Calcio
25 Aprile 2020

Il 25 Aprile della Nord Corea

Una data simbolo anche per il calcio in Corea del Nord.

Dici 25 aprile e pensi a quell’ Arrendersi o perire con cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamava l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati. Una data evocativa che però nel mondo assume i più diversi significati: in Nuova Zelanda segna il ricordo dell’Anzac Day, l’arrivo dei soldati nello stretto dei Dardanelli, avvenuto nel 1915 per combattere la sanguinosa battaglia di Gallipoli (nell’odierna Turchia) durante la Prima Guerra Mondiale.

In Portogallo il 25 aprile si festeggia la Festa della libertà e la fine della dittatura del 1974, inaugurata da Antonio de Oliveira Salazar. In Corea del Nord, infine, è la data di fondazione delle “Chosŏn inmin’gun”, le forze armate popolari volute da Kim Il-Sung nel 1932 come gruppo di milizie anti-giapponesi. È da questo esercito popolare che prende il nome l’April 25 Sports Club, la squadra di calcio più titolata del Paese.

Ma guai a pensare a un tifo con cori e fumogeni: in Corea del Nord si applaude all’unisono, si sventolano le bandiere secondo uno schema ben preciso, si esulta per i goal in maniera pacata.

Dal 1947, anno di fondazione, ha sempre giocato nella DPR Korea Premier Football League e ha vinto 19 volte il campionato nazionale. Inizialmente si chiamava “Club Sportivo della Scuola Centrale d’Allenamento Sportivo”, poi divenne “Club Sportivo 8 Febbraio” ed infine, per volere di Kim Jong-il, il 25 giugno 1971 ha assunto le denominazione attuale.

Ufficialmente il club ha sede a Nampo, città 60 kilometri a sud di Pyongyang, ma gioca le sue partite nella capitale. Più precisamente allo Yanggakdo Stadium, un impianto da 30mila posti inaugurato nel maggio del 1989. Ma guai a pensare a un tifo con cori e fumogeni: in Corea del Nord si applaude all’unisono, si sventolano le bandiere secondo uno schema ben preciso, si esulta per i goal in maniera pacata.

Il tifo non sarà quello caldo sudamericano o europeo, ma lo stadio più grande del mondo è in Corea del Nord: si chiama Rungrado May Day Stadium, e può ospitare fino a 150 mila persone

L’April 25 Sports Club appartiene al Ministero delle Forze armate popolari nordcoreane, e tutti i professionisti che vi fanno parte sono considerati ufficiali dell’arma (il principale rivale dell’April 25 è invece l’Amnokgang, che fa parte del Ministero della Pubblica sicurezza). I colori sociali sono il rosso e il bianco. Sulla maglia non compare – ovviamente – nessuno sponsor tecnico né commerciale: l’unico “logo” è quello della squadra, uno stendardo rosso con al centro la bandiera nazionale che avvolge il sole nascente e in sovrimpressione la scritta “4.25”. Fiore all’occhiello della società, oltre alla squadra maschile, è la compagine femminile: nel 2015 entrambe hanno vinto il campionato, un fatto senza precedenti nel paese.

Il 2019 è stato invece il primo anno in cui l’April 25 ha raggiunto la finale di una competizione internazionale: si tratta dell’Afc Cup, una sorta di “Europa League” delle squadre asiatiche, che l’ultima volta ha premiato i libanesi dell’Al-Ahed proprio a discapito del 4.25. L’apparizione internazionale ha fatto guadagnare notorietà al club, tanto che alcuni dei suoi calciatori hanno visto salire il proprio valore di mercato. Al momento i pezzi più “pregiati” sono tre: il terzino destro Hyon-jin Si, il centrocampista Hyok-chol O e la punta Chol-song Om, tutti dal valore Transfermarkt di 100mila euro.

Tutto ciò è stato reso possibile dai progressivi investimenti nello sport fatti nel Paese e documentati da Curtis Melvin, ricercatore al US-Korea Institute di Washington DC. Dal 2012 infatti il budget delle diverse discipline è aumentato del 6-7% ogni anno, fino a un picco del 17% nel 2014. Va detto che gran parte dei fondi proviene dall’estero (nella maggior parte dei casi sono stati usati capitali provenienti dalla Cina). Una grande accademia calcistica è stata invece finanziata con 800 mila dollari del programma di sviluppo Fifa: vi si allenano 200 ragazzi tra i 9 e i 15 anni e il capo allenatore del centro, Ri Yu-Il, si è detto sicuro che da lì

“cresceranno giocatori più forti di Messi”.

