 1991, a 17 anni, divenne Rey Misterio Jr. La “y” al posto della “i” sarebbe arrivata solo con l’approdo negli Stati Uniti, grazie all’approvazione dello zio che gli consentì di ereditare la sua maschera. Quello di dinastia è un concetto fondamentale per capire la lucha libre messicana. Esistono da sempre intere famiglie che si dedicano quasi esclusivamente al wrestling, come quelle dei Guerrero e dei Garza, con pseudonimi leggendari che a volte vengono trasmessi di padre in figlio (o di zio in nipote, come in questo caso), portando alla nascita di nomi evocativi come “El Hijo del Santo”, figlio di una vera leggenda come El Santo. Alcune famiglie di luchadores sono arrivate addirittura alla terza generazione.
In tutto questo, la maschera fornisce un ulteriore elemento di interesse. Essa è sacra e va difesa con ogni mezzo necessario, soprattutto quando è frutto di un’eredità; perderla è un’onta, e mostrare il proprio volto in pubblico è motivo di vergogna (a reale identità dei luchadores mascherati, non a caso, può essere rivelata solo se si perde la maschera dopo averla messa in palio in un regolare incontro). In un meraviglioso incrocio d’altri tempi tra realtà e finzione, esiste addirittura un ente specifico che tra le varie cose si occupa di regolamentare queste faccende, la Comisión de Box y Lucha Libre Mexico D.F. (“commissione di Città del Messico per la boxe e il wrestling”): se un wrestler vuole re-indossare la maschera che ha perso, deve essere autorizzato da quest’ultima.
Il passaggio dai ring del Messico a quello degli Stati Uniti – avvenuto nel 1995 prima nella ECW e poi nella WCW – fu naturale per Rey Mysterio Jr., che brillò in particolare negli scontri con altri atleti di pari stazza, tra cui i messicani Psicosis e Juventud Guerrera. Per il wrestler fu facile adattare lo stile acrobatico tipico della lucha libre allo stile americano. Il suo esordio in WCW, nel 1996, ebbe del sorprendente: il match contro Dean Malenko valevole per il titolo dei pesi leggeri, dal quale uscì sconfitto, fu considerato unanimemente tra i migliori dell’intera annata.
«Quello che davvero risaltò quella sera erano gli addetti ai lavori nel backstage deluse nel vedere Rey. Ritenevano che fosse davvero piccolo e dall’aspetto troppo giovane, cosa che oggi ci fa ridere. Ma finì per essere una delle poche volte in circa 20 pazzi anni nel settore in cui tornai nello spogliatoio e trovai i miei colleghi in piedi ad applaudire le capacità di quel tipo».
(Le dichiarazioni di Malenko dopo quel famoso primo incontro)
Secondo Dave Meltzer, uno dei più influenti giornalisti americani di settore, fu grazie a quel match se oggi i wrestler sotto gli 85 chilogrammi appaiono con regolarità in televisione negli Stati Uniti. Nel 1999 Rey Mysterio, però, fu costretto dalla WCE ad abbandonare la maschera in seguito a un “hair vs. mask match” perso contro Kevin Nash e Scott Hall e lottato in coppia con il wrestler cubano Konnan, colui che lo aveva scoperto in Messico e raccomandato alle federazioni americane.
In seguito, Rey avrebbe criticato quella scelta della federazione:
«Io ero fortemente contrario! Credo che la WCW non capisse quello che la maschera significasse per me, per i miei fan e la mia famiglia. Fu una mossa davvero cattiva da parte loro. I fan volevano Rey Mysterio con la maschera, perderla mi ferì molto. Fu anche frustrante il fatto che quell’episodio arrivò non all’apice di una rivalità con un altro wrestler mascherato, ma in un match di passaggio. […] Mi trovavo in una posizione in cui non avevo scelta: si trattava di perdere la maschera o il lavoro».
Per Rey Mysterio la maschera era davvero tutto: la sua eredità, un segno di rispetto nei confronti di suo zio, a cui pensò in quel momento:
«Sono cresciuto come fan di mio zio, vedendolo lottare a Tijuana. Ero presente quando perse la maschera, a un certo punto della carriera. Scoppiò a piangere, credendo che non sarebbe più stata la stessa cosa».
