La triste fine della Mensa Sana Siena e la crisi dello sport professionistico italiano.
La serie A1 ha potuto riabbracciare tre piazze storiche quali Treviso, Virtus Roma e Fortitudo Bologna, tuttavia il movimento cestistico nostrano ha dovuto listarsi a lutto per la dipartita della Mens Sana Siena, la seconda in cinque anni. Infatti, durante la scorsa primavera, la FIP ha radiato nuovamente il club biancoverde, incapace di riprendersi dal primo e clamoroso fallimento del 2014, che ne aveva interrotto il dominio sulla palla a spicchi tricolore. Proprio sulle vicende che hanno preceduto e causato il primo crack senese pone il focus Flavio Tranquillo in“Time out – Ascesa e caduta della Mens Sana o dello sport professionistico in Italia”.
Come suggerisce il titolo, il lavoro dell’autore sfrutta la ricostruzione della caduta del club vincitore di sette scudetti consecutivi tra il 2006 ed il 2013 (di cui gli ultimi due revocati, poi restituiti), per indagare le ombre e le storture dell’intero sistema sportivo italiano. Un’approfondita ricerca che si snoda tra i fascicoli delle inchieste e le carte dei tribunali, le pagine della carta stampata e le riunioni dei Cda. Nella Città del Palio gli eventi e le relative indagini giudiziarie evolvono dal rapporto di sponsorizzazione tra la Mens Sana Siena e Banca Monte dei Paschi, rappresentate rispettivamente dal dominus biancoverde Ferdinando Minucci e Giuseppe Mussari, presidente dell’istituto di credito ed ancor prima dell’omonima fondazione.
Senese doc e “uomo fattosi da sé”, il primo dei due protagonisti è diventato il dirigente più in vista della pallacanestro italiana, se non continentale, del primo decennio del 2000. Nel 2004 insieme all’agente Sammarini escogita “una soluzione” per agevolare il pagamento dello stipendio di Carlton Myers, inaugurando un complicato sistema di artifizi contabili che sarà sintetizzato da esborsi in nero e bilanci gonfiati, allo scopo di ridurre la base imponibile alla società. Inoltre, sarebbe grave trascurare la sua elezione a Presidente della Lega Basket nel febbraio 2014, sebbene qualche mese più tardi scattino gli arresti domiciliari per lui ed altri dirigenti del club senese, in seguito all’indagine “Time Out” della Guardia di Finanza.
Quindi la diminutiva etichetta di “furbetto di provincia” non renderebbe merito alla sua carriera, considerando anche il ruolo di interlocutore privilegiato nei rapporti con l’istituto di Rocca Salimbeni. Qui, il faro indagatore è puntato su Giuseppe Mussari, dal 2001 al 2012 al vertice di Monte dei Paschi e presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, dal 2010 al 2013. Sotto la sua controversa direzione, la banca sarà coinvolta nell’oscura acquisizione di Antonveneta e nelle presunte operazioni irregolari riguardanti i cosiddetti derivati Alexandria e Santorini. Nel marzo 2012 la crisi di liquidità che coinvolge MPS porta alla sua abdicazione, mentre il nuovo corso recide i rapporti con la Mens Sana e l’A.C. Siena, sancendo l’inizio della fine per i due club.
Tale simbiosi tra società sportiva e banca, che rimarrà tale anche nelle tempistiche dei procedimenti giudiziari, non rappresenta sicuramente un unicum nel panorama italiano. Piuttosto questa collusione tra politica, finanza e sport, sintesi di interessi pubblici e privati, offre all’autore la possibilità di ampliare il raggio della sua indagine. Così Tranquillo si interroga sulle possibilità offerte dalle “wild card”, di cui ha usufruito l’allora moritura società cestistica di Teramo, delle pratica di cedere il marchio a società più o meno fittizie tramite il “lease back” per inscrivere plusvalenze a bilancio, come dell’impossibilità di sviluppare un movimento coerentemente, di fronte alla discrasia tra sostenitori di competizioni all’europea, con retrocessioni, contrapposti a promotori del modello NBA.
Unendo i singoli e svariati casi, si delinea una prospettiva di insostenibilità per lo sport professionistico italiano, incapace di diversificare le sue fonti di sostentamento. Nella pallacanestro quando viene meno il supporto da parte dello sponsor , alla pari di quanto avviene nel calcio privo delle rendite da contratti televisivi, l’evasione fiscale diviene un’ancora di salvezza, forse l’unica. In questo contesto, il Sistema sportivo gioca d’azzardo sul tavolo della bolla speculativa e dell’illegalità, designando gli appassionati come prime vittime di un’eventuale vittoria del banco. Così, di fronte ai processi ancora in corso, Tranquillo non offre sentenze, né comode verità, bensì dedica il lavoro proprio a noi tifosi, invitando all’approfondimento e promuovendo il dubbio, nella speranza di tutelare l’unico bene imprescindibile per qualsiasi disclipina, ovvero la nostra passione.