Partiamo da un presupposto: il calcio non va mai in vacanza. Soprattutto per noi ossessionati e ossessivi. Non voglio neanche definirci maniaci perché in questa nostra “devianza” vedo una dedizione ammirevole. Comunque prima della Champions a 180 squadre, prima dei preliminari di Europa League in giro per l’est Europa, le nazionali olimpiche e gli under 12, c’era un momento (pre-capitalista forse no, ma di sicuro non ancora troppo globale) in cui effettivamente d’estate si faceva un’operazione di calcio detox. In questo detox, tuttavia, qualcosa andava scritto perché, a differenza dei Depeche Mode, non sono in tanti a pensare che il silenzio sia un qualcosa di cui godere.
E quindi, nelle estati post Mundial, 1982 e 1986 (come cantavano gli Afterhours del resto “Non si esce vivi dagli anni ’80″), bisognava inventarsi qualcosa. Ed ecco che il romanzo rosa del calcio prende piede trovando in Antonio Cabrini il suo leader maximo. Così sulla copertina del Guerin Sportivo numero 30 (28 luglio – 3 agosto 1982) troviamo Antonio Nazionale paparazzato a fare il bagno con la sua Consuelo a Pollina di Cefalù…mica Dubai. L’articolo è una piccola perla di umorismo sarcastico – forse non voluta – soprattutto dal momento in cui viene accostato al reportage dell’estate vissuta da un altro Campione del Mondo, vale a dire, l’allora giovanissimo Beppe Bergomi.
Da una parte Antonio l’immortale, dall’altro il futuro Zio d’Italia immortalato con mamma e famiglia al seguito sul litorale di Jesolo manco fosse un Norman Bates (Psycho) baffuto. La parte che ci interessa, però, è quella dedicata a Cabrini, in quanto costruita come un fotoromanzo tra baci in acqua e pose statuarie. Del resto il titolo non fa che rimarcare l’alphezza (alfità?) del terzino bianconero titolando: “I Bronzi di Cefalù”.
Sorvolerò sul linguaggio dell’articolo non solo in quanto figlio del suo tempo, ma anche perché da una parte c’è il Brasile che si incazza e dall’altra sinceramente, in questo periodo, non ho le forze per una giusta decostruzione verbo-visiva. Comunque Mimmo Caratelli che firma il pezzo scrive «è abbronzatura mundial, dorata, come la Coppa Fifa, splendida come può esserlo sulla faccia di Antonio Cabrini, cremonese campione del mondo. Con la moglie Consuelo, bionda, felice, possessiva». L’articolo poi continua discutendo di come queste vacanze siano “ridotte all’osso” e di come in realtà Antonio una “partita allegra” se la farebbe pure. E qui si aggancia un altro passo poetico (che poi a me sembra ironia perculante però forse erano solo altri tempi e stili):
«E infatti nella dolce sera dei gattopardi di mare, qui, a Pollina, fra scogli neri e spiagge bianche, una luce e il cosmo Valtur di banane in testa e gonnellini colorati delle Hawaii, pubblico meraviglioso, brillante di oli e di creme, Antonio Cabrini cremonese campione del mondo, e del bel mondo, gioca in ciabatte la sua prima partita di calcio dopo il Mundial 82, segnando tre gol, partita che sciaguratamente non resterà in nessun almanacco. Risulta invece una cosina garbata e, tanto per far strillare le signore e riprovare il brivido a chi sa, Antonio Cabrini numero quattro azzurro in Spagna e casacca di tela senza numero in Sicilia, sbaglia con studiata, cinematografica, clamorosa ciabattata il suo rigore da spiaggia, architettato ludibrio notturno sotto il cielo d Cefalù, lontano da viziose telecamere» [Nella finale contro la Germania finita 3-1, sul risultato di 0-0 Cabrini sbagliò un rigore n.d.a].
Effettivamente, bello come il sole l’Antonio nazionale
Che dire oltre alla prosa da Premio Strega? Una descrizione del nulla più assoluto come quello che del resto ci regala Agosto, impreziosita da una fantasia (quella di Caratelli) che ci proietta su quella spiaggia, in quella partita come neanche fosse Mediterraneo di Salvatores con l’epico volo che decreta, dall’alto, proprio un rigore. L’articolo continua tra vette (che reputo) stupende come lo scambio Cabrini-Caratelli dove il primo, probabilmente esasperato (anche se credo che Caratelli stesso abbia rimesso mano all’intervista) dice
«Ora, amico, lasciami godere queste vacanze, lasciami in pace. Fammi sbagliare i rigori con i miei amici di questo villaggio, sulla spiaggia e in acqua. E non chiedermi niente di più. Ma è possibile che non abbiate niente altro da fare, voi giornalisti? Non sapendo che cosa chiedermi, ora che il Mundial è finito, ora che le moviole sono ferme, ora che i processi sono rimandati, m’hanno chiesto quali sono i miei programmi di marito. Capisci? Vogliono la mia scaletta famigliare, il mio palinsesto domestico! Se voglio un figlio, se ne voglio due, quando lo voglio, quando lo faccio. Accidenti a voi! A mia moglie hanno persino domandato se, vinto il Mundial, non desideri per caso due gemelli. Ma si può?».
