Ritratti
30 Settembre 2021

Heung-min Son, nel nome del figlio

Un calciatore pazzesco dalla storia incredibile.

Prostrato di fronte al Presidente della Repubblica Moon Jae-in, Son è un fiume in piena, proprio come il Don a primavera, quando con lo scioglimento delle nevi l’acqua scorre portentosa verso la foce nei pressi di Rostov, città crocevia tra Europa e Asia. Il gol di Son Heung-min non è bastato ad evitare la sconfitta contro il Messico che sancisce l’eliminazione della Corea del Sud dal mondiale russo con una giornata d’anticipo rispetto alla chiusura della fase a gironi.

Al confine tra i due continenti, le lacrime che bagnano lo spogliatoio coreano della Rostov Arena segnano uno spartiacque per il ragazzo destinato a diventare l’uomo più amato nel proprio Paese. Dal match successivo, contro la Germania, Son vestirà la fascia di capitano delle Tigri asiatiche per non toglierla più, realizzando una delle due reti che porteranno anche i campioni del mondo in carica a salutare anzitempo il torneo.

Il passo successivo di Heung-min nell’ascesa a figlio prediletto della Patria sarà la conquista dei Giochi Asiatici nel settembre 2018, con la selezione Under-23 in qualità di fuori quota, quando trascina la Corea del Sud con due assist nella finale contro il Giappone. La sua presenza si rende necessaria perché nel frattempo ha assunto sempre più rilievo la vicenda della leva obbligatoria, una situazione di empasse che terrebbe Son lontano dalla Premier League e dal calcio internazionale per un periodo compreso tra 18 e 21 mesi, stroncandone la carriera sul più bello.


son heung-min leva militare

Una questione molto delicata, quella della leva, almeno per l’opinione pubblica sudcoreana, dato che il Paese a sud del 38° parallelo si trova in mobilitazione permanente da decenni.


Infatti all’armistizio di Panmunjeom del 1953, che pose fine alla Guerra di Corea, non è mai seguito un vero e proprio trattato di pace coi vicini del Nord. L’attuale legge stabilisce la coscrizione obbligatoria per tutti gli uomini ritenuti fisicamente idonei, da svolgersi entro i 28 anni d’età. Scorciatoie per evitare o ritardare il servizio militare, qualora ottenute, costituiscono una scomunica morale con ripercussioni sul prosieguo della carriera e nella vita sociale, pure nei confronti di personalità celebri quali sportivi o popstar (anche se per questi ultimi va ricordata la recente modifica della legge che proroga il limite fino ai 30 anni).

Per i calciatori l’esenzione è possibile solo grazie a significative vittorie internazionali come la Coppa d’Asia, i Giochi Asiatici, oppure una medaglia olimpica di qualsiasi colore (riguardo ai mondiali, l’unico piazzamento d’onore riconosciuto resta il quarto posto ottenuto nella manifestazione casalinga del 2002).

Scongiurata l’ipotesi della leva obbligatoria di quasi due anni, Son sconta le tre settimane di addestramento tra aprile e maggio 2020, approfittando della pausa forzata della stagione causata dalla pandemia. Aggregato alla nona brigata del Corpo dei Marines dell’esercito sudcoreano, sull’Isola di Jeju, Heung-Min viene addirittura premiato come miglior soldato del gruppo distinguendosi nelle varie esercitazioni. Aldilà del fatto che la sua presenza sia stata più o meno simbolica, è comunque interessante notare che una disciplina di stampo militare è ben visibile nell’iter di formazione di Son calciatore e uomo.

Anche quest’anno saremo ospiti di Libropolis, festival della piccola e medio editoria, con due eventi esclusivi: la presentazione del libro di Giancarlo Dotto “Il Dio che non c’è”, insieme all’autore e a Walter Sabatini, ospite d’eccezione, e il dialogo con i tre autori di “Calcio e geopolitica”.

Programma completo qui.


Una radice che va ricercata nell’educazione ferrea imposta da Son padre, a sua volta ex calciatore di medio livello in ambito locale. Quando Son ha dieci anni, ad esempio, in seguito a un litigio col fratello maggiore il padre lo costringe a palleggiare per quattro ore senza far cadere la palla al suolo neanche una volta. Nei ricordi del Son adulto il pavimento si colora di rosso a causa degli occhi iniettati di sangue. Una figura paterna che a prima vista assume i connotati di uno spietato dittatore, sulla scia del modello Agassi, ma che scavando in profondità risulta essere più una guida spirituale abbracciata in toto dal campione sudcoreano.

Nessuno sconto da parte di mister Son Woong-jung il quale sceglie di vestire i panni di prezioso educatore piuttosto che quelli di allenatore da scuola calcio specializzato in favori a figli o parenti. Come quando da coach della squadra scolastica chiude un occhio con tutti gli allievi se qualcuno sbaglia durante i palleggi, tranne che con Heung-min perché in quel caso tutti devono ricominciare da capo l’esercizio per altri quaranta minuti a causa del responsabile dell’errore.

