Quando si fa riferimento al trequartista, un sottile percorso mentale porta ad identificare tale ruolo con il numero dieci. Ruolo al quale nel tempo è legata la fantasia, la creatività, la leggerezza, la follia. Immagine tutto sommato corretta se si pensa a chi, in passato, ha indossato quella maglia. Partendo da Rivera, passando per il primo Totti, Zola, ma anche Baggio, a tratti Del Piero, fino ad arrivare a Ronaldinho e Kakà (unici due tra i citati a non aver indossato, di fatto, la dieci in Italia), ci si rende conto che il nostro campionato ha avuto una grande tradizione, ormai perduta, di trequartisti. Trovare oggi chi ricopra questo ruolo, con queste caratteristiche, risulta abbastanza complicato. Nonostante molti allenatori usino moduli che sulla carta prevedono il trequartista, tale figura viene ai giorni nostri concepita in maniera del tutto differente, soprattutto per quel che riguarda le caratteristiche fisiche, mentali e strutturali. A ricoprire la porzione di campo alle spalle degli attaccanti, precisamente sulla trequarti campo offensiva, troviamo calciatori spesso adattati o ai quali è richiesto di giocare in quella posizione non snaturandosi, cioè conservando le proprie caratteristiche tecniche. Lo sforzo risulta perciò essere tattico, in una trasformazione del ruolo che vuole più peso e solidità ma che conserva comunque una discreta dose di dote tecnica. Due nomi su tutti: Radja Nainggolan e Jasmin Kurtic.
Il belga è la pietra angolare dell’intera Roma. Indispensabile in tutte le fasi di gioco dei giallorossi, Nainggolan è l’onnipresente. “Vorrei dieci Nainggolan, è l’evoluzione della specie del calciatore” afferma Spalletti. Al suo, inevitabile, calo fisico è corrisposta la crisi della Roma (eliminazione in Europa League, sconfitta nel derby d’andata di Coppa Italia). L’ex Cagliari ha avuto una crescita esponenziale nel rendimento, già molto alto, da quando è stato avanzato sulla trequarti dal tecnico giallorosso. Senza dubbio la migliore stagione in carriera del numero quattro. Record, sin qui, in Serie A; 10 marcature e 3 assist. Abile negli inserimenti centrali, preciso nel servire i compagni (1.8 passaggi chiave a partita, il che vuol dire la capacità di creare quasi due palle gol a partita), Nainggolan da trequartista si è scoperto essere anche cinico, rispetto soprattutto alla zona di campo che ricopriva in precedenza. Nonostante i suoi tiri verso la porta siano minori (2.9 totali) rispetto a quelli da trequartista (2.5), il quasi ventinovenne ha uno score maggiore. Così come risalta il dato relativo ai passaggi intercettati a partita che è, inusualmente, quasi raddoppiato (0.7 da centrale di centrocampo, 1.2 da trequartista). Il gioco avversario viene dunque spezzato in partenza, favorendo gli inserimenti, le verticalizzazioni e le ripartenze care alla filosofia tattica spallettiana. Camaleonte del centrocampo, il ninja è l’esemplare perfetto del trequartista moderno.
Il calciatore dell’Atalanta è stato rigenerato e, come molti dei suoi compagni, lanciato nella sfera delle rivelazioni dell’anno dal tecnico dei bergamaschi. Ciò che rende lo sloveno un trequartista atipico sono, per l’appunto, le sue caratteristiche. Tanta fisicità (186cm per 88kg) e propensione agli inserimenti. Il ventottenne è sicuramente uno dei punti di forza dell’undici di Gasperini che, da quando lo ha spostato di circa 15/20 metri in avanti rispetto alla sua posizione usuale, ha scoperto un calciatore insostituibile. Per lui parlano le statistiche. Nelle 28 presenze complessive in Serie A durante la stagione in corso, Kurtic ha giocato per 7 volte, una da subentrato, in mezzo al campo. Sulla trequarti ha invece disputato il resto delle gare (21, dato aggiornato al 30 Marzo). Il rendimento è stato decisamente diverso. Quando ha agito sulla linea mediana ha realizzato un solo gol senza fornire assist. Da trequartista ha messo la firma in 7 reti dell’Atalanta mettendo a segno 5 gol e fornendo 2 assist. Agendo sulla linea mediana, la media dei passaggi corti completati a partita è di 29.7, mentre quella dei passaggi lunghi è di 1.2. In posizione offensiva la media dei passaggi corti completati è più bassa (26.5) mentre è più alta quella dei passaggi lunghi (1.7). Il dato più interessante è però quello dei tiri che lo sloveno ha effettuato in porta. Da centrale di centrocampo ha calciato mediamente meno verso la porta avversaria (0.8 volte a partita da fuori perimetro, 0.7 dall’interno dell’area). Da trequartista, invece, la media dei tiri da fuori è leggermente più bassa (0.6), mentre è decisamente maggiore la media dei tiri all’interno con più del doppio delle conclusioni a partita rispetto al precedente ruolo (1.7). I dati dimostrano come lo sloveno, pur non essendo provvisto di eccelse doti tecniche, riesca a essere incisivo semplicemente interpretando con intelligenza tattica sia i dettami del suo allenatore che un ruolo originariamente non suo.
