Un disastro sportivo specchio di una dirigenza confusa.
Un anno fa si parlava di “visione”, di “progetto”, di una “seconda squadra” come laboratorio d’élite per formare i campioni di domani. Oggi, dodici mesi dopo, il Milan Futuro è retrocesso in Serie D, certificando la fine ingloriosa di un’utopia mal progettata e ancor peggio gestita.
Il Milan, quello vero, è da tempo un club acefalo, privo di dirigenti con visione, carisma e conoscenza del calcio italiano. E Milan Futuro non è che l’ultimo anello di una catena fatta di dilettantismo dirigenziale. L’ennesima dimostrazione che senza competenza non bastano i soldi. Ma nel caso rossonero, l’assenza di guida si aggiunge alla presunzione.
La squadra B del Milan, retrocessa sul campo dalla Serie C alla Serie D dopo aver perso i playout contro la SPAL, rappresenta uno spartiacque: è la prima seconda squadra della storia del calcio italiano a scivolare nei dilettanti. Un’umiliazione sportiva. Nonostante una rosa che ha visto passare talenti come Camarda e Jiménez, i risultati sono stati disastrosi. Non per demeriti tecnici, ma per un’organizzazione schizofrenica.
La regia del fallimento ha un nome e un cognome: Zlatan Ibrahimović. Entrato nel progetto come accentratore, ha esautorato chi lavorava con competenza (da D’Ottavio ad Abate) per sostituirli con uomini di fiducia senza alcuna esperienza del calcio nostrano. L’arrivo di Jovan Kirovski, estraneo a qualsiasi logica del nostro pallone, ha completato l’opera: confusione, caos e assenza di leadership.
Ma ciò che davvero stona è la disparità: il Milan Futuro ha operato in Serie C con un budget da Serie B, spendendo oltre 15 milioni di euro. In un contesto dove club lottano per sopravvivere con una manciata di sponsor locali, il Milan schiera calciatori tesserati per la Serie A, pagati fior di quattrini e messi in campo contro realtà piccole, con una struttura largamente inferiore, ma non inferiori in idee e progettualità. Uno squilibrio strutturale che nulla ha a che vedere con la meritocrazia.
Eppure, nemmeno questo vantaggio economico ha evitato la debacle. Il Milan Futuro ha fallito nella missione tecnica e formativa. Ha creato instabilità nei giovani, li ha spremuti, spostati, confusi. Ha calpestato le basi stesse dell’idea di crescita. E adesso, vedremo un’altra storpiatura del nostro sistema calcio, sempre di più in declino: una squadra professionistica, con contratti professionistici, giocherà in Serie D. Il calcio non è un esperimento da laboratorio americano. È sangue, storia, competenza. Tutti elementi che mancano all’attuale proprietà del Milan.