Riguardando le foto d’epoca, ho notato una manciata di differenze nello stadio di Firenze di oggi rispetto a settant’anni fa. Descritto da Rocco Commisso nel gennaio 2021 come “una struttura fatiscente di cemento armato di novant’anni” e l’anno dopo come “la cosa più schifosa mai inventata”, il Franchi è stato inaugurato nel 1931 e negli anni ha subito pochissime modifiche: sono stati montati i sedili colorati e un grosso tabellone elettronico, la pista d’atletica è stata eliminata e sono state aggiunte un paio di tettoie metalliche ai due lati della pensilina a sbalzo della tribuna storica. Le famose scale elicoidali, su cui la sovrintendenza ha messo il veto facendo arrabbiare il businessman italo-americano, svettano plastiche e affusolate, come sempre.
Firenze è ancora lì, a ridosso dell’impianto. Gli alberi su Campo di Marte sono gli stessi, o almeno così sembra, anche se un po’ cresciuti. Anche il campo da baseball poco distante è sempre lì. Sono diversi gli sponsor, prima c’era il cartellone del liquore Zabov, oggi il logo dell’azienda del presidente. Ma è poca cosa.
Ciò che è davvero cambiato sono le persone, che adesso pigiano il naso sui cellulari anche durante il gioco, per scattare o scattarsi foto, compulsare i social o fare altro, mentre una volta preferivano guardare il cielo. Che il 27 ottobre del 1954 è quello “sereno di una buona giornata di autunno”, parole di Giorgio Batini, capocronista dell’edizione del mattino della Nazione che di quel pomeriggio assurdo ha visto e raccontato di tutto.
Allo stadio Giovanni Berta, così si chiamava, l’1 gennaio 1945 si era giocato il primo e unico “Spaghetti Bowl”, una sfida di football americano tra la quinta armata e la dodicesima Air Force tenuta segreta per evitare bombardamenti della Luftwaffe, ma non è l’evento più strano che ha avuto come teatro il futuro Artemio Franchi. Da quando nel 1947 a Roswell, in New Mexico, è caduto al suolo ciò che tutti hanno scambiato per un disco volante – era un pallone spia segretissimo sperimentato dall’esercito – gli avvistamenti di oggetti volanti dalla provenienza misteriosa si sono moltiplicati. A oggi i casi si contano in centinaia di migliaia.
L’Italia, che della fascinazione verso tutto ciò che è statunitense ha fatto uno dei valori fondanti della Repubblica, è da subito in prima fila in questa corsa all’alieno. Su quotidiani e riviste, le prime pagine a tema ufo sono quasi all’ordine del giorno e le splendide illustrazioni della Domenica del Corriere mostrano spesso ciò a cui tutti vorrebbero assistere: l’arrivo degli extraterrestri. Se come hanno spiegato i Wu-Ming nel recente Ufo ’78, il 1978 è considerato “l’anno degli Ufo”, il 1954 non è da meno: il 17 settembre a Milano e Roma solcano i cieli, avvistati addirittura da affidabili ingegneri, strani apparecchi a forma di “sigaro volante”; mentre a Firenze, poco più di un mese dopo, succede di tutto.
Sono passati poco più di dieci anni dalla “battaglia di Firenze” contro le armate nazifasciste dell’11 agosto, da cui la città è uscita devastata. Tutti i ponti sull’Arno, a eccezione di quello Vecchio, sono stati distrutti ma per fortuna buona parte del patrimonio artistico si è salvata.
Il capoluogo toscano, grazie all’impulso del neo sindaco Giorgio La Pira, si rimette subito in moto. Tra una Biennale dell’antiquariato, un concorso di bellezza per automobili al Giardino di Boboli e la moda italiana che comincia a fare scuola nella Sala Bianca di Pitti, Firenze è tra le realtà più vivaci di un Paese che ha una voglia matta di mettersi la guerra alle spalle. In mezzo alle tante cose buone di quegli anni di rinascita, c’è la Fiorentina dell’industriale tessile pratese Enrico Befani, che sogna di entrare al più presto nel gotha delle migliori squadre italiane.
Allenati da Fulvio “Fuffo” Bernardini, unico allenatore in Italia a vincere uno scudetto con due squadre che non siano Inter, Milan e Juve, i viola vengono da un terzo posto e dopo sette giornate di campionato si stanno confermando ai primi posti.
