Nel frattempo l'Inter non può concedersi distrazioni.
Fermo. Sminuito, ridimensionato ma non ancora naufragato. Antonio Conte ha detto che è inutile nasconderlo, perchè l’Inter era partita con un progetto «e il progetto si è fermato ad agosto». Il gruppo Suning, proprietario del 68,55% delle quote del club, naviga in cattive acque. Il Covid-19 e le restrizioni dalla Cina hanno ridotto in brandelli i conti della galassia Zhang. Secondo il Financial Times, che cita dati Dealogic, entro l’anno Suning, già alle prese con l’aumento dell’indebitamento e la contrazione dei ricavi, deve onorare le scadenze di bond per 1,2 miliardi di dollari, dopo aver ripagato 1,5 miliardi lo scorso anno.
La crisi improvvisa ha stravolto anche i piani dell’Inter. La società nerazzurra, rilevata da Suning nel giugno 2016, aveva concentrato nelle ultime stagioni ingenti investimenti per ridurre il gap con la Juventus e tornare a recitare un ruolo di primo piano nel calcio italiano ed europeo. Le spese degli ultimi anni (gli acquisti di Lukaku, Eriksen e Hakimi su tutte), unite alle perdite causate dalla pandemia, hanno compromesso la strada verso la sostenibilità finanziaria.
L’Inter ha chiuso il 2020 con una perdita di 102 milioni, dovuta in gran parte ai mancati introiti causa Covid. Il club è afflitto da altre grane: stipendi arretrati, debiti di mercato e altre scadenze finanziarie. Urge, dunque, un’immediata immissione di liquidità.
Il Financial Times parla di una cifra compresa tra i 150 e i 200 milioni. Incombenze che hanno contraddistinto anche le ultime due sessioni di calciomercato, con i nerazzurri rimasti alla finestra in attesa dell’operazione low cost.
Il piano di Suning è quello di sbarazzarsi del fondo Lion Rock (proprietario del 31,05%) e trovare un partner finanziario in grado di traghettare la società lontano dalla tempesta. I giornali hanno parlato della trattativa esclusiva con il fondo inglese di private equity Bc Partners che, dopo la due diligence dei conti nerazzurri, ha formalizzato un’offerta di acquisto di 750 milioni di dollari. Valutazione lontana da quella dei cinesi, fermi a un miliardo.
Secondo alcuni media internazionali, la trattativa non si sarebbe arenata del tutto. Nel caso di rottura definitiva del tavolo con Bc Partners, Suning avrebbe altri assi nella manica: il gruppo Eqt e gli americani di Arctos.
Non mancano colloqui avviati con altri colossi della finanza. Il Financial Times fa i nomi di Ares e SoftBank, mentre la famiglia Zhang ha affidato a Goldman Sachs il ruolo di advisor nelle trattative. La volontà di Suning sarebbe quella di proseguire nell’investimento Inter ma non è esclusa alcuna ipotesi visto i venti di tempesta che soffiano sull’impero di Nanchino.
Suning, gruppo cinese che opera nella distribuzione al dettaglio di elettrodomestici e prodotti elettronici, vanta tra i propri azionisti il colosso cinese dell’e-commerce Alibaba, che nel 2016 ha rilevato il 19,9% delle quote dopo aver staccato un assegno da 4,2 miliardi di dollari. L’investimento nell’Inter è arrivato dopo quello nello Jiangsu (poi ribattezzato Jiangsu Suning), club che milita nella Chinese Super League e che ha vinto il suo primo campionato nella scorsa stagione.
A dicembre scorso – come riportato dai media cinesi e dal Corriere della Sera – la famiglia Zhang avrebbe dato in pegno alla Taobao, una controllata del gruppo Alibaba, il 100% di Suning Holdings Group, la società che include, tra le altre, anche la quota di controllo dell’Inter. Operazione dal valore totale di un miliardo di yuan, circa 130 milioni di euro. Il gruppo Suning aveva così commentato:
«Il pegno azionario è un normale accordo d’affari che non ha alcun impatto sullo sviluppo commerciale e sulla consueta attività».
Steven Zhang, 29enne e più giovane presidente nella storia dell’Inter, è il figlio di Jindong, fondatore del gruppo Suning e uno degli uomini più ricchi della Cina. Secondo un articolo di Bloomberg dell’ottobre scorso, Zhang senior avrebbe subito una riduzione del patrimonio personale per più di 2 miliardi di dollari. Un crollo vertiginoso dovuto alla flessione dei numeri di Suning. Nella prima metà del 2020, il colosso cinese ha registrato una riduzione dei ricavi del 13%. Ad aggravare il quadro è l’aumento dell’indebitamento del gruppo unito alla flessione delle vendite (che Bloomberg stima in un terzo rispetto all’esercizio precedente).
La famiglia Zhang non se la passa bene nemmeno per quanto concerne i rapporti con il regime di Pechino. Le autorità hanno imposto un secco giro di vite sugli investimenti di capitali all’estero, puntando sullo sviluppo del mercato interno nel nuovo piano quinquennale stilato dal governo. Nonostante il trend in crescita del mercato cinese (un unicum nel panorama internazionale flagellato dal Covid), Suning ha dovuto invertire la rotta.
Difficoltà economiche palesate già alla fine dello scorso anno, quando la proprietà ha prorogato il pagamento di alcuni emolumenti del Jiangsu. Piano analogo riproposto anche per l’Inter, con gli Zhang costretti all’accordo con calciatori e dipendenti per spalmare gli ingaggi rispettando le scadenze federali e dribblando possibili penalizzazioni sportive. A certificare lo stato di crisi della galassia Suning è arrivata anche la notizia della sospensione temporanea del rapporto tra IMG, concessionaria dei diritti tv della Serie A all’estero, e PPTV, la televisione di cui il gruppo Suning è proprietario.
I giornali italiani parlano di un grave ritardo nei pagamenti da parte della famiglia Zhang. Motivo per il quale, in Cina, non è stato trasmesso il match di venerdì scorso tra Fiorentina e Inter.
Notizie che rimbalzano dall’Oriente e che alimentano le preoccupazioni in Viale della Liberazione. Marotta e Conte stanno provando a costruire una campana di vetro attorno alla squadra, impegnata nella lotta scudetto. Le nubi si sono addensate sui cieli dell’Inter proprio nella stagione in cui i nerazzurri erano chiamati al definitivo salto di qualità, dopo il secondo posto nello scorso campionato e la finale di Europa League persa contro il Siviglia. L’obiettivo dei dirigenti è quello di non far filtrare nello spogliatoio malumori connessi alla crisi di liquidità che sta interessando gli azionisti. Ma Conte ha già confessato: «È inutile nasconderlo». La crisi sembra appena iniziata.
Perché Guidolin fu l’amante perfetto per l’Udinese? Senza scavare nel sentimentalismo, e sottostando alle logiche del mercato, possiamo rispondere che per tre anni fu l’unico capace di coniugare il modello di autosufficienza dei Pozzo con risultati stupefacenti.