Il peso politico dell’Al-Ahly in una competizione senza memoria e interferenze.
All’interno di questo Mondiale per Club appena iniziato, tra le pieghe della sua struttura ipertrofica e la volontà di onnipotenza del suo ideatore Gianni Infantino, ribattezzato da Pippo Russo Gianni Fifantino (Corriere dello Sport,14 giugno 2025), c’è un’anomalia. Non parlo di budget o ranking (motivo dell’esclusione di squadre come Napoli, Barcellona e Liverpool), ma di significato e rilevanza politica.
Forse nessun si è posto il problema di chiamare una squadra che ha subito una delle più sanguinose repressioni politiche della storia di questo sport.
Forse nessuno neanche lo sa. E questo perché l’anomalia in questione non è una squadra bensì il portato militante della sua tifoseria. L’Al-Ahly in un mondiale con body-cam e intelligenza artificiale per il fuorigioco – quindi in un mondiale dove il controllo, e per certi aspetti se vogliamo, la repressione tecnologica sono il fiore all’occhiello – non c’entra nulla. Però, nel sistema neoliberale, la cannibalizzazione del mio esatto opposto rientra in una logica redditiziadi controllo del dissenso.
Questa anomalia inizia nel 2011 al Cairo, nel mezzo delle Primavere Arabe.
L’Al-Ahly è una società polisportiva con sede, per l’appunto, nella Capitale dell’Egitto. La sua sezione calcistica milita nella Egyptian Premier League, la massima serie del campionato egiziano di calcio istituita per la prima volta nel 1948. La squadra è stata fondata nel 1907 durante il periodo coloniale britannico e ad oggi è la più titolata del paese con 45 campionati vinti, l’ultimo dei quali proprio in questa stagione 2024/2025.
L’Al-Ahly è anche la squadra più seguita, e secondo alcune fonti arriva perfino a 25 milioni di tifosi. La capienza del suo stadio è di 72mila spettatori il che serve a dare l’ampiezza del seguito del calcio nel Paese. Ad una visione esterna e occidentale – nel senso che il gioco del calcio dalla sua invenzione e diffusione ha avuto una prospettiva colonizzatrice marcatamente britannica – il tifo di altre latitudine è spesso derubricato come fenomeno non organizzato, sporadico e folkloristico.
Se questo può valere per aree in cui il calcio sembra essere il frutto di un piano economico studiato a tavolino, in un paese come l’Egitto, invece, è connaturato alla forma del suo Stato e alla formazione del singolo individuo. Il sociologo Carl Rommel nel suo testo Egypt’s Football Revolution: Emotion, Masculinity and Uneasy Politics (2021) ha per l’appunto analizzato il ruolo fondamentale del calcio nella costruzione ideale della mascolinità dell’uomo egiziano ripercorrendo la lunga parabola del governo di Mubarak . . .
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