La stella è l’ex milanista Gunnar Gren, che con i connazionali svedesi Nordahl e Liedholm ha fatto sognare i rossoneri per quattro stagioni. Gre-No-Li vi dice nulla? Tra il capitano Francesco Rosetta, il difensore goleador Cervato, l’ex campione del mondo italo-urugagio Vidal e il nuovo bomber “Pecos Bill” Virgili, appena arrivato dall’Udinese, il talento non manca. Non a caso l’anno dopo, con l’arrivo di Montuori e Julinho al posto di Gren e Vidal, i gigliati vinceranno il loro primo Scudetto con dodici punti di vantaggio sul Milan.
Il 24 ottobre, la Fiorentina ha battuto in rimonta la Spal a Ferrara con un 3-1 firmato Virgili, Gren e Bizzarri e dopo sei giornate insegue a otto punti il Milan capolista con dodici e l’Inter con undici. Come scrive il Corriere della Sera: “I viola sembrano avviati verso il loro migliore livello di rendimento”.
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Nel Gran Premio di Spagna trionfa la Ferrari dello “squalo” Hawthorn, mentre allo sferisterio di via Palermo a Milano si assegna il premio “Ercole 54” per il sollevamento pesi, vinto dal veneziano Ruggero Ravenna. Nelle foto, il forzuto si mostra in posa plastica con un costume intero di colore nero che ricorda il wrestler André the Giant.
A Roma, in un Olimpico in cui si sono accalcate più di centomila persone, il Napoli è stato accolto dai suoi tifosi da “salve di cannonate” – secondo il resoconto di Achille Campanile – il cosiddetto “saluto al tracco”. Si fanno esplodere petardi, mortaretti e “sigari volanti” che richiamano gli strani veicoli appena avvistati nei cieli della Capitale. Presto sarà il turno di Firenze. Di rientro da Ferrara, i viola sono attesi il mercoledì alle 14:30 da una partita di allenamento infrasettimanale – sogno degli allenatori moderni, sempre oberati da impegni – contro i cugini della Pistoiese. Si tratta di una sgambata di poco conto, ma la scelta dello stadio Comunale come sede del match – l’attuale “Artemio Franchi” – richiama ugualmente più di diecimila persone. L’entusiasmo per il calcio tracima.
Tra ragazzi usciti da scuola in tutta fretta per vedere i propri beniamini, lavoratori in libera uscita e bighelloni in cerca di qualche ora di svago lontano dal fracasso dei cantieri che scandisce le giornate della città che sale, le tribune si animano rapidamente. Nulla a che vedere con le oltre settantamila persone che a settimane alterne occupano ogni minuscolo pertugio dell’impianto, che per un’amichevole del 1952 tra l’Italia e i “maestri” inglesi è arrivato a ospitarne novantacinquemila, ma per una partitella di metà settimana sono comunque una discreta folla.
Il derby toscano sta per cominciare e nel piazzale di fronte allo stadio, che piano piano si svuota, i venditori di lampredotto cominciano a contare l’incasso della giornata, avvicinati dagli avventori dell’ultimo minuto che non vogliono rinunciare alla propria dose di trippa succulenta. L’odore che pervade l’aria ha un che di inebriante.
GLI UFO SOPRA L’ITALIA
Nella galleria aperta, formata dalla parte inferiore delle gradinate e vanto dell’architetto che l’ha pensata, Pier Luigi Nervi, è un brulicare di vita: chi si attarda con l’ennesima Nazionale, chi fa una capatina al bagno preventiva per non essere colto in fallo a partita è in corso e chi, approfittando del clima amichevole, prova a convincere un addetto allo stadio a permettergli l’accesso ai posti d’élite della tribuna coperta. Tutto come al solito. A differenza della Fiorentina, che punta a scalare le gerarchie del calcio italiano, la Pistoiese langue in Quarta serie e in mezzo a un gruppo composto da onesti mestieranti uno dei pochi a spiccare è il capitano: Romolo Tuci.
