Calcio
03 Luglio 2017

San Francesco

29 giugno 2000.

Se chiedete ad un tifoso italiano di calcio cosa stesse facendo esattamente venti anni fa – memoria permettendo – vi dirà certamente che stava assistendo ad una partita irripetibile. E tutto grazie a due Francesco, portiere e attaccante. Un po’ come Holly e Benji nella finale dei mondiali, uno parava l’imparabile, l’altro annichiliva gli avversari con classe e talento: parliamo di Toldo e Totti, Olanda contro Italia, semifinale degli europei.

 

 

Il nuovo millennio si era aperto, in ordine cronologico e nei primi sei mesi, con alcuni importanti segnali per lo più politici: in Francia era stata approvata la legge Aubry, che abbassava da 39 a 35 le ore lavorative all’interno delle aziende con più di venti dipendenti; Tarja Halonen veniva eletta come prima presidente donna finlandese; il 13 febbraio moriva l’ideatore dei Peanuts e con lui finiva anche l’era di Snoopy, Charlie Brown e compagnia bella. E poi l’elezione di Vladimir Putin prima e di Bashar al-Assad dopo, che venti anni più tardi avrebbero vinto insieme una guerra cruciale per gli equilibri geopolitici del Medio Oriente (e non solo). 

 

Putin e Assad: tutto si poteva pensare nel 2000 fuorché un’alleanza bellica tra Russia e Siria quasi vent’anni dopo

 

 

A giugno partono gli Europei di calcio, in Olanda come detto. Pochi giorni prima è stato svelato il Terzo segreto di Fatima e, a crederlo, qualcosa di soprannaturale accompagnerà la spedizione azzurra. La nazionale di Zoff ha una squadra di tutto rispetto (alcuni di loro diventeranno campioni del mondo pochi anni dopo) ma parte senza un asse portante, seppur nel fiore degli anni: Gigi Buffon rimane infatti in patria causa infortunio, e tocca a Francesco Toldo difendere i pali italiani.

 

 

In semifinale, il 29 giugno, incontriamo i padroni di casa in uno stadio totalmente colorato di arancione, e pronto a festeggiare l’approdo in finale. La partita inizia malissimo per gli azzurri, ma già qualcosa di strano si può avvertire nell’aria. Primo segnale. Berkgamp tira rasoterra ad incrociare: Toldo è superato, il palo no; l’Italia, come si suol dire, la sfanga. Poi a dieci dalla fine del primo tempo Zenden supera Zambrotta che lo stende. Doppio giallo. Fuori.

 

 

È un’odissea, gli olandesi insistono spinti dal pubblico di casa e noi subiamo con la forza della disperazione. Proviamo a resistere, ma pochi minuti più tardi l’arbitro tedesco Markus Merk assegna un rigore dubbio all’Olanda. Sul dischetto va Frank De Boer (che con l’Italia non avrà mai un rapporto cordiale): tira alla sinistra di Toldo, che si distende e para. L’estremo difensore azzurro esulta come ad un gol – in faccia agli olandesi – facendo un balzo di circa un metro e mezzo. Siamo vivi: San Francesco ha compiuto il primo miracolo.

 

La storica esultanza di Francesco Toldo
La storica esultanza di Francesco Toldo

 

 

Il secondo tempo è però il gemello del primo. Iuliano stende Davids nell’area azzurra: secondo rigore. Una scelta di tempo sbagliata costa carissima all’Italia. Sul dischetto non si presenta più De Boer ma Kluivert che, come ricorda Bruno Pizzul in telecronaca, ha segnato la bellezza di cinque gol nella competizione. Patrick va per il sesto e calcia: pallone da una parte, Toldo dall’altra. Palo. Da Italianissimi, goliardici e dotati di un’ironia trascendentale, ci viene in mente la faccia del ragionier Fantozzi che dice dalla finestra “Scusi chi ha fatto palo?!”; è meglio però non sfidare la fortuna, per lo più proprio adesso.

 

 

Non si sa come, non si sa perché, l’Italia incassa ma non crolla. È ancora zero a zero e San Francesco questa volta, senza metterci le mani e senza meriti, è protagonista (indiretto) del secondo miracolo. Noi non ci siamo, occasioni create pari a zero: quella più pericolosa si sviluppa con Delvecchio per puro caso, ma Van der Sar ne approfitta per prendersi anche gli applausi del pubblico di casa.

