E di non saperle leggere.
Stagioni strambe come questa sfuggono all’illusione del controllo e si giocano sui dettagli. Sui cambi, ad esempio, soprattutto in questa indecifrabile fase del campionato. Più in generale sulla famosa quanto abusata lettura della partita – o meglio, come ama ripetere Allegri, delle partite nella partita. Ci ha messo un po’ di tempo, l’allenatore livornese, a capire come funzionasse l’alchimia dei cinque cambi. Alla giornata 17 di Serie A, però, possiamo dirlo senza problemi: lo ha capito eccome. Se la Juventus è una seria pretendente per lo scudetto lo deve al suo allenatore, capace di risollevare le sorti di una squadra morente nel suo momento più delicato. Allegri ha sistemato la difesa una volta per tutte, paradossalmente quando sembrava più difficile – dopo gli infortuni di Bremer e Bonucci –, arrivando all’ottavo clean-sheet consecutivo in campionato.
«Se non prendi gol, male che vada pareggi».
Massimiliano Allegri, 07.01.2023
La Juventus è diventata una squadra solida, « specchio del suo allenatore » ha detto Bergomi al Club di Caressa. La Juventus comunque non solo non prende gol, ma segna anche. Non tantissimo, magari, ma quanto basta per arrivare a giocarsi contro il Napoli venerdì sera uno scontro diretto dalle ripercussioni impensabili fino a un paio di mesi fa. Sette punti separano la Vecchia Signora dalla capolista, che intanto ha ripreso a correre. Spalletti, apparso nervoso e stanco nella conferenza post-partita, non ha perso la lucidità e ha cambiato quando e dove c’era da cambiare, fregandosene del chiacchiericcio giornalistico partenopeo. L’allenatore di Certaldo sembra aver creato una bolla intorno al suo Napoli, capace di sfondare le barriere emotive di un clima carico di storia e tensione come quello di Marassi dopo la scomparsa di Mihajlovic e Vialli.
La lucidità che premia in questa fase Spalletti e Allegri, rischia di tradire – forse definitivamente, a questo punto – il cammino di Inter, Milan e Lazio. Inzaghi, Pioli e Sarri, tutti e tre per una cattiva gestione degli ultimissimi minuti (dall’85’ al 93’ per la precisione) di gioco, hanno perso punti importantissimi per la rincorsa scudetto (Inter e Milan) e il sogno Champions (Lazio). La Lazio è in confusione evidente, come il suo allenatore: ha ottenuto appena un punto nelle ultime tre gare, sconfitta dalla Juventus e dal Lecce e incapace di imporsi sull’Empoli nonostante il vantaggio iniziale. Un dato preoccupante e apparentemente irrisolvibile per Sarri: la ‘sua’ Lazio ha infatti perso 13 punti da situazioni di vantaggio quest’anno in campionato. Praticamente se giocasse solo i primi tempi sarebbe prima.
È un problema che la accomuna all’Inter, in ripresa ma ancora vittima degli antichi sintomi influenzali – poca attenzione, incapacità di chiudere le partite, difesa poco affidabile. Il Milan ha dominato la Roma per lunghi 86’, prima che Pioli se la complicasse da solo: « Ho il sospetto – ha scritto Giancarlo Padovan su Calciomercato – che per un cambio azzeccato (Pobega, autore del raddoppio, al posto di Brahim Diaz) Pioli abbia sbagliato i successivi due: ovvero l’uscita di Giroud, comunque un saltatore in difesa e un uomo che avrebbe potuto tenere in allarme la Roma fino alla fine e di Saelemaekers. Al loro posto sono entrati De Ketelaere e Matteo Gabbia. Segnali che hanno fatto abbassare la squadra e fatto credere a qualcuno che la partita, sul 2-0, fosse finita. »
Similmente si è espresso Luca Valdiserri sul Corriere della Sera: « Vranckx (suo il fallo ingenuo da cui è nata la punizione del 2-2), De Ketelaere (ormai ai confini del caso conclamato) e Gabbia hanno abbassato il livello qualitativo e i rossoneri hanno perso terreno. La Roma aveva una sola arma: gli schemi da palla inattiva. Il Milan gliel’ha offerta e adesso sono 10 su 21 i gol giallorossi arrivati su azioni da corner o punizione. » Per inciso: Milan, Inter e Lazio hanno perso (malamente) due punti, la Roma li ha guadagnati. Non tutti i pareggi sono uguali, e il 2-2 di San Siro per Mourinho vale oro. Hai voglia a parlare di gioco e controllo, Mou è maestro nel plasmare il caos a proprio piacimento. Caos creativo, potremmo chiamarlo: geniale, persino, se prendiamo in prestito la definizione che dell’allenatore di Setubal ha dato stamane Zazzaroni sul CorSport. Tornerà la quiete, ma alla sua ripresa post-mondiale la Serie A pare in mezzo ad una tempesta. Governarla oggi significa dominarla domani.