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Se in Italia l’altezza media supera di poco il metro e sessanta (oggi è aumentata di quasi dieci centimetri), Tuci – detto “cagnolo” per l’abitudine da bambino di seguire la nonna per le strade di Pistoia come un cagnolino – svetta con il suo quasi metro e novanta e i cross che gravitano in aria sono tutti suoi. “Non giocavo nemmeno la palla: la rubavo e la spedivo all’indietro” ha raccontato.
La partita, nonostante la differenza di categoria, è combattuta e le due squadre, quando si è ormai vicini alla conclusione del primo tempo, sono in parità: 2-2.
Quando i primi quarantacinque minuti se ne stanno andando, la Fiorentina è sul punto di battuta di un calcio d’angolo e Tuci è pronto a saltare di testa sopra a ogni avversario, come ogni volta. Poi, di colpo, il mondo si ferma. Il pubblico ha cominciato ad agitarsi, come se il gioco non fosse più il motivo d’interesse principale e dagli spalti si sente un solo grido: “Lassù! Lassù!”. Tutti hanno il naso rivolto verso il cielo e indicano qualcosa.
C’è chi dice siano due enormi gabbiani. Chi parla di palloncini gonfiati a elio volati via a un venditore ambulante. Grossi, grossissimi palloncini. Chi descrive gigantesche gocce d’acqua fluttuanti. Cose bianche, tonde, lucide, immobili, ma capaci di spostarsi velocissime. Sono due, quattro, molte.
Ognuno ha una sua opinione, ognuno un punto di vista, ma quello di cui tutti i diecimila e oltre sono certi, compresi quelli scesi in campo, è che in cielo c’è qualcosa di mai visto prima. Ronaldo Lomi, mediano della Pistoiese che di giorno cura gli impianti sportivi della città e la sera si allena, è tra i primi a guardare in alto. No, non può essere vero. Il signor Maffei, preparatore atletico dei viola che per l’occasione è stato dotato di fischietto e divisa nera d’ordinanza, capendo l’eccezionalità di ciò che sta accadendo interrompe subito il gioco. Non è possibile proseguire in quelle condizioni.
“Vedemmo una serie di oggetti simili a grosse uova con un cerchio intorno. Sembravano fluttuare sopra allo stadio, indecise sul da farsi. Erano almeno tre all’inizio, poi aumentarono in numero” ha spiegato Tuci – lucidissimo novantaduenne – in un’intervista a Repubblicadi qualche mese fa.
Anche il viola Ardico Magnini, ora scomparso ma che ha avuto la sua immagine in maglia azzurra impressa sulla copertina dell’album dei Calciatori Panini del 1963, in passato ha fornito alla BBC la sua versione dell’accaduto: “Era qualcosa che ricordava un uovo e si muoveva piano, piano, piano. Eravamo sbalorditi, non avevamo mai visto nulla di simile prima di allora. Eravamo assolutamente scioccati”. Dello stesso tenore anche la testimonianza di Gigi Boni, sempre per la rete di stato inglese, che ha passato una vita sugli spalti a tifare Fiorentina: “Si muovevano molto veloci e poi si sono fermati di colpo. È durata un paio di minuti in tutto. Direi che somigliavano a dei sigari cubani”.
Il sentimento più comune tra i testimoni non è la paura, la maggioranza dei presenti ha vissuto l’incubo dei bombardamenti e della corsa nei bunker antiaerei, poiché allo sbalordimento generale si affianca una certa euforia. Gli ufo sono uno dei grandi temi dell’epoca e poter raccontare di essere entrati a contatto con uno di essi è qualcosa di magico. Magari vantandosi davanti agli amici del bar sport.
Così com’erano arrivate, le “astronavi” spariscono in direzione di Sesto Fiorentino e Prato, da cui proverranno altre segnalazioni, altre storie strane. A Cennina, in provincia di Arezzo, una contadina diretta in chiesa era stata derubata delle calze da due gentilissimi alieni alti mezzo metro. D’improvviso, dal cielo comincia a piovere una sostanza luccicante e filamentosa, simile alla fibra di cotone, ma sebbene ad alcuni frulli in testa l’idea che si possa trattare di materiale radioattivo – meglio lasciar perdere – vince la curiosità. Tutti la toccano e al contatto quella sparisce come fosse fatta d’aria. Alieni!
