Ultimo centravanti di sfondamento italiano o primo striker italiota?
Dal 13 agosto 2017 ad oggi Ciro Immobile realizza trentasei reti in trentanove presenze: 2 in 4 presenze nella Coppa Nazionale, 6 in 7 presenze nella Uefa Europa League, 26 in 27 presenze nella Serie A Tim; inizia bene, due ne fa alla vice-campionessa d’Europa, contribuendo al successo della banda-Inzaghi che porterà a casa la Supercoppa italiana 2017. La stagione 2016/2017 vede il centravanti biancoceleste andare in gol 23 volte in campionato (26 considerando le Coppe nazionali). Diventa il marcatore più prolifico dell’era Lotito. Quest’anno l’ingresso nella top ten della prima squadra della capitale con 62 gol in attivo, supera Pierluigi Casiraghi. Sembrano lontani i tempi degli articoli al vetriolo contro il talento partenopeo del Bild. Il quotidiano tedesco apostrofò duramente il centravanti della prima squadra della capitale: “un flop”, “troppo pigro”. Il giornale di Monaco diede il meglio di sé definendo Ciro “un solitario”.
Immobile e Klopp, un rapporto controverso (foto Matthias Hangst/Bongarts/Getty Images)
Un attributo che alla luce dei 7 assist vincenti realizzati da Immobile nella Serie A Tim nella sola stagione 2017/2018 ha quasi del grottesco. Centravanti capace di spaziare su tutto il fronte d’attacco, fisico possente, dribbling nello stretto, tra i migliori centravanti della Serie A Tim nell’attaccare la profondità, nel tiro di prima intenzione con ambo i piedi: ancora non convince molti. Quando viene paragonato ai big europei, con i quali tra l’altro è in corsa per la scarpa d’oro, in seconda posizione, suscita addirittura ilarità tra addetti ai lavori e tifosi. Perché? Le risposte sono tre. Partiamo dalla meno plausibile.
A) Ha giocato in una big (su questo ci torniamo tra poco) e non ne è stato all’altezza. Esaminiamo un po’ di statistiche contro il logorio del ‘Si dice’. In 6 presenze in Coppa dei Campioni fa 4 reti. Il Borussia di Immobile viene eliminato agli ottavi dalla Juventus, finalista di quella edizione. In Bundesliga il rendimento dell’attuale bomber biancoceleste è inferiore, 3 gol in 23 presenze. Nel campionato tedesco però Ciro spesso parte dalla panchina e precisamente è titolare solo 9 volte, subentrato 15, sostituito 9: non proprio il massimo per un centravanti per il quale la fiducia dell’allenatore e la costanza nel giocare è tutto. Il Borussia di Klopp nella stagione 2014/2015 è un top club? Si piazza settima in Bundesliga totalizzando 46 punti, a 36 punti dal Bayern Monaco, la capolista. Riesce a entrare in Europa per un soffio staccandosi dall’Hoffenheim, che si piazza ottavo, di soli due punti. Vero è che il Borussia riesce ad arrivare in finale nella Coppa di Germania, perdendo però in casa per 3-1 contro il Wolfsburg.
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Il gol di Immobile contro il Cagliari. Probabilmente il più bello della sua carriera
B) Il centravanti di sfondamento, ruolo tipico della scuola italiana, è morto. Immobile, anche se impropriamente a dire il vero, viene ascritto alla categoria. La crisi del centravanti di sfondamento puro è stata consumata da un pezzo. Già nel ’93 Fabrizio Bocca su La Repubblica titolava ’C’era una volta il centravanti’. La svolta in Italia avvenne con Paolo Rossi “meno potente degli altri, ma agile, furbo, con un gran senso della posizione”. Vialli viene additato come esempio dell’attaccante rapido e tecnico, che vuole la palla sui piedi, psicologicamente incapace di stare “in mezzo a un nugolo di mastini”. Insomma il calcio totale prima e il guardiolismo poi hanno reso un inutile fossile calcistico il pesante centravanti di sfondamento.