Poi Caratelli chiosa dicendo, che forse questo non è il momento perché lui ha 23 e lei 20 e adesso «vogliono spassarsela, come è giusto che se la spassino due giovani». L’articolo continua con qualche riferimento alla campagna, al dolce mondo agricolo al quale Cabrini vorrebbe prima o poi tornare visto che quello era il mestiere del padre. C’è un breve scambio sul campionato che verrà e poi Caratelli chiude con una meta-passaggio degno dei migliori funamboli dicendo che, se fosse stato un giornalista spagnolo, avrebbe intitolato questo articolo “Ahora me Consuelo”. Applausi.
Una carrellata però la merita anche lo Zio, romantico vero
Gli anni passano, le prospettive cambiano, ma la certezza dell’estate post mondiale in compagnia di Antonio e Consuelo orami si è consolidata. Così arriviamo al numero 30 (ancora, ma allora è cabala) del Gueirn Sportivo del 23-29 luglio 1986. Ancora la fine di un mondiale, ma stavolta con esisti diametralmente opposti. L’Italia è uscita agli ottavi di finale contro la Francia di Platini dopo essersi sudata il girone con Bulgaria, Corea del Sud e Argentina (è l’anno della Mano di Dio e delle rivendicazioni politiche di Maradona). Ed ecco che nel torrido luglio, ai confini della canicola agostana, ritorna la nostra coppia preferita.
Questa volta però, visto l’andazzo dell’Italia la copertina è più sobria. Antonio e Consuelo sono abbracciati in sella ad una moto Guzzi.
Nessun costume, nessun dolce abbandonarsi al sole di Pollina, ma solo tanto lavoro. Tant’è che in copertina troviamo un bel “Cabrini alla riscossa” accompagnato dal titolone “JuveMia” che corona questo spudorato esempio visuale del concetto di “rimettersi in sella” dopo un fallimento. L’articolo è firmato da Ivan Zazzaroni ed è “ambientato” a Milano Marittima. Tutto, compresa la foto con Antonio e Consuelo che si baciano sul cofano della loro jeep Toyota, rimanda al mondo del lavoro e della stabilità. Del resto, grazie agli auspici (pressioni?) di Caratelli, nel 1984 è nata la prima figlia della coppia, Martina.
“Un mondiale fa, la storia di noi due” – semcit.
Non c’è più spazio per il “forever young” di Cefalù, adesso c’è la famiglia come sapientemente ci ricorda una foto che ritrae Consuelo farsi una doccia in costume con la piccola Martina davanti. Non è più tempo di corpi dionisiaci spiaggiati. Però una cosa è sacra: la vacanza. Lo stesso Zazzaroni deve ammettere che, nonostante gli esiti poco lusinghieri del mondiale, niente è riuscito a rovinargli questo momento. E lo stesso Cabrini afferma: «Il successo e l’insuccesso non possono e non devono condizionare la mia vita. Le mie vacanze, neanche». Poi l’articolo continua con un pressing di Zazzaroni su tattiche, rapporti con allenatori e compagni, mercato e prospettive future. Ovviamente, il tutto condito da qualche polemica del tipo:
«Un tuo compagno di squadra mi ha confessato che Platini non ha il carattere del leader».
Antonio Cabrini, però, salta la marcatura ed elude Ivan l’implacabile con una riposta del tipo «si è vero, ma non è così», roba che Guillermo Mariotto gli avrebbe dato un bel 10 con tanto di bacio accademico di Milly Carlucci. Una cosa interessante, poi, è il cambio di prospettiva futura del Bell’Antonio. Non più contadino, ma imprenditore: «In futuro avrò un negozio, interessi da curare a Milano Marittima». Così Cabrini passa dal rurale all’aziendale in soli 4 anni. Yuppies vero. Verso la chiusura troviamo, però, la vera perla, quella che ci fa capire come questo mito dell’estate in realtà sia stato fagocitato dalla narrazione grigia capitalista.
Zazzaroni chiede «Nel calcio è meglio allevarsi degli amici o dei nemici» e Antonio risponde «In questa professione non hai bisogno di amici. Nella vita sì».
Ma dov’è finto il villaggio vacanze Valtur, le ciabatte e la voglia di spassarsela? Antonio perché sei diventato così realista? Colpa di Milano Marittima, colpa del Mondiale? Mah…chissà. Comunque non sono più andato avanti in questo spoglio giornalistico perché avevo cose da fare e di cui parlare. Volevo sentire il nuovo coro per Calafiori fatto dai tifosi dell’Arsenal sulle note di “That’s Amore”, volevo vedere i piani per il nuovo stadio della Roma a Pietralata, la presentazione di Rakitic all’Hajduk, la semifinale Under 19…insomma c’erano troppe cose da fare e vedere e mi sono perso. Mi manca il Bell’Antonio di Cefalù, la divinità che arriva a decretare la vacanza, la pausa riflessiva o come direbbero i Vintage Violence “Agosto come fine esistenziale”.
Quando storia e calcio si mescolano e danno vita ad uno spettacolo memorabile. Mondiali di Spagna ’82: Francia e Germania si contendono un posto in finale, ma in palio c’è qualcosa di più importante. Dai campi di battaglia a quelli da calcio, analisi di un intreccio storico-calcistico tra due nazioni.