Per adesso, invece, giocano da miliziani leninisti: qui Pak Chol-Jin, Cha Jong-Hyok e An Young-Hak procedono a una gabbia nei confronti di CR7. Spoiler, la strategia non funzionerà (21 Giugno 2010 Cape Town, South Africa /Photo by Laurence Griffiths/Getty Images)

Per quanto riguarda invece i compensi dei calciatori, dal 1997 – anno in cui c’è stata un’importante riforma dello sport nel Paese – tutti i calciatori della DPR League ricevono uno stipendio fisso. Gli atleti sono quindi pagati esclusivamente per giocare a calcio, a differenza di quanto succedeva in altre realtà socialiste come l’Unione Sovietica, dove i calciatori rimasero sempre dilettanti. Da quell’anno furono anche unificati sotto un’unica competizione tutti i tornei che avevano luogo nelle principali ricorrenze nazionali, come il compleanno dei leader o gli anniversari delle vittorie in battaglia.

Al di là di alcuni fatti che è stato possibile accertare (come quelli sopra citati), la difficoltà di accedere alle fonti ufficiali del regime ha incoraggiato il propagarsi di alcune leggende folkloristiche, tra cui la notizia secondo la quale l’attuale leader Kim Jong-un fosse un accanito sostenitore del Manchester United e di Wayne Rooney. Testimonianze e aneddoti affidabili sono state riportati da Jorn Andersen, allenatore norvegese che dal 2016 al 2018 è stato commissario tecnico della nazionale nordcoreana. I calciatori giocano tutti in patria, ovviamente, e per Andersen

“molti hanno anche talento, solo che non possono uscire dal Paese”.

A differenza del suo predecessore, Kim Jong Hun, che aveva ammesso di ricevere spesso “suggerimenti tattici” direttamente dal leader “tramite un cellulare invisibile ad occhio nudo sviluppato appositamente dal regime”, il tecnico norvegese ha rivelato di non aver mai subito ingerenze da parte del governo e ha smentito un po’ di voci sulle spedizioni della nazionale.

No, non è vero che la Corea del Nord ha finto di aver vinto la Coppa del Mondo del 2010. I cittadini (quelli più ricchi) hanno visto in diretta le partite e sono stati fieri della sconfitta per 2-1 contro il Brasile, così come sono stati particolarmente abbattuti dalla debacle per 7-0 contro il Portogallo, come sarebbe successo in qualsiasi altro Paese. Nessun calciatore è stato inoltre torturato una volta tornato in patria.

Oltre alla rassegna sudafricana, la nazionale della Corea del Nord ha guadagnato l’accesso ai mondiali una sola altra volta, nel 1966. Quell’anno i nordcoreani furono ricordati come la vera e propria rivelazione del torneo: dopo una sconfitta nella gara iniziale contro l’Unione Sovietica e il pareggio contro la Bulgaria, riuscirono a battere l’Italia e, nei quarti di finale, si portarono in vantaggio per 3-0 contro il Portogallo di Eusebio, prima di venir rimontati 5-3 ed essere quindi eliminati.


Nel 2016 sorpresero i risultati delle giovanili della nazionale femminile: tra ottobre e novembre l’Under 17 conquistava il Mondiale di categoria in Giordania battendo ai rigori il Giappone e poche settimane dopo, in Papua Nuova Guinea, lo stesso facevano le ragazze dell’Under 20 con un 3-1 alla Francia. Dopo un passato al 57esimo posto del ranking Fifa nel 1993, oggi la nazionale occupa la 116esima posizione, subito dopo il Kosovo e prima della Namibia.

Il basso piazzamento è dovuto anche alla difficoltà della nazionale di organizzare incontri amichevoli: basti pensare che solitamente i confronti con la Corea del Sud venivano giocati in Cina per il rifiuto delle autorità del Nord di issare la bandiera e suonare l’inno nazionale dei rivali.

Tuttavia i due paesi “vicini” sono tornati a scontrarsi a Pyongyang lo scorso ottobre, in quella che è passata alla storia come “la partita che nessuno ha visto”. Uno 0-0 a porte chiuse a cui hanno potuto assistere soltanto gli addetti ai lavori e il presidente della Fifa Gianni Infantino, trattandosi di una gara di qualificazione per i Mondiali del 2022.

Queste le uniche immagini che siamo riusciti a scovare

Per raggiungere Pyongyang la delegazione sudcoreana non ha potuto attraversare il confine militarizzato ma ha dovuto fare scalo a Pechino, mentre secondo la Reuters l’agenzia di stato nordcoreana avrebbe riportato brevemente il risultato alla cittadinanza il giorno seguente, descrivendolo come “un pareggio frutto di una serie di attacchi e contrattacchi”.

In segno di distensione, il governo del Nord ha fatto sapere che avrebbe distribuito a Seoul “dei DVD” con la registrazione della partita, che secondo l’attaccante sudcoreano del Tottenham Son Heung-min è stata “talmente aggressiva si debba considerare un miracolo essere riusciti a tornare tutti interi”.

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