Papelitos
31 Dicembre 2021

Caro Romelu, non funziona così

Troppo facile giurare adesso amore eterno.

“Ho l’Inter nel cuore” ha ammesso Romelu Lukaku, ma da lui ci si aspettava altro. Le parole rilasciate a Sky Sport non sono le solite dichiarazioni di circostanza di un giocatore alla sua ex squadra, queste fanno un rumore sordo. Spiazzano, se possibile, dato che un ritorno di Big Rom a Milano era possibile solo nei pensieri dei più malefici interisti vogliosi di rivincita (pochi, considerato che per la maggior parte della tifoseria la sua figura si è andata via via scolorendo, come il murales ai piedi di San Siro). E invece, il come back home è arrivato direttamente da lui.

«Spero davvero nel profondo del mio cuore di tornare all’Inter, non alla fine della mia carriera, ma a un livello ancora buono per sperare di vincere di più».

Romelu Lukaku

Nei suoi due anni in Italia abbiamo imparato a conoscerne ed apprezzarne l’emotività, e a vederlo coinvolto a pieno nelle vicissitudini della squadra di cui era il naturale portavoce. Un gigante dal cuore d’oro, si potrebbe sintetizzare con la più abusata delle formulette. Anche in questa occasione, di fronte alle telecamere, Lukaku non nasconde il suo d’animo, anzi lo rende talmente eloquente da non potere fraintenderlo.

«Dovevo parlare prima», sostiene, ma lo fa nel momento meno opportuno. Alle sue azioni d’altronde non è mai seguita una spiegazione, e il silenzio di oltre quattro mesi aveva paradossalmente rasserenato i rapporti: ignorarsi, delle volte, aiuta. Senza sottovalutare che nel frattempo l’Inter ha compiuto uno step successivo nel gioco e nella personalità, qualità che pensava di aver perso con l’arrivederci del belga. Lo conferma anche lo stesso Lukaku, quando dice che «bisogna essere onesti, [l’Inter] gioca davvero bene». Mentre lui, invece, fa fatica. Il bottino fin qui ottenuto in Gran Bretagna è magro, parla di cinque goal in Premier League (se escludiamo i due nelle ultime due giornate, era a secco da settembre) più i due in Europa.

«Voglio dire per prima cosa un grande scusa ai tifosi dell’Inter perché penso che il mio addio dovesse avvenire in maniera diversa. Avrei dovuto parlare prima con voi, perché le cose che voi avete fatto per me, per la mia famiglia, per mia madre, per mio figlio, sono cose che rimangono per me nella vita».

Romelu Lukaku


Ma ci domandiamo, se al Chelsea le cose fossero andate per il verso giusto, se Tuchel non avesse scelto di giocare in un altro modo, per citare lo stesso Lukaku, l’ex numero nove nerazzurro si sarebbe comunque confessato, cuore in mano, ai microfoni di Sky Sport Italia? Romelu dice che «adesso è il momento giusto per parlare», ma così è troppo facile. Di certo non è il momento giusto per l’Inter, per i suoi tifosi e anche per il Chelsea; sicuramente però, visti i risultati, è il momento giusto per lui.

Dichiarazione che oggi non possono far altro che lasciare l’amaro in bocca. Sicuramente Lukaku avrebbe dovuto dimostrare più tatto: all’epoca del suo addio, consumato in fretta e furia, e anche nel momento del “mea culpa”, fin troppo esplicito e destabilizzante. Così ha fatto un po’ la figura del marito che lascia la moglie per una donna più bella, e quando le cose non ingranano torna a casa con la coda tra le gambe giurando amore e fedeltà. Romelu è passato da un estremo all’altro, ed entrambe le volte il risultato non è stato dei migliori. Per questo anche un gesto pieno di affetto è risultato fortemente egoista.

L’ex bomber nerazzurro comunque, in definitiva, si è esposto senza mezzi termini: ha (fin troppo) coraggiosamente rinnegato la scelta ed è tornato a dichiarare amore eterno alla sua Inter, forse spinto anche dalle parole di Piero Ausilio il quale aveva ammesso che se lo sarebbe ripreso ma solo in prestito – il che è vero, dato che le possibilità di un ritorno sono poche ma non campate per aria. Ma soprattutto, questa volta le condizioni saranno poste dall’Inter e Lukaku, se mai sarà, dovrà accettarle. Quelle della Curva Nord invece sono state già fissate in uno striscione, e non lasciano spazio a dubbi: «Non conta chi nella pioggia scappa, conta chi nella tempesta resta! Ciao Romelu». In fondo se lui ha chiesto comprensione, ora deve dimostrarla a chi non riesce più a stargli dietro.

SUPPORTA !

Ormai da anni rappresentiamo un’alternativa nella narrazione sportiva italiana: qualcosa che prima non c’era, e dopo di noi forse non ci sarà. In questo periodo abbiamo offerto contenuti accessibili a tutti non chiedendo nulla a nessuno, tantomeno ai lettori. Adesso però il nostro è diventato un lavoro quotidiano, dalla prima rassegna stampa della mattina all’ultima notizia della sera. Tutto ciò ha un costo. Perché la libertà, prima di tutto, ha un costo.

Se ritenete che Contrasti sia un modello virtuoso, un punto di riferimento o semplicemente un coro necessario nell'arena sportiva (anche quando non siete d’accordo), sosteneteci: una piccola donazione per noi significa molto, innanzitutto il riconoscimento del lavoro di una redazione che di compromessi, nella vita, ne vuole fare il meno possibile. Ora e sempre, il cuore resterà il nostro tamburo.

Sostieni

Gruppo MAGOG

Lorenzo Santucci

44 articoli
La normalità di Simone Inzaghi
Calcio
Lorenzo Santucci
28 Novembre 2021

La normalità di Simone Inzaghi

L'allenatore dell'Inter non fa notizia, ed è un bene.
DAZN fa rima con disperazione
Papelitos
Lorenzo Santucci
09 Novembre 2021

DAZN fa rima con disperazione

Tolta la concurrency.
State attenti ad insultare i tifosi
Papelitos
Lorenzo Santucci
06 Settembre 2021

State attenti ad insultare i tifosi

La protesta dei tifosi del Milan è sacrosanta ma non sufficiente.

Promozioni

Con almeno due libri acquistati, un manifesto in omaggio

Spedizione gratuita per ordini superiori a 50€

Ti potrebbe interessare

Álvaro Recoba, il più grande talento sprecato di sempre
Ritratti
Marco Metelli
17 Agosto 2018

Álvaro Recoba, il più grande talento sprecato di sempre

La leggendaria pigrizia del venerato Chino.
Maglie da calcio e identità, il filo invisibile del pallone
Calcio
Gianluca Losito
18 Settembre 2020

Maglie da calcio e identità, il filo invisibile del pallone

Se anche la tradizione diventa una strategia di marketing.
Il Belgio è forte, ma non imbattibile
Papelitos
Marco Armocida
28 Giugno 2021

Il Belgio è forte, ma non imbattibile

Tutta Italia ha visto Belgio-Portogallo.
Il caso Mkhitaryan e il silenzio della UEFA
Calcio
Gianluca Palamidessi
22 Maggio 2019

Il caso Mkhitaryan e il silenzio della UEFA

Il lato corrotto del politicamente corretto.
L’arte di perdere
Calcio
Maurizio Fierro
29 Maggio 2017

L’arte di perdere

Quando la sconfitta diventa un’arte: maggio 1967, una primavera molto nera e poco azzurra.