Episodio 2/3 della nostra inchiesta sul calcio italiano.
In questo secondo episodio della nostra inchiesta analizzeremo le squadre, nella Serie A, ancora in mano a presidenti italiani. Per la prima volta da quando è nato il massimo campionato italiano, dirigenti e patron nostrani sono in minoranza. Dalla stagione 1929/1930, che partecipassero 18, 16, 20 o 21 squadre, non era mai capitato che alla prima giornata ci fossero solo 9 società gestite da investitori autoctoni. E il dato, come vedremo, è destinato a scendere.
La nostra lente si concentrerà su Cagliari, Cremonese, Juventus, Lazio, Lecce, Napoli, Sassuolo, Torino, Udinese.
Squadre controllate con appena lo 0,57% delle quote, presidenti arrestati e trovati con la pistola in tasca, industriali a capo di aziende accusate di disastro ambientale; l’editore dei più letti giornali del Paese, uno dei più grandi elargitori di donazioni ai partiti politici e un presidente indagato per falso in bilancio in tre annate consecutive – oltre alla più longeva proprietà del calcio europeo, la Juventus, con una storia di oltre un secolo e la partecipazione in quasi tutti gli scandali del calcio italiano.
In tutto questo anche esperienze positive, quasi illuminate, come la cordata leccese, fino a poco tempo fa formata in gran parte da piccoli e medi imprenditori locali e guidata da un avvocato e professore universitario, Sticchi Damiani; o come la retta conduzione familiare degli Squinzi al Sassuolo.
Di queste nove, come detto poco sopra, almeno due si preparano (esplicitamente o implicitamente) a un cambio societario in direzione estero. A breve, quindi, la Serie A si ritroverà con solo un terzo di proprietà provenienti dal Belpaese. Non è, di per sé, né un bene né un male – dipende ovviamente da quali mani tengano e terranno stretto il nostro calcio. Certo è che, come vedremo per i fondi d’investimento, il controllo è quasi impossibile. L’unica evidenza, intanto, è che il calcio italiano è sempre meno italiano.
.
Dopo sette anni lanciamo la nostra sfida. E chiediamo il vostro sostegno per farlo. Contrasti ULTRA, il piano
di abbonamenti della rivista, è lo sbocco naturale di un progetto che vuole svincolarsi dalle logiche dei
trend topic e del clickbaiting, delle pubblicità invasive e degli investitori invadenti. Un progetto che
vuole costruirsi un futuro solido e indipendente.
L'abbonamento darà accesso ai migliori articoli del sito e ad una newsletter settimanale di lotta, di
visione e di governo. Il vostro sostegno, in questo grande passo, sarà decisivo: per continuare a rifiutare
i compromessi, e percorrere fino alla fine questa strada - lunga, tortuosa, solitaria - che ci siamo scelti.
Ora e sempre, il cuore resterà il nostro tamburo. Grazie.
Abbonati