Il dibattito pubblico sul rugby in Italia risulta fatalmente legato alla contingenza, alla cronaca. Mancando un sistema diffuso di giornali, riviste, canali, podcast (offerta scarsa per via della bassa domanda, del resto), l’approfondimento di determinati fattori, pure decisivi per la comprensione del gioco e della sua progressiva evoluzione semplicemente manca. Del tutto.
Dove sta andando il rugby? Qual è la ratio delle progressive modifiche al regolamento? Perché difficilmente rivedremo una edizione dei Mondiali in Nuova Zelanda? Cosa spinge il Sud Africa verso l’emisfero Nord (e il Sei Nazioni)? E ancora: perché le nazionali contano più dei club? Perché il 20% dei giocatori professionisti totali viene dalle isole del Sud Pacifico ma Figi, Samoa e Tonga non vinceranno mai un Mondiale?
Sono alcune delle domande che occorrerebbe porsi, ma la cui discussione – nel nostro Paese – non esce dalle stanze dei bottoni federali (e solo quelle più alte).
Questa la ragione per cui sarebbe importante che il Centro studi della stessa FIR si incaricasse della traduzione in italiano e della conseguente pubblicazione di Unholy Union. When Rugby collided with the modern World, saggio di Michael Aylwin, giornalista del Guardian, scritto con la consulenza di Mark Evans, nel tempo direttore tecnico di vari club, fra cui i Saracens.
La prima parte del libro si concentra su una critica dura e documentata all’amatorialità del Gioco, perseguita scientemente dalla Rugby Football Union, che difese con ostinazione il dilettantismo sino al 1995 – anno dell’avvento del professionismo. Una scelta che sancì tuttavia il drammatico ritardo nello sviluppo del rugby e che, nel 1995 stesso, fece balzare d’improvviso il Gioco in avanti di due secoli: dal XIX al XXI secolo, in una notte soltanto. Un evento troppo poco graduale che creò (e crea ancora) scompensi, scossoni e false partenze.
Il grande tema dibattuto nel libro è proprio l’avvento del professionismo: di come sia stato recepito da un sistema estremamente codificato e, appunto, refrattario ai cambiamenti; di come abbia fatto evolvere il Gioco, da allora; di quanto tempo sia stato perduto cullandosi nel senso di superiorità del non mescolare la pratica sportiva con il vile denaro.