La figura del trequartista come veniva concepita un tempo non è però del tutto scomparsa. Gli ultimi esemplari militano entrambi nella Fiorentina. Il primo è Federico Bernardeschi. Il secondo è Riccardo Saponara, giunto nel mercato di riparazione. Entrambi possiedono tutte le caratteristiche che il ruolo preso in analisi richiede: fantasia, agilità, rapidità di pensiero e di esecuzione, abilità sui calci piazzati, visione di gioco a 180°. Federico Bernardeschi si sta rendendo autore di una stagione straordinaria. Eppure l’attuale 10 viola non era partito benissimo. La pioggia di critiche piovuta su di lui a inizio stagione ha lasciato presto il posto all’esaltazione delle sue doti. Il merito, come accade sovente in queste occasioni, va anche a Paulo Sousa che ha compreso ciò che limitava il talento di Carrara: la posizione in campo. Spesso utilizzato come esterno di centrocampo nel 3-4-2-1 dal tecnico portoghese, Bernardeschi è stato chiamato a svolgere mansioni che non gli competono pienamente. Capitava che l’ex Under 21 azzurro ricoprisse addirittura tutta la fascia in alcune occasioni. La svolta avviene alla nona giornata di campionato in trasferta a Cagliari. Sousa schiera Bernardeschi trequartista puro e non esterno largo come nelle precedenti uscite. Il rendimento è clamorosamente diverso. Contro i sardi si rende autore di una gara che lo vede assoluto protagonista nonostante la tripletta di Kalinic. Il dieci gigliato mette a segno una doppietta e permette, quasi senza volerlo dopo una serpentina in mezzo a due avversari, al suo compagno d’attacco di mettere a segno il secondo dei suoi tre gol. Da quel momento in poi la posizione che ricoprirà sarà praticamente sempre la stessa. In 25 presenze, 21 da titolare, Bernardeschi ha messo a segno 10 gol e 4 assist con una media di 3 tiri in porta a partita partendo da trequartista.
Riccardo Saponara ha avuto un ottimo impatto con l’ambiente viola. Giunto alla corte di Sousa con diversi problemi fisici da smaltire, si è fatto trovare subito pronto non appena è stato chiamato in causa dallo stesso tecnico. Nei 195 minuti giocati con la casacca gigliata Saponara è comunque riuscito a mettersi in mostra con un gol e un assist. Fondamentale, ad esempio, nella vittoria al fotofinish di Crotone con l’assist per il decisivo gol di Kalinic. Nella scorsa stagione Saponara è stato uno dei migliori dell’Empoli totalizzando in 33 presenze 5 gol e 11 assist, 5 di questi solo per Maccarone. Trequartista assoluto, funambolico, Saponara possiede la capacità, quasi estinta, di galleggiare tra le linee e di avere una visione completa del perimetro che va ad attaccare. La sua dote maggiore è il servizio più che il gol. 16 gli assist realizzati nelle ultime due stagioni e mezzo dal fantasista di Forlì. “Riccardo è più completo di Pastore” dichiarò Maccarone qualche anno fa. Compagno ideale per un centravanti, Saponara è alla ricerca della definita consacrazione che passa inevitabilmente per Firenze. L’estinzione del trequartista sembra inevitabile, complice il cambiamento climatico che attraversa il tatticismo calcistico. Sopravvivono, però, gli ultimi baluardi reduci da un’era di passaggio che va dalla classe cristallina del fantasista in maglia numero 10 degli anni ‘80/’90, alla duttilità e fisicità del trequartista moderno. La stagione in corso è stata, per i tecnici nostrani, tra le più sperimentali degli ultimi anni. Come Allegri ha reinventato la sua Juventus, così altri suoi colleghi hanno cambiato la propria interpretazione di gioco per resistere alla ventata di novità che investiva il campionato. Il risultato ha portato alla formazione di calciatori duttili e adattati come il trequartista del futuro.