A Manchester non ci sono solo City e United (forse).
Il Salford City Football Club è una squadra di Football League Two, quarta divisione del calcio inglese. Una squadra il cui nome, sino a qualche anno fa, era sconosciuto alla maggior parte delle persone. Nessun trofeo di prestigio a livello nazionale in bacheca, solo un English Football League Trophy (competizione alla quale prendono parte le squadre della Football League One e Two), e una National League North, campionato di sesta divisione inglese.
Siamo nella contea metropolitana della Greater Manchester, un luogo dove a farla da padrone sono le fabbriche, l’università, la pioggia e soprattutto lo United e il City. Niente a che vedere con sfide in campi polverosi e subito dopo birra al pub per vedere le partite di Premier, sperando un giorno di poter calcare quei prati. A Manchester si vive soprattutto di passione per il calcio e la musica, e probabilmente il massimo della sua fama la cittadina di Salford lo aveva raggiunto nel 1986 grazie agli Smith che scelsero di farsi ritrarre davanti allo storico Salford Lads Club per la foto di copertina interna del loro album: The Queen is dead.
È questo un luogo prevalentemente a fede United, e ciò è dovuto soprattutto alla sua prossimità con la zona dello stadio dei Reds, l’Old Trafford: basta pensare che il Moor Lane, il campo di gioco del Salford, è a meno di cinque chilometri dalla casa del Manchester United. Una struttura che fino a pochi anni fa rispecchiava in tutto per tutto l’idea romantica di calcio delle serie minori inglesi: gradinate in pietra, circondate dalla campagna, facevano da contorno a partite combattute nel fango e sotto la pioggia battente.
La vicinanza con il mondo Red Devils, sino a quel momento solo geografica, si trasforma in qualcosa di più quando nell’estate del 2014 sei ragazzi della cosiddetta Classe del ’92, precisamente i fratelli Gary e Phil Neville, Nicky Butt, Ryan Giggs, Paul Scholes e David Beckham, ultimo arrivato in ordine cronologico, acquistano l’intero pacchetto azionario del Salford. Poco dopo, nel mese di settembre dello stesso anno, la società si allarga con la cessione del 40% delle quote a Peter Lim, imprenditore di Singapore già proprietario del Valencia. I sei ex United detengono quindi, tramite un fondo d’investimento chiamato simbolicamente CO92 (Class Of 92), il 60% delle quote societarie.
Proprio quello stadio tanto affascinante quanto fatiscente, chiamato oggi Peninsula Stadium per motivi di sponsor, è stato ristrutturato ed inaugurato nel 2017. Alla presenza e benedizione del Sir Alex Ferguson, l’impianto diventa il simbolo più evidente del cambiamento societario portato dai nuovi proprietari sin dal primo giorno: uno stadio da grandi palcoscenici, per un investimento da circa cinque milioni di sterline – cifra davvero esorbitante per una squadra di quella categoria. Quindi, oltre al rinnovamento delle strutture, viene ampliato il settore giovanile e creata la squadra femminile.
Un progetto ambizioso che ha come obiettivo quello di portare la squadra in Championship, seconda divisione, entro quindici anni.
Missione che sembra possibile, viste le tre promozioni conquistate nelle ultime cinque stagioni e vista soprattutto l’ingente disponibilità finanziaria, per mercato e stipendi, al contrario di tutte le altre rivali. La nuova proprietà ha fatto sì che Salford passasse dall’essere una squadra di dilettanti – molti giocatori svolgevano un altro lavoro per arrotondare – ad essere un team di giocatori professionisti con stipendi molto più alti della media della categoria. Sembra solo un vecchio ricordo il loro soprannome, “The Ammies”, gli Amatoriali, derivato dalla denominazione originale del club, Salford Amateurs.
Tutti gli acquisti della nuova gestione sono praticamente giocatori professionisti e – per restare in tema con gli ex dello United, anche se ad oggi non veste più la maglia del Salford – uno dei colpi più importanti di questi anni è stato di certo Adam Rooney, centravanti solo omonimo di un’altra gloria Red Devils e proveniente addirittura dalla prima divisione scozzese. Quattromila sterline la settimana furono più che sufficienti per fargli accettare la discesa di categoria.
Qualche malumore, oltre che tra gli avversari indispettiti da questa nuova potenza praticamente arrivata dal nulla, si è avuto anche tra i supporters degli Ammies soprattutto quando la nuova proprietà ha deciso di cambiare i colori societari: si è passati da nero e arancione/mandarino al rosso e bianco. I tifosi storici hanno così inviato un messaggio alla nuova proprietà, preoccupati che tutto quello che stava accadendo potesse minare i valori su cui era fondata la società e trasformarla in una operazione di marketing più che in una squadra di calcio. Troppi cambiamenti per chi era abituato a un certo tipo di calcio, e vedeva trasformarsi radicalmente il carattere della propria squadra del cuore.
Fondamentale per calmare le acque fu l’incontro tra la proprietà e i tifosi, nel corso del quale fu esposto con completezza il progetto e le ambizioni della dirigenza. Soprattutto fu spiegato che quella dei vecchi Red Devils era stata soprattutto una questione di cuore visto che Scholes, così come i fratelli Neville, erano cresciuti a Manchester, ed entrambi i Neville, insieme a Giggs, avevano sostenuto il loro provino per lo United proprio sul campo del Salford. Troppo affezionati per poter fare qualcosa che andasse contro la squadra e contro la comunità. A rendere ancora più forte il rapporto di fiducia tra tifosi e società ci ha pensato anche la Foundation 92, fondazione benefica voluta dagli ex calciatori che dal 2018 si occupa di realizzare progetti utili all’integrazione e allo sviluppo sociale dei giovani del posto attraverso lo sport.
Un progetto a tutto tondo quello del nuovo Salford, una scommessa che non si ferma al rettangolo di gioco.
Ad oggi il Salford ha mancato di poco i playoff, dovendo rimandare l’ennesimo salto di categoria. Il progetto però è solido, e sembra solo questione di tempo affinché il club possa scalare le gerarchie del calcio inglese. Dove potrà arrivare il Salford, e quando, lo scopriremo nei prossimi anni. L’unica certezza è rappresentata dal sostegno dei tifosi, che nelle ultime stagioni hanno iniziato a sognare in grande: e dalla speranza che il loro club, un giorno, possa venire ricordato non solo per la Classe del ’92.