Sempre nel nome del padre, a sedici anni Son lascia le giovanili dell’FC Seoul per un viaggio di qualche migliaio di chilometri verso Occidente, con destinazione Amburgo.

Son senior segue il figlio anche nella città anseatica, trasferendosi in un hotel di fronte al campo d’allenamento, e non fa mancare il suo supporto, morale e tecnico, sottoponendo il ragazzo a un’ulteriore preparazione. L’esordio in Bundesliga, dopo un paio d’anni di apprendistato nel vivaio, è l’inizio di un crescendo che vede la giovane promessa sempre più protagonista fino ai 12 gol della stagione 2012-13, al termine della quale verrà acquistato dal Bayer Leverkusen. Con la maglia delle Aspirine si aprono anche le porte della Champions League, vetrina di lusso.


Il tutto è più che sufficiente per attirare l’interesse del Tottenham, che sborsando 22 milioni di sterline rende Son il giocatore asiatico più caro della storia. Nonostante l’impatto con la Premier League non sia esplosivo, in una prima stagione d’ambientamento con molte presenze da subentrato, Mauricio Pochettino crede nel diamante grezzo da raffinare. Dall’annata successiva il sudcoreano sarà uno dei baluardi insieme a Kane, Eriksen, Alli e Lloris nella nuova era in cui gli Spurs torneranno ad affacciarsi ai vertici del football inglese ed europeo.

Col passare del tempo Heung-min, oltre ad affermarsi ai massimi livelli come calciatore, diventa sempre più un’icona per i suoi connazionali.

Sia per i residenti in Patria che per quelli all’estero, specialmente per quelli emigrati in Regno Unito e nello specifico a New Malden, il sobborgo a sud di Londra dove risiede la più grande comunità coreana d’Europa. In una passione per il football cresciuta esponenzialmente negli ultimi vent’anni, l’unico precedente di alto profilo tra i giocatori della Repubblica di Corea che hanno calcato i prati verdi di Sua Maestà è Park Ji-sung, centrocampista del Manchester United di Sir Alex Ferguson, ma stavolta si va oltre il semplice affetto per il proprio beniamino.

park ji-sung manchester united
Park Ji-Sung, un giocatore semplicemente iconico

Nella “Piccola Seoul” il campione nato a Chuncheon è un autentico idolo per tutte le generazioni. I bambini e gli adolescenti sognano di giocare come lui, mentre i genitori lo prendono a modello educativo per la sua umiltà ed etica del lavoro. Son mette davvero d’accordo tutti, tanto che il Tottenham diventa di fatto il club più tifato dal popolo sudcoreano, anche se in realtà l’amore è tutto per lui e sugli spalti di Wembley, casa temporanea del club, iniziano a comparire i vessilli con al centro il Taegeuk rosso e blu.

Per questo dalla Seoul vera e propria non pochi tifosi, o meglio fedeli, sono disposti ad affrontare un volo transcontinentale col solo obiettivo di vedere dal vivo l’eroe nazionale in una partita di Premier o Champions League, per poi tornarsene a casa anche il giorno dopo soddisfatti del pellegrinaggio devozionale compiuto.

“Voglio solo assicurarmi di rendere tutti felici giocando ai massimi livelli. Ad esempio, quando gioco per gli Spurs a Wembley, quante bandiere coreane vedi? Voglio mantenere il mio livello il più alto possibile il più a lungo possibile, per ripagarli. Questo è molto importante per me.

Mi sento un ambasciatore del mio Paese? Certo, devo esserlo. Un altro esempio: quando giochiamo alle 15, in Corea è mezzanotte. Quando giochiamo in Champions League alle 20, sono le cinque del mattino e loro continuano a guardare la TV. Devo ripagarli, ho molte responsabilità“.

La stagione della svolta, preannunciata dall’investitura a capitano durante i mondiali e aperta dalla vittoria dei giochi asiatici, è anche frutto delle scelte di Pochettino. Il mister decide di trattenere il suo pupillo a Londra durante la sosta delle nazionali di metà novembre per riposarsi e allenarsi, a maggior ragione dopo che Son ha già provveduto alla sua canonizzazione in Patria con il successo nei mesi precedenti. Il salto di qualità di fronte agli occhi del vecchio continente sarà certificato dai risultati in Champions League, con Heung-min protagonista nella cavalcata degli Spurs che raggiungeranno la prima finale della loro storia contro tutti i pronostici.

Fondamentale la tripletta al favorito Manchester City, tra l’andata e il ritorno dei quarti, in un aprile 2019 nel quale Son s’iscrive ufficialmente a leggenda del club. Infatti porta la sua firma il primo gol di Premier della storia nel nuovo stadio del Tottenham, a cui segue pochi giorni dopo la prima rete in una competizione europea nell’ 1-0 del primo round contro i Citizens.