I Riva, Pruzzo, Savoldi disposti a non toccare palla per un’intera partita in attesa di cross in area e della possibilità di giocare la palla alta, un lontano ricordo. La tradizione pesa. Il centravanti di sfondamento è un eredità che molti non vorrebbero vedere raccogliere, nemmeno con le giuste correzioni che richiedono i tempi. Infatti è evidente che Immobile non è un centravanti di sfondamento, né potrebbe esserlo nel 2018, tuttavia delle analogie ci sono: il 96,2% dei gol realizzati da Immobile in Serie A sono dentro l’area, il 19,2% delle reti di Ciro sono di testa.
La rinascita di Immobile nasce anche dal lavoro di Simone Inzaghi (foto Marco Rosi/Getty Images)
C) Il terzo punto, strettamente connesso al secondo. Immobile come Filopemene: ultimo erede della scuola del centravanti di sfondamento italiano o primo striker italiota? Quello che ci interessa di Immobile è la sua ricezione, e troviamo in questa parallelismi onirici con il mito storiografico dello stratega di Megalopoli. Per secoli Filopemene fu considerato “l’ultimo dei Greci”. Un pesante attributo conferitogli da Plutarco e condiviso da storiografi e genialità illustrissime (Polibio, Tito Livio, Machiavelli per fare qualche nome). C’erano ottime ragioni per considerarlo l’ultimo degli Elleni “guerriero valoroso, ufficiale esperto, politico sagace…”. A questi meriti per Gaetano De Sanctis fa da contraltare la ristrettezza di vedute; questi fu infatti il primo tra gli storici a ritenere Filopemene il primo dei Greculi. Lo stratega, sostiene De Sanctis, non si avvide mai della necessità di una leale cooperazione con la Macedonia per la salvezza comune.
Filopemene non si rese conto che il vero nemico era Roma, tant’è che la sua vittoria più celebrata fu quella di Sellasia nel 222 dove si distinse contro Sparta. Secondo De Sanctis proprio a causa della sua miope caccia all’unità peloponnesiaca, che aveva piuttosto causato il predominio di Roma in Grecia, Filopemene sarebbe il primo dei Greculi e non l’ultimo dei Greci. Tornando a Ciro, credo avvenga qualcosa di analogo nella valutazione delle sue qualità sia tra gli addetti ai lavori che tra i tifosi. Abbiamo già detto quanto sia sgradita la prospettiva di un giovane calciatore che raccolga l’eredità della tradizione del calcio italiano, nello specifico del centravanti di sfondamento. Ma c’è qualcosa di più carsico… una nostalgia passatista, una tensione apocalittica: non si potrà mai essere all’altezza del ‘fu’ centravanti di sfondamento, ogni erede è una copia posticcia dei titani incoronati dalla nostra immaginazione e ipostatizzati nella nostra memoria.
Con la doppietta al Benevento Immobile è arrivato a 26 reti in campionato (foto Paolo Bruno/Getty Images)
Immobile rimane tra i pochi che tenta di smarcare il portiere, oppure di ottenere il rigore spostando la palla all’ultimo; abile nel leggere le situazioni, non sempre tenta di saltare l’uomo, ma spesso si accontenta di un utile angolo, o una provvidenziale punizione. Ha un istinto che gli ha consentito di realizzare una rete candidata ad essere la più bella del campionato 2017/2018, che molti hanno paragonato alla rete di tacco su corner realizzata da un campione come Mancini (sempre con la maglia della Lazio). Supera per gol fatti in una singola stagione Chinaglia grazie alle due reti contro il Benevento, 36 contro le 34 di Long John nella stagione 1973/1974. Da buon allievo Ciro prova a ripagare il maestro non rimanendo scolaro, raccoglie il testamento di una pesante tradizione ma non si fa custode di un cimitero imbiancato. Il centravanti di sfondamento è qualcosa che dev’essere superato: ma se biasimiamo chi ci prova che cosa abbiamo fatto per superarlo?