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14 Maggio 2025

La battaglia degli striscioni

Segui le pezze per capire il movimento ultras.

12 aprile 2025. Cinquanta ultras del Cagliari sfilano, senza scorta, per le strade di Milano mentre a San Siro i rossoblu stanno affrontando l’Inter. Un’ora prima la polizia aveva vietato ai cagliaritani l’ingresso, nel settore ospiti, di uno striscione con la scritta “Ovunque a modo nostro… mai a modo vostro!”. Piuttosto che piegarsi alla decisione di chi in quel vessillo ha ravvisato una potenziale minaccia per l’ordine pubblico, nonostante il tempo e i soldi investiti nel viaggio, gli Sconvolts Cagliari hanno scelto – rinunciando alla partita – di allontanarsi dallo stadio.

A Torino, qualche anno prima, a decidere di non entrare per protesta erano stati gli ultras del Parma, a cui la polizia aveva negato l’accesso in curva di uno striscione con il nome del loro gruppo (“Boys”). L’elenco continua. Accesso negato (stavolta allo stadio Olimpico di Roma) a una bandiera con la faccia di Federico Aldrovandi che, sia in casa che in trasferta, da anni accompagna i tifosi della Spal senza che a nessuno sia mai venuto in mente di proibirla.

Caso forse ancora più eclatante quello dello striscione di solidarietà alle popolazioni colpite dal terremoto che, nel 2018, partita fuori casa con la Roma, gli ultras della Sampdoria non hanno potuto portare con loro in curva avendo, gli agenti all’ingresso, ritenuto che il materiale su cui era stato realizzato fosse infiammabile e quindi pericoloso.


L’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive ha introdotto, ormai da anni, la regola secondo cui tutti gli striscioni esposti allo stadio devono essere preventivamente autorizzati. Obbligo di approvazione: triste imbuto burocratico, creatività dei tifosi vincolata a un timbro della questura. Presentarsi allo stadio con striscioni non autorizzati è ovviamente possibile ma significa rimettersi alla totale discrezionalità del funzionario che si troverà ad esaminarli.

Dal momento che i criteri in base ai quali la decisione viene presa sono – appunto – arbitrari (e, a volte, perfino contradditori), a essere colpiti dal divieto d’ingresso sono spesso striscioni decisamente inoffensivi. In occasione di un recente Roma-Lazio, agli ultras biancocelesti è stato vietato di introdurre uno stendardo che, nel derby di andata, era invece stato tranquillamente ammesso. Inutile si è rivelato il tentativo dei laziali di far cambiare idea agli agenti mostrandogli le foto dello stesso stendardo esposto in curva pochi mesi prima.

Uno degli aspetti in assoluto più spettacolari del derby di Roma è la sfida che – nelle ore che precedono l’inizio della partita – si combatte tra le due curve sul piano del tifo (coreografie, cori, stendardi e, appunto, striscioni). E proprio il tentativo da parte dello Stato di regolamentare gli striscioni, limitandone con minaccia di censura le potenzialità creative, ha generato – soprattutto a Roma e ancor di più in occasione del derby – un interessante fenomeno: la battaglia degli striscioni che in passato si svolgeva all’interno dello stadio si è, ormai da qualche anno, spostata all’esterno.



Oggi la creatività vernice su tela, per sfuggire al controllo delle forze dell’ordine, si esprime così a poche centinaia di metri dall’Olimpico. Gli ultras laziali srotolano striscioni a Ponte Milvio, il loro punto di ritrovo quando la Lazio gioca a Roma, e i giallorossi lo fanno al Bar River o davanti all’Obelisco del Foro Italico. Anche se frasi e slogan possono in alcuni casi risultare discutibili, è il fenomeno in sé che merita un’analisi: l’esigenza degli ultras di cercare – come rami di una pianta cresciuta in una cantina buia che si protendono tenacemente verso il sole – uno spazio per potersi esprimere.

Permettere a un agente di stilare l’elenco dei promossi e dei bocciati, dare alla questura il potere di veto sui loro slogan è, per i gruppi organizzati, inammissibile. La “pezza” (così i tifosi chiamano lo striscione) non è solo una striscia di stoffa ma, spesso, il creativo veicolo di una performance artistica.

Per quest’anno puoi cambiare?! Per favore venite voi a caricare!” è la scritta srotolata, prima dell’ultimo derby, a Ponte Milvio da alcuni ultras della Lazio mentre sette di loro, in attesa di carica romanista, si erano provocatoriamente stravaccati su delle sdraio da spiaggia. “Maledetti salmonari replicano tempo dopo dalla zona del Bar River i giallorossi, parodiando la pezza dei cugini, “Maledetti laziali”, in seguito all’eliminazione dall’Europa League dei biancocelesti ad opera dei norvegesi del Bodo/Glimt (definiti, da Paolo Di Canio, “salmonari” quando, anni prima, ad affrontarli era stata la Roma).

Un altro elemento rende le attuali battaglie fra striscioni mediaticamente più eclatanti rispetto a quelle combattute un tempo all’interno dello stadio. Se prima, infatti, lo striscione era confinato agli spettatori presenti all’Olimpico, oggi il bacino di utenza è infinitamente più vasto. Ponte Milvio o Bar River che sia, appena srotolato il telo, ultras e tifosi fotografano la scritta e la diffondono sui social coinvolgendo, in tempo reale, un pubblico di milioni di persone.

Striscioni ultras
Uno dei molti striscioni, il più ‘celebre’ visto anche il contorno scenico, che i laziali hanno srotolato a Ponte Milvio per l’ultimo derby / Foto da ‘La VOCE DELLA NORD’

Le infiltrazioni criminali nelle curve più grandi stanno, purtroppo, modificando il tifo organizzato nel nostro paese. Eppure ridurre, come quasi sempre fanno i giornalisti, il fenomeno ultras a mero caso giudiziario, significa darne una lettura semplicistica e parziale, rifiutando ogni approccio che tenga invece conto della sua complessità e delle sue molteplici sfaccettature.

Renè Girard (filosofo e antropologo francese) sostiene, nella sua opera “La violenza e il sacro”, che la violenza – impossibile da eliminare in quanto elemento strutturale dell’uomo e della società – debba essere ritualizzata all’interno di contesti che permettano alla comunità di esercitare su di essa una qualche, se pur blanda, forma di controllo e regolamentazione.

L’inasprimento delle misure repressive nei confronti degli ultras rischia invece di provocare, com’è stato per gli striscioni, solo uno spostamento di baricentro: la violenza non sarà ovviamente debellata e continuerà a manifestarsi, se non allo stadio, in altri luoghi. Estromessa dal suo habitat naturale, la rabbia degli ultras potrà esplodere ovunque. Controllarla, allora, sarà sempre più difficile. 


Autore televisivo e documentarista, Lamberto Ciabatti ha pubblicato quest’anno il libro “Ultras” (Feltrinelli/SEM).


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