Davide Forè, il pilota italiano più titolato ancora in attività, ha vinto 4 campionati del mondo di karting e non ha nessuna voglia di smettere.
Lewis Hamilton, Max Verstappen, Lance Stroll, Daniil Kvjat e Sebastian Vettel. Sono solo alcuni dei piloti che correranno il mondiale di Formula 1 2017 e tutti hanno un aspetto in comune: hanno iniziato la carriera dal karting. La guida di un kart, infatti, è il primo passo di ogni pilota che sogna, un giorno, di finire nel gotha delle monoposto a ruote scoperte. Si può dire quindi che il kart sta al calcio come il campionato della primavera sta alla Serie A? Sì, anche se l’affermazione non è esatta del tutto. Non lo è perché, anche se quasi il 90% dei piloti della F1 sia partita da qua, il karting ha la sua storia, le sue regole e la sua tradizione. Un motorsport, quindi, che non necessariamente deve essere usato come trampolino di lancio verso altri lidi. L’immaginario collettivo infatti vuole il karting come un’esperienza per giovanissimi, giusto ma è anche vero che da queste parti si possono trovare piloti, con oltre quaranta primavere alle spalle, che la guida di un kart non l’hanno mai abbandonata. Iniziato sì da giovanissimi, ma oltrepassata la veneranda età dei 42 anni sono ancora lì sperando magari di vincere l’ennesimo mondiale. Parliamo di Davide Forè, classe ’74, quattro titoli mondiali alle spalle e attualmente ancora pilota di KZ (la massima categoria a marce) con il racing team italiano Gold Kart. «Ho iniziato con il karting da bambino– spiega il senatore – e sono ancora qua. Sono un pilota professionista e, nonostante l’età, ho ancora tanta voglia di correre. Smettere? Per ora non ci penso».
Davide Forè, ovviamente, è il professionista internazionale più anziano, ma non è il solo ad avere un’età “matura”. C’è il trentatreenne Marco Ardigò (campione del mondo KZ nel 2014), l’olandese Bas Lammers classe ’85 e l’inglese Ben Hanley (anche lui un ’85 e che ogni tanto sconfina nel kart monomarcia). Questi solo per citarne alcuni e far capire che il karting, seppur suonerà strano, è anche un “paese per vecchi”. Ma come è possibile che un pilota finisca a girare in un kartodromo senza mai ambire a un futuro nelle monoposto? «Sono figlio di persone normali – racconta ancora Forè –mio padre lavorava in un’azienda, non poteva certo garantirmi un futuro nelle monoposte visto quanto costava e quanto costa un campionato di quel tipo. Poi però, gara dopo gara alla guida di un kart, ho iniziato a rendermi conto che potevo ambire a qualcosa di più. Dopo aver vinto un mondiale e un europeo, infatti, mi arriva una chiamata. Era il 1998 e faccio un test su una Formula Ford sul circuito di Le Mans e mi ritrovo seduto in un tavolo a parlare del mio futuro da pilota. Sarei dovuto entrare in un progetto che avrebbe previsto al primo anno un campionato di Formula 3, poi la Formula 3000 e infine sarei arrivato in Formula 1 come terzo pilota della Prost Grand Prix (scuderia dell’epoca ideata dall’ex pilota francese Alain Prost ndr). Si parlava anche di stipendio. Insomma dopo quella riunione, avevo quasi raggiunto la convinzione che il karting per me sarebbe stato solo un ricordo».
Invece, proprio sul più bello, salta tutto. «Dall’essere pagato per poter far parte del progetto – continua Forè – avrei dovuto trovare in tre anni, rispettivamente, 150.000.000 di lire, poi 300.000.000 e infine 800.000.000». Costi esagerati per chiunque, ma in particolar modo per un ragazzo che non aveva nessun grande sponsor alle spalle. Una storia che avrebbe tagliato le gambe a tutti, ma non a una persona che ha sempre considerato il karting come una grande e bella famiglia. «Smaltita la batosta emotiva, sono tornato – dice ancora l’attuale kartista della Gold – e ho continuato a vincere togliendomi bellissime soddisfazioni in questo motorsport. Correre in pista mi regala emozioni e se vi dicessi che non spero di dire vincere il mondiale 2017 sarei un ipocrita. Ho gareggiato con Max Verstappen, Trulli, Hamilton, Alonso, Liuzzi, Button e Rosberg solo per ricordare i piloti che avevano più stile alla guida di un kart. Qua non si guadagnano cifre esagerate, ma quello che prendo mi basta per togliermi tante soddisfazioni. Se c’è qualche pilota di oggi in Formula 1 che, transitato per i kart, non meriti di essere finito nel circus? Certo, ma per favore non fatemelo dire….».