Appena finito il match, Óscar telefonò a suo zio per comunicargli la notizia in prima persona. Con il senno di poi, la decisione di Eric Bischoff – che gestiva la direzione creativa della WCW di quegli anni – non fu molto lungimirante. A dimostrarglielo ci pensò McMahon, quando Rey Mysterio si trasferì in WWE, nel 2002. Innanzitutto, al lottatore fu chiesto di rinunciare al “Jr.” nel nome, perché non era possibile il richiamo a un wrestler che non era sotto contratto con la federazione. E poi il semplice “Rey Mysterio” sembrava lasciare di più il segno. Il wrestler di San Diego chiese e ottenne, come sempre, il permesso di suo zio al riguardo.
La seconda richiesta di McMahon – quella più rilevante e insistente – fu di re-indossare la maschera, con l’idea di venderla come gadget negli shop degli show. Anche se questo suscitò le polemiche da parte dei fan messicani – che considerarono l’atto come un tradimento della tradizione – Rey Mysterio acconsentì alla richiesta, affermando di aver ricevuto l’autorizzazione della commissione messicana per la lucha libre.
Non c’è alcun documento ufficiale che attesti il reale andamento dei fatti: la versione più accreditata afferma che, secondo la commissione, il match in cui Rey aveva perso la maschera non era stato organizzato in modo “tradizionale”. La realtà è che all’epoca le regole forse non erano già più tanto strette come in passato, anche se i luchadores che hanno re-indossato la maschera perduta si contano ancora sulle dita di una mano o poco più.
«Io rappresento la mia gente», afferma spesso nel corso delle interviste, «Lo so fin dal primo momento, ed è la parte più importante del mio viaggio».
Dalla decisione di rimettere la maschera in poi, complice anche il suo spettacolare stile di lotta, Rey Mysterio è diventato uno dei wrestler più noti della WWE, un “volto” facile da spendere in un periodo nel quale la federazione stava cercando di raggiungere un pubblico più giovane. Da un certo punto in poi, infatti, il wrestler iniziò a essere caratterizzato come una sorta di supereroe in grado di sconfiggere avversari molto più grossi di lui e vinse anche un titolo mondiale, sulla scia del cordoglio per la morte del suo collega e amico Eddie Guerrero (e dopo di quello ne sono arrivati altri due, oltre a svariati titoli minori).
Sfruttando il suo grande carisma naturale, la WWE lo mise sotto i riflettori anche per regalare al sempre più crescente pubblico di origine ispanica un eroe per cui tifare e in cui magari identificarsi, dando spazio ai suoi promo recitati con un inglese fluente e l’inequivocabile accento latino. E lui in quel ruolo è sembrato sempre trovarsi a suo agio: «Io rappresento la mia gente», afferma spesso il wrestler nel corso delle interviste, «Lo so fin dal primo momento, ed è la parte più importante del mio viaggio».
La maschera di Rey, nel corso degli anni, sembra aver perso la sacralità che aveva in passato, divenendo quasi più un simbolo di riconoscimento, se non proprio un oggetto di marketing. Anche se la WWE sembra voler ignorare il periodo in cui Rey ha combattuto a volto scoperto – evitando la riproduzione dei video del suo periodo in WCW o addirittura oscurandogli la testa – sono state numerose le volte in cui negli ultimi anni il wrestler si è mostrato davanti agli obiettivi delle macchine fotografiche senza maschera o in cui ha accettato di partecipare a futili rivalità incentrate su di essa.
Oggi Rey Mysterio è probabilmente il luchador mascherato più famoso al mondo ed è – di nuovo – molto amato anche in Messico, come hanno dimostrato le sue apparizioni negli ultimi anni nelle più importanti federazioni del paese, in un intervallo di tempo in cui si è allontanato dalla WWE. Di certo però non può essere considerato come il rappresentante più indicativo di una tradizione leggendaria, in cui realtà e leggenda si confondono fino a creare un mondo affascinante e peculiare tra realtà e fantasia.