 

L’occasione dell’Italia, quella vera, avviene però al minuto 83: fuori Stefano Fiore dentro Francesco Totti.

 

 

Intanto l’Olanda attacca ma la palla non entra neanche a spingerla con le mani dato che, tra l’altro, quelle mani ce le mette quasi sempre Francesco Toldo. I tempi regolamentari e poi quelli supplementari si chiudono sullo zero a zero, con due pali e due rigori sbagliati per gli Orange e il nulla per l’Italia. Si va ai rigori. Il nostro primo rigorista, tanto per rendere l’atmosfera ancora più pesante, è Gigi Di Biagio: tutta l’Italia trema, figurarsi lui.

 

 

Due anni prima, in Francia, un suo errore dal dischetto ci fece infatti uscire proprio contro gli stramaledetti cugini. I rigori però li sbaglia solo chi li tira e Gigi, stavolta, quella porta la butta giù; nella sua esultanza c’è una rabbia covata per due anni, e già questo è per noi un gran segnale. Adesso tocca a loro, di nuovo Frank de Boer contro Toldo, e ancora lo stesso esito. Tiro forte ma centrale. Terzo miracolo, e stavolta siamo pure avanti. Di due gol, dopo il rigore perfetto di Pessotto.

 

Il dito rivolto verso la vittoria. Toldo incubo di De Boer
Il dito rivolto verso la vittoria. Toldo incubo di De Boer

 

 

Tocca a Stam, il gigante della difesa olandese. È il momento più importante della partita, ma prendiamoci il tempo di un aneddoto. Toldo, in un’intervista mesi dopo, racconterà infatti una storia particolare: a Natale del 1999, un certo Alberto gli garantisce la titolarità agli Europei. Ne è così sicuro che scommettono un caffè. Ma c’è dell’altro: Alberto gli predice anche che in quegli europei tutti avrebbero parlato del portierone buono italiano, alto due metri; il 29 giugno, Toldo riceve una chiamata proprio da Alberto che gli urla: “il giorno è questo” aggiungendo anche che, per rigor di logica, essendo lui un portiere sarà protagonista nei rigori. Sconcertante.

 

 

Nel momento in cui Stam si avvicina al dischetto, si intravede perfettamente lo stato d’animo degli olandesi: frastornati, increduli, impauriti. Non sanno più cosa fare per segnare. Jaap allora decide di puntare tutto sulla potenza per cercare di scacciare i fantasmi; quel pallone finisce a Voldenpark, non si sa in quale laghetto. Quarto rigore sbagliato su quattro a disposizione. L’allenatore dell’Olanda, Frank Rijkaard, guarda il suo vice quasi sorridendo, mentre Toldo si rialza e (sembra) che pronunci il nome di Alberto. Il veggente, il deus ex machina venuto da lontano.

 

Totti ridefinisce l’idea, e la realizzazione, del “cucchiaio”

 

 

Terzo rigore: va San Francesco Totti. Come è andata lo sappiamo tutti e lui stesso qualche anno dopo (ma in realtà anche il telecronista in diretta) dirà che per fare un cucchiaio in una partita così importante, in un momento così cruciale, o sei matto o sei forte. E lui matto non si sentiva. Scherzi a parte, un po’ come Pirlo agli Europei del 2012 contro l’Inghilterra, quel rigore ha scavato la fossa agli olandesi: quel ventinove di giugno avrebbero potuto fare ciò che volevano, giocare altri 120 minuti più recupero (magari senza rigori) ma non avrebbero mai vinto.

 

 

Il gol di Kluivert e l’errore del capitano Paolo Maldini rallentano solo la sconfitta dei padroni di casa. Ma è giusto così, perché San Francesco Toldo deve parare il quinto rigore a Bosvelt e portarci in finale. Non si sa come, ma l’abbiamo vinta. La fortuna, la follia, il genio e la religione. Dentro questa partita c’è stato di tutto. Abbiamo dato un altro giorno a San Francesco: pagano, ma lecito – e comprovato dai fatti. Perderemo la finale di quell’Europeo nella maniera peggiore possibile, una ferita risanata dopo sei anni ma che dentro ci brucia ancora proprio per come eravamo arrivati a giocarcela. Forse è il caso dirlo; è andata così, amen.

 

 

 

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