Papelitos
14 Agosto 2022

Avete rovinato lo sport più bello del mondo

Questo qui non è calcio.

Se all’indomani del doppio clamoroso episodio VAR l’attenzione è rivolta quasi unicamente alla moviola delle due azioni, è troppo tardi anche solo per scrivere quello che pensiamo: il calcio con il Video Assistant Referee è diventato un altro sport. Ad alcuni piacerà pure, a noi fa ribrezzo. Il calcio non è uno sport per ballerine, recitava un celebre slogan. E prima che l’accusa di sessismo irrompa dal proscenio, è bene specificare perché: nel ballo e nel balletto la prestazione è unicamente tecnica (l’atto al di là delle circostanze), nel calcio è bellica (l’atto incontra le circostanze, in primis quelle che scaturiscono dall’opposizione avversaria).

Il contatto che ieri pomeriggio ha (ri)aperto le danze – è il caso di dirlo – della Serie A 2022/23 tra Calabria e Soppy fa parte del gioco. Duro, acido, rischioso certo perché a pochi metri dalla linea di porta, ma regolare. A velocità normale, perlomeno. Perché poi entra in campo la moviola, quella che ferma l’immagine, richiama l’arbitro al monitor e costringe l’impavido con la casacca gialla a invertire il verdetto del campo. Qui “l’entità del contatto” non è in questione: lasciamo a Graziano Cesari o Luca Marelli gli infiniti colpi e colpetti di competenza arbitrale rispetto all’episodio. Il problema però è quello di sempre: il VAR non dovrebbe – da quest’anno non potrebbe – intervenire su episodi che dal campo risultano chiari come il liscio di Calabria a due passi dal gol. Il contatto poi c’è, dicono: eureka! Rimane il fatto che con l’episodio al fermo immagine e quello in presa diretta parliamo di due sport completamente diversi: il primo è quello che il VAR ha introdotto da qualche anno, chiamatelo pure fuckball anziché football; il secondo è quello col quale siamo cresciuti, e che oggi non riconosciamo più come nostro.

Il tutto è però ulteriormente amplificato dalle dichiarazioni arrivate nei giorni scorsi dal mondo arbitrale. A partire dalla superbia e cecità del designatore Rocchi, che ha definito quella della scorsa stagione «una delle migliori pagine arbitrali degli ultimi anni» (a nostro avviso, non ci sono dubbi sul fatto che sia stata una delle peggiori). In un’intervista al Corriere dello Sport, poi, Doveri ha addirittura azzardato un paragone con il modo di arbitrare della Premier League (sic!): «Discernere di più il fallo dal contatto di gioco. E fischiare solo il primo. Per numero di falli siamo allineati alla Champions e ci avviciniamo alla Premier. L’indicazione è quella di non sanzionare tutti i contatti di gioco, ma l’obiettivo di uniformarci al calcio inglese deve essere condiviso da tutte le componenti».

Sui calci di rigore, poi: «Sul numero non scommetto, perché non siamo noi a fare il gioco. Ma certamente cercheremo di avere ancora più discernimento tra ciò che è fallo e ciò che è contatto». Si capisce allora la rabbia di Pierpaolo Marino, ds dell’Udinese, nel post-partita di ieri dopo lo scempio visto a San Siro: “Sono inferocito. L’intervento di Mazzoleni al Var è stato fuori logica, non c’era niente di dubbio. I rigorini non devono interessare al Var, è un episodio che cambia la partita. […] Lasciamolo decidere al Var allora tutti gli episodi. In questo caso il Var non aiuta ma disturba l’arbitro. Questo ha creato nella squadra nervosismo e ha di fatto cambiato la partita”. Marino ha ragione da vendere, perché – pur non volendolo – la conseguenza del Var è questa: scompare l’arbitro dal gioco – ormai i guardalinee sono come i riscossori al casello autostradale – e scompare, del tutto o quasi, il lato umano e decisionale del direttore di gara in presa diretta.

Il Var sostituisce l’arbitro, di fatto arbitrando da un monitor in una stanza chiusa e sigillata – immagine orwelliana – la partita che vive di emozioni, tifo, palpitazioni: la stessa nella quale l’errore non solo è contemplato, ma accettato. Così però, col Var, accettare un errore è tutta un’altra storia. “La Samp è stata penalizzata, hanno annullato un gol che se l’avesse fatto l’arbitro l’avrei accettato, ma l’intervento del VAR mi lascia perplesso, visto che Rocchi ha dichiarato di voler eliminare i rigorini”, ha detto l’allenatore della Samp Giampaolo a fine gara. Neanche lo commentiamo l’episodio del contatto Leris-Maehele: intervenire via VAR su questo contatto significa dichiarare la morte del pallone. Chiamatelo pure fuckball, per favore non football.

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