Siamo all'epilogo di un rapporto mai davvero sbocciato: quello tra i tifosi nerazzurri e il giovanissimo patron cinese.
Quando il consiglio di amministrazione dell’Inter ha approvato una nuova perdita di bilancio nell’ordine dei 140 milioni di euro, i tifosi nerazzurri avevano già tappezzato la città di striscioni che invitavano i proprietari della famiglia Zhang a farsi da parte. Sarà stato allora per rispondere alla critiche che il rampollo cinese ha preso in mano la situazione manifestando il proprio impegno a ripianare la perdita.
Liquidità immediata – attesa entro la fine dell’anno – per una cifra di oltre 100 milioni da scalare al finanziamento di 275 milioni concesso da Oaktree, di cui 75 già investiti per sostenere i costi di gestione e “resistere” alle sirene di mercato. I giornali italiani parlano di un “segnale di stabilità” lanciato dal patron dopo le voci di cessione del club e i mal di pancia dei tifosi. Anche se, ribadiamo, i capitali destinati a riempire il buco di bilancio dovrebbero provenire da quelli accantonati un anno fa dal maxi prestito del fondo californiano, ancora in possesso del pegno sulle quote societarie.
D’altronde il profilo finanziario, più che quello sportivo, è da sempre il cavallo di battaglia dei plenipotenziari di Suning. Il club di viale Liberazione è rimasto impantanato nella crisi economica che ha imperversato sulla galassia Zhang. Il progetto è fermo, le mosse sul mercato di Marotta e Ausilio hanno tenuto a galla il rendimento sportivo ma il futuro è incerto. Steven Zhang, 31enne e più giovane presidente nella storia dell’Inter, è finito al centro dei malumori della tifoseria: le sue decisioni impopolari hanno scavato un solco, forse definitivo, con il cuore del tifo nerazzurro. Una situazione caotica alimentata dal pessimo avvio di stagione, in cui i nerazzurri di Inzaghi hanno perso cinque delle prime dieci partite stagionali.
Quello tra gli Zhang e gli interisti è un rapporto ondivago, nato sulle ceneri della breve parentesi Thohir e dalla nostalgica epopea di Massimo Moratti. Zhang senior, Jindong, e junior, Steven, non erano mai stati messi in discussione da tifosi e critica fino allo scoppio della pandemia, quando le casse esangui della società, unite alla crisi del colosso Suning, hanno impedito ai proprietari ulteriori investimenti nella crescita dell’Inter.
Nonostante una situazione economica al limite del disastroso, nell’anno successivo al Covid è arrivato uno scudetto atteso dai tempi del triplete, con tanto di accordo tra club e dipendenti per il pagamento posticipato degli stipendi. Zhang, primo presidente e proprietario straniero a vincere il tricolore, ha di fatto trionfato senza sborsare un euro per la retribuzione dei propri dipendenti, calciatori compresi. Il presidente ha sfruttato le scadenze federali per aggirare le penalizzazioni sportive e ha portato a termine la missione impossibile: vincere lo scudetto gratis.
Per analizzare la gestione interista degli Zhang è utile un po’ di cronistoria. La famiglia Zhang, fondatrice e proprietaria del gruppo Suning, acquisisce l’Inter nell’estate 2016. I primi mesi sono di assestamento ambientale ed economico fino al ritorno dei nerazzurri in Champions League al termine della stagione 2017/2018. È la svolta che i cinesi aspettavano. Iniziano investimenti più o meno importanti fino all’arrivo in panchina di Antonio Conte. Gli Zhang vedono nel tecnico pugliese l’uomo che può portarli al successo e assecondano ogni sua volontà a suon di quattrini: su tutti, arrivano ad Appiano Lukaku, Hakimi ed Eriksen. Con Beppe Marotta arruolato tra le file dirigenziali, il passo sembra compiuto. Lo scudetto è preceduto da una stagione ben augurante nonostante la sconfitta contro il Siviglia nella finale di Europa League. La rivalsa arriverà meno di un anno dopo, quando però la tempesta è già in atto.
