Nel 1937, tra venti di guerra che imperversano, ad Amsterdam si disputa una partita alquanto particolare.
Nel 1937 una grave crisi economica sta attanagliando l’Europa. Gli effetti della depressione economica conseguenti al crollo della Borsa del 1929 si sono acuiti, e vengono coniate locuzioni quali stagnazione secolare e sottoconsumismo. Sconforto, delusione e disperazione sono sentimenti diffusi, e il malcontento popolare che ha favorito l’ascesa dei totalitarismi è fonte di costante preoccupazione. La guerra civile spagnola imperversa, e il 26 Aprile un’incursione aerea compiuta dalla Legione Condor tedesca, con il supporto della nostra Aviazione Legionaria, colpisce duramente la città basca di Guernica.
Guernica di Pablo Picasso, un quadro diventato poi celebre
In questo clima da tragedia imminente, Amsterdam si appresta a ospitare il rituale appuntamento calcistico che, come ogni anno, serve a finanziare il Comitato olimpico olandese. In ambito calcistico si è da poco svolto il Torneo dell’Esposizione di Parigi, organizzato dal 30 maggio al 6 giugno dalla Federazione francese, manifestazione vinta dai campioni d’Italia del Bologna che nella finale di Parigi hanno sconfitto gli inglesi del Chelsea per 3-1. Questa volta la scelta degli organizzatori olandesi è inconsueta: non più il richiamo di una forte squadra di club europea da contrapporre a qualche compagine indigena, ma un match fra selezioni continentali che, da subito, assume anche significati geopolitici. Allo stadio Olimpico di Amsterdam si affrontano infatti le selezioni dell’Europa Centrale e dell’Europa Occidentale, e calciatori francesi, tedeschi, austriaci, italiani e dei Paesi Bassi, si trovano di fronte su un terreno di gioco simbolico che, da lì a poco, sarebbe stato sostituito da ben altri e più tragici “terreni”. E’ quello il primo di una serie di incontri amichevoli che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, prenderanno una valenza spiccatamente commemorativa in onore di questo o quel campione, e che vedranno impegnati un gruppo eterogeneo di giocatori selezionati sotto la generica sigla di Resto dell’Europa.
Gli undici rappresentanti dell’Europa Centrale
Secondo le cronache dell’epocail mattatore della partita fu l’ala sinistra Sas, un ebreo ungherese dalla tecnica sopraffina. L’unica marcatura per l’Europa Occidentale fu messa a segno dell’idolo locale Bakhuis, il fortissimo centravanti olandese nativo di Giava che aveva uno score di 28 reti in 23 partite disputate nella nazionale orange. In quell’occasione risultò chiaro il gap fra le compagini delle nazioni dell’Europa centrale, abituate ad affrontarsi nella Coppa Internazionale per nazioni, e le altre nazionali europee. Ma soprattutto in quel pomeriggio di giugno di 80 anni fail calcio cercò di sostituirsi alla politica, e lo spirito ludico provò a stemperare quei sentimenti bellicosi che fermentavano da tempo nell’animo delle nazioni. Purtroppo tutto risultò vano, come i tragici eventi della storia avrebbero dimostrato da lì a poco, e il passo dal campo di calcio al campo di battaglia si rivelo più breve di quanto quel pomeriggio olandese potesse far sperare.
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Ricordiamo quindi i calciatori che, agli ordini dell’arbitro inglese Jewell, scesero in campo allo stadio Olimpico di Amsterdam gremito da più di 50000 spettatori
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Europa Centrale:
Olivieri (Italia), Seszta (Austria), Schmaus (Austria, poi Rava Italia), Serantoni (Italia), Andreolo (Italia), Lazar (Ungheria), Sas (Ungheria), Meazza (Italia), Piola (Italia), Sarosi (Ungheria), Nejedly (Cecoslovacchia);
. Europa Occidentale:
Jacob (Germania), Peverick (Belgio, poi Joakin, Belgio), Caldenhove (Olanda), Kizinger (Germania), Goldbrunner (Germania), Delfour (Francia), Lehner (Germania), Braine (Belgio), Bakhuis (Olanda), Smit (Olanda), Van den Heinde (Belgio);
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Europa Centrale 3-1 Europa Occidentale
Tabellino: Sas (Eu C.) 17′ p.t.; Sas (Eu C.) 3′, Nejedly (Eu. C.) 30′, Bakhuis (Eu. O.) 42′ s.t.