Intervista a Stefano Modena, ex pilota di Formula 1.
Stefano Modena è uno dei talenti italiani che hanno impreziosito la storia della Formula Uno a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Nelle categorie minori ha raggiunto risultati da capogiro mentre nel Circus si è limitato a qualche buon piazzamento. Dopo l’avventura nell’élite dell’automobilismo, ha corso nei campionati turismo italiani e tedeschi. Da più di dieci anni il pilota emiliano lavora come collaudatore per la Bridgestone.
Lei è stato un sicuro talento italiano nella Formula uno di fine anni Ottanta, primi anni Novanta: la F1 attuale è davvero solo “un affare per ingegneri” come dichiarato più volte da un altro, vecchio, grande leone come René Arnoux?
A mio avviso lo è sempre stato un affare per ingegneri e aggiungerei di soldi, nel senso che chi non aveva un adeguato budget non poteva avere vetture competitive. Quello che noto è che oggi la parte ingegneristica è preponderante rispetto al talento dei piloti, ma questo perché la tecnologia elettronica è aumentata enormemente lasciando meno spazio ai piloti. Comunque anche oggi il talento di un pilota può fare la differenza nello sviluppo e nei risultati.
Perché i piloti moderni sembrano aver perso quella personalità che era propria di tanti piloti del passato? Sembrano dei robot, privi di passione, quando invece la passione dovrebbe essere al centro di uno sport motoristico. Clay Regazzoni, intervistato in proposito, disse che i piloti moderni, così freddi e impostati, non avrebbero avuto granché da raccontare una volta appeso il casco al chiodo…
Sì può darsi che Regazzoni abbia ragione ma oggi è cambiato totalmente l’approccio alle gare, non si può paragonare la F1 degli anni 70/80 con quella moderna. Oggi i piloti sono degli atleti all’epoca di Regazzoni erano delle rock star che indubbiamente oggi hanno molto più da raccontare.
L’appeal che era proprio di gente come Senna, Villeneuve, Mansell o lo stesso Regazzoni sembra svanito per sempre. La F1 moderna è oggettivamente noiosa, al punto tale che l’interesse degli appassionati si è spostato sulle moto che ancora conservano alcune caratteristiche – come il dominio dell’uomo sul mezzo meccanico – un tempo proprio della F1. Cosa si può fare, ammesso sia possibile, per riportare la F1 al suo antico splendore?
Credo che nulla si possa fare, il trend è quello! C’è stata una netta inversione tra F1 e moto. La tecnologia ha appiattito la F1 ed ha vivacizzato le moto e soprattutto i piloti di moto. Fare dei passi indietro con la F1 per renderla più “umana” e quindi più gestibile dal pilota, snaturerebbe la sua filosofia. Infatti la sua prerogativa è quella di essere la categoria più all’avanguardia dell’automobilismo.
Clay Regazzoni: una rockstar veloce come il vento
Lei ha spesso detto “di non essere un grande appassionato di automobilismo”, ma di apprezzare piuttosto la competizione. Si può competere, ad alti livelli, per esempio in F1, senza passione?
Direi che non sono appassionato di automobili più che dell’automobilismo. Per me l’automobile è un mezzo per andare da A a B, l’automobilismo è una competizione di automobili guidate da piloti. La mia passione era la sfida con me stesso con la macchina e con gli avversari. Sicuramente per competere ad altissimi livelli, come in F1, la passione è indispensabile.
I campioni attuali sono spinti da passione autentica, a suo parere?
Sicuramente sì! Come ho già detto prima per correre in F1 la passione è fondamentale.
Lei ha gareggiato con grandissimi piloti, forse nell’ultimo periodo davvero d’oro della F1 prima che la tecnologia fagocitasse tutto. Ci illustrerebbe le differenze tra Senna e Prost, i due grandi rivali della F1 di fine anni Ottanta-primi anni Novanta?
Prost un professore, tutto doveva essere perfetto per vincere, incluso la sicurezza. Senna un talento che riusciva a vincere anche se tutto non era perfetto e soprattutto in condizioni precarie.
Alcuni sostengono che Senna sia stato davvero il più grande pilota della storia: lei è d’accordo oppure in questi casi entra in gioco più il fattore “leggenda” dovuta alla tragica fine del brasiliano?
Sono d’accordo, è stato il pilota che nell’insieme in quel periodo storico ha dimostrato qualità di guida e personalità superiori agli avversari, caratteristiche che lo hanno fatto diventare una leggenda indipendentemente dalla sua tragica scomparsa.
Come collocherebbe Michael Schumacher nell’Olimpo dei grandi piloti? Lo ritiene al livello dei più forti di sempre o correva davvero in un’epoca in cui c’era lui e basta?
E’ vero, correva in un’epoca dove non aveva tanti avversari ma lui era un talento alla pari di altri campioni.
La più difficile gara del Circus è davvero Montecarlo?
La trovavo la più faticosa ma non la più difficile e comunque sicuramente una delle più affascinanti. Difficile è dover affrontare una curva a 250 Kmh per l’intero GP cercando di non perdere nemmeno un decimo di secondo. Negli anni in cui ho corso ho sempre trovato molto interessanti e nello stesso tempo difficili piste come Spa, Silverstone, Suzuka ed Estoril.
Stefano Modena a tutta velocità in quel di Monte Carlo nel 1989
Il confronto con altri grandi piloti della sua epoca, quali Senna, Prost, Mansell, la intimidiva o la esaltava?
Mi sarebbe piaciuto potermi confrontare ad armi pari con questi piloti ma purtroppo non ne ho mai avuto l’occasione. In ogni caso non mi sono mai sentito intimidito da nessuno di loro. Li rispettavo e penso loro rispettassero me.
Lei è stato a lungo sotto l’occhio vigile dall’ingegner Ferrari a fine anni Ottanta, in vista di un possibile ingaggio alla scuderia di Maranello. Perché la Ferrari ha quasi sempre evitato di ingaggiare piloti italiani? Davvero per un problema di “concorrenza” col marchio del Cavallino?
L’idea di abbinare una vettura nata a Modena con un Pilota nato a Modena e di nome Modena lo stuzzicava moltissimo ma non si fece mai nulla e penso sia stato un bene. Ha ragione, raramente la Ferrari ha ingaggiato piloti Italiani anche se in realtà Michele Alboreto è stato un grande pilota Italiano che ha avuto successo e portato al successo la Ferrari avvicinandosi tantissimo alla conquista del Campionato del Mondo. Ivan Capelli è stato un altro pilota che ha corso con la Ferrari in un periodo difficile per la scuderia, i suoi risultati sono stati molto condizionati dallo scarso rendimento della macchina. Penso che il problema fosse legato alla pressione negativa che la stampa Italiana avrebbe avuto in caso di insuccesso del pacchetto. Non credo ci sia mai stato l’ipotesi che un pilota Italiano potesse mettere in ombra la Ferrari.