Calcio
18 Dicembre 2021

Liberate la Salernitana!

Il calcio italiano si sta coprendo di ridicolo.

Continua la pantomima, e con essa la telenovela, del calcio italiano. La Salernitana ha ottenuto infatti il consenso della Lega di Serie A per concludere la stagione nel massimo campionato, nonostante la gestione affidata ai trustee Melior Trust e Wildar Trust non abbia ancora trovato un acquirente. Un paradosso se si considera che la FIGC, a settembre, aveva concesso al club granata la partecipazione al massimo campionato con alcune regole stringenti: prima delle quali, la vendita entro e non oltre il 31 dicembre 2021.

Già in un precedente articolo abbiamo avanzato le nostre perplessità sulla decisione assunta dalla federazione, evidenziando i limiti di un sistema calcio italiano che si è fatto trovare (per l’ennesima volta) impreparato. Intanto con l’accettazione di quel meccanismo perverso delle multiproprietà, poi chiudendo un occhio sulla gestione di Lotito e allentando le regole che, già nel momento della promozione, avrebbero preteso che questi vendesse il club. Come scrivevamo oltre due anni fa nell’ottobre 2019:

«Cosa succederebbe se la Salernitana riuscisse nell’impresa di ottenere la promozione in serie A? Banalmente Lotito si ritroverebbe con due squadre di proprietà in massima serie. Secondo la legge, ne sorgerebbe un conflitto di interessi insostenibile e il patron dovrebbe vendere l’una o l’altra società. Certo, secondo la legge. Ma le leggi sono fatte per essere rinnovate, interpretate, adattate al progresso».

Tornando a quanto accaduto il 16 dicembre 2021, in sede di assemblea 18 club hanno votato a fare di un ulteriore proroga da concedere alla Salernitana. Così quasi la totalità della Serie A si è mostrata favorevole ad allungare il termine ultimo per l’acquisizirone della società, da parte di nuovi acquirenti, al 30 giugno. Così è se vi pare, direbbe Pirandello: una proroga-sanatoria all’italiana che ancora una volta dimostra la serietà del nostro calcio. Di tutto ciò si discuterà il prossimo 21 dicembre con il Consiglio Federale della FIGC, che si esprimerà a tal proposito – ma è lecito pensare non a sfavore. Il perché? Semplice, l’unica risorsa economica per le società di calcio: i diritti tv.



L’esclusione del club campano, ovviamente, comporterebbe un girone di ritorno con 19 squadre anziché 20, causando la “perdita” di una partita per giornata di campionato per un totale di 18 gare in meno. Un vero e proprio danno economico per le società che vedrebbero ridurre gli introiti dai diritti tv e l’apertura di un contenzioso con i broadcaster televisivi (un po’ come accaduto con Sky durante il covid). Al di là dell’aspetto economico poi, la Salernitana in Serie A garantirebbe quanto meno i principi di competitività, evitando dislivelli tra girone di andata e ritorno.

Per concludere l’esclusione dal campionato, se le regole valgono per tutti, obbligherebbe la società a ripartire dai dilettanti.

Ma come è stato possibile arrivare a ciò? Dover ancora una volta infrangere o allentare le regole perché non si è stati in grado di farle rispettare? Chi al momento sta facendo la figura peggiore, infatti, è la federazione. Se la Salernitana dovesse ottenere la proroga, anche il tifoso più distratto potrebbe chiedersi perché, per altri club, i termini di scadenza siano stati applicati alla lettera senza alcun genere di proroga. In questi anni abbiamo assistito infatti ad alcune esclusioni (non fallimenti) per cui una piccola proroga avrebbe consentito l’iscrizione e un regolare svolgimento del campionato. E allora perché non si fa lo stesso adesso con il (fu) club campano di Claudio Lotito?

Alla “solidarietà” dei presidenti si contrappone quella dei tifosi: questo il messaggio di vicinanza degli ultras dell’Inter a quelli della Salernitana

Come detto si deve attendere il Consiglio Federale del 21 dicembre, eppure l’indirizzo dell’assemblea di A sembra poter convincere la FIGC a dare la proroga. D’altronde si è votato no? Ha vinto la democrazia! Bel meccanismo quello per cui, quando le regole non vanno bene, si chiama in causa l’elettorato – qui per giunta elettorato interessato. Se comunque il Consiglio avallasse la scelta dei club, Lotito ne uscirebbe nuovamente vincitore.

Ma a questo punto cosa accadrebbe se la Salernitana dovesse retrocedere in Serie B? Certamente usufruirebbe del paracadute di 10 mln di euro. Ma al di là di ciò, il club verrebbe escluso ugualmente dalla Serie B, e quindi dal professionismo, se non dovesse trovare nuovi acquirenti? E se alla fine partecipasse, lo farebbe con i trustee alla guida o di nuovo nelle mani di Lotito? Ad oggi purtroppo anche qui, nella repubblica calcistica delle banane – non ce ne vogliate –, è difficile dirlo.

Questa situazione d’altronde era prevedibile, ma la federazione ha preferito rimanere inerme. Anzi, le multiproprietà negli anni sono addirittura state elogiate da giornalisti compiacenti con dichiarazioni ad hoc.

Oggi è la realtà ad aver travolto questo modello, cosa che a settembre ha portato il Consiglio Federale a decretare lo stop alle multiproprietà la stagione 2024-25: nessun proprietario potrà avere due club nel calcio professionistico. Una decisione che coinvolge anche il Bari di De Laurentiis primo in Serie C, con un intervento tradivo arrivato dopo l’ennesima brutta figura del nostro sistema calcio. 

Le uniche vittime, lo ribadiamo, sono quei tifosi commoventi che a migliaia prendono d’assalto la curva e partono in trasferta, urlando a squarciagola mentre la propria squadra prova a combattere in campo. Il loro scetticismo su Lotito e le dure contestazioni, per gli osservatori attenti (ma è meglio dire onesti), continuano da anni. Certo alcuni sono rimasti estasiati dal sogno della Serie A, non rendendosi conto di quanto stesse accadendo sulla propria pelle. Ma oggi il messaggio rimane quello di venerdì sera all’Arechi, un manifesto del tifo autentico che se ne frega di compromessi politici, proroghe e sanatorie: «Gravina mantieni la promessa… Dilettanti, promozione o nei campi di periferia, la Salernitana per noi non ha categoria».

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