Cultura
21 Maggio 2023

La ballata del vecchio Baciccia

Antico marinaio, che scempio han fatto della tua Samp.

Dondolano le nuvole sopra il cielo grigio che sormonta gli Appennini, mentre le navi attraccano all’ombra della Lanterna. Soffia forte il ponentino, sferza i muri dei caruggi che si inerpicano da Caricamento sin sopra via Ravecca. Che brutta fine hai fatto, vecchio “Baciccia. Antico marinaio vessato da una maledizione simile a quella che Coleridge dedicò a un tuo antenato. Sbuffi tenace con la pipa persa dentro la lunga barba, sperando che qualcuno, qualche “capitano di ventura” ti liberi dal giogo di una “viperetta” che ti stringe forte, mozzandoti il respiro.

Quante ne hai passate, con quei colori indosso. Tutti dicono che sia la maglia più bella d’Italia. Tanto bella quanto tormentata. Unione geniale delle tonalità di due squadre che non esistono da decadi, custode di un passato talmente luccicante da denominarlo “SampD’oro”. Eppure, basta poco a distruggere un sogno, per trasformarlo in farsa. Racconto tragicomico che da queste parti abbiamo già visto.

Inesistenti principi mediorientali, segreti tycoon cittadini, meteore e vecchie glorie. Entrano in scena con le tasche piene di “palanche”. Parlano, eccome se parlano. Millantano, promettono e poi scappano. Se non fosse verità, quel genio di Gilberto Govi, riposi in pace, ci avrebbe messo su uno spettacolo degno dei suoi. Solo che qui non siamo allo “Stabile”, ma a Marassi. E in gradinata Sud il sorriso è un disegno cancellato da mesi.

Tra quelle bandiere blucerchiate oggi noti solo musi lunghi, rabbia, profonda delusione di chi non ci crede più.

Da dove si riparte, “veggiu Baciccia”? Quarta lettera dell’alfabeto, guai a pronunciarla, perchè suona come un anatema, come l’albatros della famosa ballata di qualche secolo fa. Li vedi, laggiù verso San Lorenzo, i tuoi cugini prepararti la bara? Il rito del funerale, quello ormai ti tocca, addizionato all’ascensore che il Grifone ha appena preso per salire in paradiso. Loro tornano, noi scendiamo, e chissà a quale piano ci fermeremo. Possibile che non vi sia un americano con qualche milioncino in tasca che sia interessato al Doria?


Meglio americani che nulla, effettivamente…


E dire che si sono spinti sino a Spezia, certo senza far miracoli, ma intanto tengono la barra del timone dritta. Per non parlare dell’odiato Genoa. Noi, invece, siamo diventati spettatori di una soap opera “al pesto”. E non abbiamo il coraggio di nominare i protagonisti di questa trama, che ben poco ci appassiona. “La vende? E a chi? Ritorna Duccio?”. Caro Baciccia, guarda che scempio han fatto della Samp. Sul campo non basta nemmeno l’impegno dei tuoi ragazzi.

Il Quaglia ha oltrepassato la boa delle 40 primavere, ma comanda la nave con il piglio del corsaro nero. Quello di salgariana memoria, che salpò dal porto di Ventimiglia per chissà quali avventure. Vogliamo parlare di mister Stankovic? Avrà sognato, almeno una notte, di trasformarsi in erede dello zio Vuja! Portiamo la ciurma in salvo, sistemiamo la baracca e puntiamo in grande. D’altronde, qualche giovincello di buone speranze lo avevano anche imbarcato, ma quando l’armatore fa le bizze, concedendosi vanesio ai microfoni e molto meno ai creditori che lo inseguono, allora tutto si rompe.

Una storia di petrolio, sale cinematografiche, carceri e sconfitte. Un fritto misto tra Calvino e i Vanzina. Un pasticcio all’italiana, ai quali noi assistiamo impotenti, stretti sotto i portici dietro Palazzo San Giorgio. Al riparo da quella brezza salmastra che ci taglia le rughe. Una sigaretta, uno sguardo verso l’orizzonte che arriva sin oltre la Corsica. Di blu è rimasto solo il mare. Pensare che una volta urlavamo a squarciagola che lo era pure il cielo, come cantava Rino Gaetano. Tempi andati, persi nel baule dei ricordi. Aprirlo ora fa solo male.

Vestiti, Baciccia. Sistemati il cappello e saliamo verso Staglieno. Mancano poche partite.

Poche stazioni di una via Crucis che non finisce a giugno. Parlano di banche e di denari, di fidejussioni e garanzie. E di debiti, milioni di debiti che quel saltimbanco venuto dalle borgate della capitale, tirchio più di come ci raccontano, vorrebbe tutti per sè. Avido oltre ogni limite. Sfacciato e volgare, nel rilanciare, dietro e fuori le sbarre, patetiche dichiarazioni d’amore ai tifosi. La luna di miele è durata poco, “sciu Massimo”. Giusto il tempo di capire che il cognome non era di quello che vende le ovette al cioccolato con sorpresa.

La contestazione della Gradinata Sud, con tanto di fumogeni in campo, nel derby ligure contro lo Spezia del mese scorso.

Di sorprese ne sono arrivate tante, “belin” se ne sono arrivate, ma di certo non sono piaciute. Ciarle da bar sullo stadio sul mare, di coppe campioni e manie di grandezza. Balletti sotto la Sud, come un ubriaco che esce da una taverna di via del Campo, perchè il troppo rosso gli ha dato alla testa. Di fronte alle telecamere come una caricatura. Si divertiva, mentre qualcuno ci credeva ancora e andava a sedersi al “Ferraris”, ascoltando dagli altoparlanti De Scalzi e I New Trolls intonare “Lettera da Amsterdam”. Perchè i colori non si discutono mai, si amano.

Ora, però, questa ballata che di romantico ha ben poco, è finita.

E a chi resta tocca vedere le mura della Superba colorarsi di rossoblu, con qualche D enorme che già campeggia tra il lungomare e le piazzette nascoste tra gli antichi palazzi signorili. Attendiamo il nostro destino, come quel marinaio che assisteva impotente alla partita a scacchi tra la Morte e la Vita-in-morte. Sospesi in un limbo infinito, come un vascello in tempesta che non scorge porti, nè altre barche avvicinarsi.

Il sole picchia forte a mezzogiorno e la sete gonfia la gola. Così ci sentiamo, caro Baciccia. In attesa di giudizio come un detenuto. Tristi, finali, soprattutto solitari. O forse, ancor meglio dire soli. La notte alziamo gli occhi, cerchiamo la stella che brilla più di tutte le altre. E allora, le imprecazioni e il nervoso si fermano. Lo vedi anche tu! Quel sorriso è Gianluca. La maglia con lo scudo indosso, la bandiera nascosta tra i riccioli, che veglia la nostra povera e bistrattata Sampdoria.

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