La doppietta al ritorno, oltre a gelare gli uomini di Guardiola, proietta Heung-min in una nuova dimensione e a top player riconosciuto come tale non più solo ed esclusivamente dai suoi connazionali – tant’è vero che a fine anno verrà inserito nella lista dei candidati al Pallone d’Oro. Ora anche i palati più raffinati possono ammirare un giocatore completo, che all’occorrenza ricopre tutti i ruoli del fronte offensivo e che si sacrifica per la squadra con chilometri di corsa.

Riguardo al lato umano, l’educazione, l’umiltà e il perenne sorriso stampato sul volto del ragazzo sudcoreano conquistano letteralmente i tifosi degli Spurs, e più in generale il pubblico inglese. Inoltre, contravvenendo al perfetto stereotipo del calciatore di successo o del bomber, Son vive con i suoi genitori in un appartamento di Hampstead, quartiere a nord di Londra rinomato per la presenza di intellettuali e artisti, in una tranquillità distaccata dalle tentazioni della City. Qui Heung-min può permettersi il lusso di disconnettersi, aprire la porta e uscire per farsi una passeggiata, cosa diventata ormai utopia nel Paese natio.

“Ci sono atteggiamenti diversi in Europa e in Asia e, naturalmente, la gente pensa: “Perché vive con la sua famiglia?” Ma chi si prende cura di me? Chi mi aiuta a giocare a calcio? Sono loro. Hanno rinunciato alla loro vita e sono venuti qui per aiutarmi. Devo ripagarli”.

Un antidoto, quello della vicinanza della famiglia, in grado di fare da scudo alle pressioni e al bombardamento mediatico a cui Son è sottoposto in Corea del Sud. Uomo immagine perfetto per sponsorizzare un prodotto (dai gelati all’alta moda) e per valorizzare un brand, il suo volto compare ovunque e viene accolto a ogni ritorno a casa come una popstar, o meglio come una divinità da omaggiare con adorazione.

Per esempio, nel 2019 l’emittente sudcoreana tvN realizza la docuserie Sonsational dedicata interamente alla sua vita a cui va aggiunto un programma serale, dal nome Super Son Time, che trasmette le più grandi partite del campione ridotte in modo da preservare solo le sue giocate. Durante la diretta dei match del Tottenham, invece, nella parte superiore dello schermo fa capolino una fototessera di Heung-min per rassicurare il pubblico sulla sua effettiva presenza in campo.

La cosa straordinaria è che Son risulta immune sia a deliri di onnipotenza che alla dilapidazione del talento su un altare della celebrità mai sazio di vittime illustri. Il ragazzo, a differenza dei colleghi, fornisce pure poco materiale nel campo del gossip e al limite può destare scalpore nella scelta netta, su consiglio del padre, di posticipare qualsiasi progetto di vita coniugale alla fine della sua carriera ad alto livello. La missione del soldato Heung-min Son di stazionare ai massimi livelli il più a lungo possibile prevede che il calcio, per ora, debba restare al primo posto in solitaria nell’ordine delle priorità.



Nella calda estate del calciomercato, in cui il totem inglese sembrava già accasato a Manchester, sponda sky blue, agli occhi della critica Heung-min pareva finalmente pronto a brillare di luce propria e a non essere più “oscurato” dal centravanti. Anche se in realtà il feeling tra i due è ben saldo sia dentro che fuori dal campo, come testimonia il record di goal combinations in una singola stagione di Premier League, con 14 reti segnate con la partecipazione di entrambi. Quattro di queste realizzate da Sonny nella sola partita contro il Southampton, servito da Kane con altrettanti assist, a sottolineare una loro intesa straordinaria nella pur controversa annata sotto la guida dello Special One.

Mentre il capocannoniere chiedeva di essere ceduto, Son ha sedotto ulteriormente la tifoseria con un rinnovo del contratto fino al 2025 che, se onorato, segnerebbe un intero decennio passato in maglia Spurs.

A questo punto, a mercato chiuso, resta comunque da chiarire se la permanenza forzata di The Hurricane possa essere un freno a un’ulteriore crescita di Son, nonostante l’ottimo rapporto tra i due. L’interrogativo posto da Jonathan Liew sul Guardian, lo scorso agosto, è ancora valido dato che viene naturale chiedersi quale potrebbe essere il livello raggiunto da Heung-min se il Tottenham mettesse fine all’era Kane, reinvestendo la cifra ricavata dalla super cessione per costruire una squadra che ruoti attorno all’attaccante sudcoreano.

Nell’arduo compito di dirimere la questione, al neo mister Espirito Santo spetta comprendere a fondo la grandezza calcistica e umana del “figlio” diventato campione nel nome del padre, così da consentirgli di continuare un cammino che, usando parole dello stesso Son, gli farebbe varcare “la soglia del grande viaggio verso le montagne più alte”.


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