Accade spesso che una storia di alto spessore umano non raggiunga la popolarità mainstream: su scala automobilistica, Dallara ne è il più grande esempio. Recentemente è uscita la prima vettura in serie del marchio parmense. Profilo basso da una parte e altissimo valore tecnico dall’altra. Se si volesse sintetizzare in due parole ciò che Dallara rappresenta per l’industria automotive/motorsport mondiale e ciò che la distingue da tutti gli altri, non si può prescindere da artigianalità e innovazione: ripetuti ogni giorno, negli anni, come una preghiera, per mantenere un livello di qualità ineguagliabile. Tant’è che l’obiettivo dell’azienda parmense è la ricerca dell’eccellenza (nel 2012 è stata costruita una factory ad immagine e somiglianza di quella storica di Varano de’ Melegari ad Indianapolis, nel cuore della leggenda Motor USA). Una ricerca che ha portato recentemente alla produzione in serie della prima auto marchiata Dallara, la “Stradale”, realizzazione di un sogno per l’ingegner Gian Paolo, uno dei pilastri della Via Emilia da guidare. Ma il nuovo gioiello stradale della Casa di Varano non è un precedente vero e proprio, perchè Dallara nelle auto c’è sempre stata.
Nella Motorvalley le corse sono una religione. Se si abita nel cuore dell’Emilia-Romagna, magari nelle vicinanze di Varano, anche le strade sinuose delle colline parmensi contribuiscono a vivere la passione per le curve, le traiettorie, l’automobile spinta al limite. Non a caso il circuito Riccardo Paletti nacque a pochi metri e quasi in contemporanea con il primo laboratorio fondato, come nelle migliori favole imprenditoriali dell’era moderna, in un garage retrostante casa Dallara nel 1972, tra la chiesa e il campo da calcio. “Un ponte a dividerlo dall’autodromo e ogni tanto il suono delle campane” si racconta. Un posto piccolo, con un paio di fidati collaboratori e un ufficio stretto dove a metà degli anni ‘80 campeggiava già uno dei primi computer con CAD/CAM incorporato. A fianco a questa sede, nel 1984 viene realizzata la prima galleria del vento con tappeto mobile e la modelleria: 100 mq in totale. Lo spostamento in un edificio molto più grande, appena fuori Varano, sulla via Provinciale avviene nel 1991: circa 3500 mq che ospitano ancora oggi gran parte degli uffici dell’azienda e la produzione. I tragitti tra la galleria e la nuova sede avvenivano al tempo su una Autobianchi A112, dismessa dalla mamma dell’ing. Dallara e messa a disposizione dei dipendenti: capitava spesso che modellini di galleria venissero trasportati dentro il portabagagli della A112. Da qui l’Ing. Gian Paolo ha permesso la crescita di una realtà che, numeri alla mano, nel Motorsport non ha concorrenza, nemmeno con i cugini più famosi di Ferrari.
IndyCar, Indy Lights, F2, GP3, World Series by Renault e Super Formula, Formula E, tutti campionati che hanno ad oggi Dallara come fornitore unico. E poi La Mans Series, World Endurance Championship, Formula 1 (team Haas), Adac Volkswagen, sport protitipi – in ogni categoria si può trovare un telaio uscito da Varano de’ Melegari. E poi la storia: Gruppo 5, Gruppo 6, il mito dei Gruppi C, Lancia LC2 e Toyota GT-One, IMSA e i più moderni LMP, vetture Gran Turismo come la Maserati MC12, la Grand-Am. I rally, oltre alla Beta Montecarlo Dallara che è stata complice dell’inizio della golden era di Lancia nel WRC con lo studio sul telaio della 037. Il modernissimo simulatore di guida virtuale, il cui hardware è stato d’ispirazione per il simulatore del Cavallino, fondamentale nelle corse di oggi per tagliare i costi dei test (o per ovviare al divieto di test stagionali come in F1). E poi i telai di alcune migliori stradali, dalla regina delle supercar Lamborghini Miura alle moderne X-Bow KTM, 4C Alfa Romeo. Una lista parziale, altri mille progetti (di cui molti abortiti), mille collaborazioni per cui ci vorrebbe un’enciclopedia. Ma Dallara è dappertutto, è il Motorsport. E tutto ciò è stato concentrato nella Stradale. Sia lode all’ing. Gian Paolo.