Risposta: sì.
Steven Zhang assiste alla cavalcata trionfale dei nerazzurri di Conte dal quartier generale di Suning a Nanchino, l’antica capitale della Repubblica di Cina, rintanato dalle insistenti voci di un possibile crac e dalle turbolenze economiche partorite dall’emergenza sanitaria. Oggi, tra le vetrate dei grattacieli che si innalzano dalla coltre di smog, la città di Nanchino ospita le macerie dell’impero decadente di Suning. Il colosso della vendita al dettaglio è entrato in una fase di crisi profonda.
Gli effetti del Covid hanno scoperchiato un vaso di Pandora: gli Zhang tirano fuori tutte le loro abilità finanziarie, cedono in pegno le azioni della holding di famiglia (tra cui anche quelle dell’Inter) a una controllata dell’alleato Alibaba e rinegoziano il bond da 415 milioni fino al 2027. Nel frattempo il regime di Pechino richiama in patria i capitali interni. Gli Zhang sono a metà del guado tra il fedele Xi Jinping e il sogno di rendere grande la Beneamata.
Per risollevare le sorti economiche dei nerazzurri, i miracoli di Marotta non bastano più. Serve altro. Ecco allora il maxi finanziamento dal fondo Oaktree: 275 milioni di dollari in cambio di un pegno sulle azioni dell’Inter alla scadenza del prestito. Peccato che Oaktree – pare – non voglia saperne di accollarsi i destini interisti. Allora Zhang senior e junior sondano il mercato in cerca di un acquirente incaricando Goldman Sachs come Advisor dell’operazione. Base di partenza 1,2 miliardi, la stessa cifra con la quale il fondo RedBird ha rilevato il Milan da Elliot. Appena un anno fa, i cinesi scartarono l’offerta di acquisto di oltre 800 milioni dal fondo BC Partner. Valutazione giudicata fuori mercato.
In tutto ciò la proprietà continua a portare avanti la battaglia per il nuovo stadio, anche al fine di ingolosire nuovi investitori. Concordata con i partner rossoneri la barbarie di abbattere il vecchio San Siro, i cinesi iniziano a barcamenarsi tra la volontà di proseguire l’avventura italiana e le prime critiche mosse dalla tifoseria. Il rendimento della squadra di Inzaghi non soddisfa più il numero uno nerazzurro: Zhang si era abituato alla botte piena e alla moglie ubriaca.
Incertezze alimentate anche dai venti che soffiano dal lontano Oriente. A metà ottobre inizierà il congresso del Partito comunista cinese in cui le autorità dovrebbero confermare il divieto di investire all’estero anche ai membri del Congresso nazionale del popolo, in cui Zhang Jindong è stato eletto nel 2018.
Le incertezze che aleggiano sui destini nerazzurri sembrano aver destabilizzato la squadra di Simone Inzaghi. La linea del tecnico nei confronti della società è mutata dopo l’ultima campagna acquisti. Risuonano ancora forti, in tal senso, le dichiarazioni di Inzaghi dei mesi scorsi: a mercato ancora aperto, il tecnico blinda i suoi e definisce chiuse le operazioni in uscita. Alla vigilia della sfida con la Roma, l’ex allenatore della Lazio rivendica i risultati raggiunti dalle sue gestioni sotto il punto di vista sportivo ed economico.
Il mirino è chiaramente puntato sulla famiglia Zhang, la quale tuttavia ha posto sotto osservazione l’operato di Inzaghi. Il tecnico rischia il posto dopo il peggior avvio in campionato dell’Inter dalla sciagurata stagione di Frank De Boer. I nerazzurri hanno perso cinque partite su dieci tra campionato e Champions e la soluzione ai problemi non sembra immediata. Il mese di ottobre dirà molto sul destino dell’Inter sia in campo che fuori. Ma l’aspetto che più inquieta i tifosi riguarda le prospettive future. Quelle che, al momento, l’Inter non ha. Allora forse hanno ragione i tifosi: “The time is over”, caro Steven.