Finito lo spettacolo, le squadre tornano negli spogliatoi per l’intervallo come se nulla fosse accaduto e dopo il quarto d’ora canonico rientrano in campo per concludere l’allenamento: in un clima surreale, i viola stracciano gli avversari 6-2 e il giorno seguente i giornali sportivi più distratti menzionano solo il risultato dimenticandosi il contorno.
A Firenze, dopotutto, era dalle 14:20 che la gente vedeva oggetti volanti non identificati sorvolare la città, lo stadio era solo uno dei tanti luoghi scelti dagli alieni durante il loro giro di ricognizione. Il primo a segnalare il loro arrivo in città al centralino della Nazione era stato uno studente d’ingegneria, Alfredo Jacopozzi: “Ho seguito tutto con il binocolo e sono in grado di descrivere abbastanza bene gli oggetti. Qui con me ci sono altre persone che possono testimoniare”. Dopo di lui, era stato un diluvio di telefonate, tanto che Giorgio Batini aveva lasciato la cornetta staccata e si era arrampicato sino alla terrazza in cima alla redazione del giornale per vedere lo spettacolo con i suoi occhi.
Sì, i dischi volanti c’erano davvero.
Armato di fiammiferi, il cronista capo si era messo addirittura a raccogliere quella che in seguito verrà definita “bambagia silicea”, che in alcune zone si era posata un po’ dappertutto. Dopo aver arrotolato un paio di rocchetti, l’aveva consegnata a Giovanni Canneri, direttore dell’Istituto di chimica analitica dell’Università di Firenze e lo scienziato l’aveva analizzata, constatando che conteneva boro, silicio, calcio e magnesio, sostanze che di rado si trovano nei residui biologici. A parte la composizione chimica, non aveva idea di cosa diavolo potesse trattarsi.
SPIEGARE IL MISTERO
La commissione Condon, voluta nel 1968 dal governo americano per mettere un freno alla corsa all’ufo, ha dichiarato che quello di Firenze come tutti gli altri avvistamenti di quegli anni era dovuto a una “lieve forma di isteria di massa”. È molto probabile, ma anche dopo settant’anni provate a convicere Romolo Tuci.
Il Cicap, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, di recente ha provato a dare alcune spiegazioni a ciò che è successo quel giorno, perché molti considerano ancora oggi la storia degli alieni tifosi viola un mistero irrisolto. Per giustificare i dischi volanti, ha spiegato che erano in corso esercitazioni dell’aviazione americana e i velivoli militari decollavano dalla portaerei USS Lake Champlain ormeggiata a largo della Toscana. I Grumman F9F5 Panther, gli aerei in questione, tra i primi modelli a reazione a sorvolare i cieli italiani, avevano una forma tozza che a grande distanza poteva ricordare un disco volante o il sigaro cubano di cui molti accennavano. Mistero risolto? Quasi, c’era ancora la “bambagia silicea”.
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Secondo alcuni potrebbe essere stata prodotta da una particolare tipologia di ragni che migra sfruttando la tecnica del ballooning: gli aracnidi secernono seta in modo da essere trasportati dal vento e dalle correnti elettriche. Una volta librati in aria, la tela usata ricade a terra, in alcuni casi ricoprendo vaste aree di territorio. Tuttavia questa spiegazione ha creato parecchie perplessità, perché la composizione chimica della sostanza ritrovata a Firenze sembrava tutto fuorché naturale.
Si è quindi propensi a pensare che si trattasse di chaff, un materiale progettato per eludere o confondere i radar antiaerei che veniva disperso in cielo e poi ricadeva a terra disgregandosi. Benissimo, ma questa come le altre spiegazioni scientifiche hanno un grande difetto: peccano di romanticismo.
È probabile che quel 27 ottobre, sopra i cieli di Firenze non abbiano voltato altro che aerei militari e che quella strana nevicata argentea non fosse altro che il residuo chimico di esperimenti bellici, piovuto per disinteresse su civili inconsapevoli, ma nel mio piccolo mi piace far finta di credere che a Firenze fosse successo qualcosa di magico. Che non si trattasse solo di sporchi giochi di guerra. Sospendere una partita di calcio, d’altronde, è una cosa seria e se potessi tornare a quel giorno canterei le parole di Eugenio Finardi, pronunciate nell’anno degli ufo: “Extraterrestre, portami via”.