Altri Sport
12 Marzo 2025

Mikaela Shiffrin, una Regina sulle nevi

Mikaela è la più grande sciatrice di sempre, uomini inclusi.

Guess who’s back, back again cantava Eminem all’inizio degli anni Duemila, mentre fissava la telecamera. Guardando la ventinovenne statunitense distesa dopo il traguardo dello slalom di Sestriere, possiamo solo prendere in prestito le parole del suo connazionale. Con le mani davanti al volto sembra volersi proteggere dal cameraman che la inquadra da pochi centimetri di distanza, ma Mikaela Shiffrin il 23 febbraio 2025 è tornata. Per la centesima volta vince una gara di Coppa del Mondo.

Non lo grida al mondo, non urla, si rintana abbracciando la neve compatta. Così introversa che pare quasi dispiaciuta di non potersi immergere in quel terreno che oggi appare così duro e freddo, ma che è stato in grado di intrappolarla quando aveva solo quattro anni. “La prima volta che sono caduta sono finita a testa in giù in un cumulo di neve soffice ed ero così piccola che sono completamente scomparsa. Tutto quello che si poteva vedere erano due piccole gambe che spuntavano dalla neve. Ricordo di aver pensato: beh, sono intrappolata“.

“Questa è la mia vita adesso. Non uscirò mai di qui.”

E così è stato. Nelle previsioni della piccolissima Shiffrin possiamo dire che ci sia solo un errore: lo sci non solo è stato la sua vita, ma – come racconta lei stessa – è stato per molto tempo la loro vita. Quella di mamma Eileen Condron, infermiera, di papà Jeffrey Scott Shiffrin, anestesista, e del fratello maggiore Taylor Shiffrin, guarda caso anche lui sciatore.

L’esatto momento in cui Mikaela Shiffrin ha tagliato il traguardo per la centesima volta davanti a tutte (Foto: Pier Marco Tacca /Pentaphoto)

Proprio il lavoro del papà ha portato spesso la famiglia a spostarsi frequentemente tra est e ovest degli Stati Uniti, fino al trasferimento definitivo. Dal paradiso dello sci di Vail, in Colorado, dove è nata il 13 marzo 1995, l’ancora giovanissima Shiffrin approda in una cittadina nel New Hampshire. Le montagne sono più piccole e quella neve così polverosa è solo un ricordo. Qui, a Storr Hills, per le prime volte bisogna fare i conti con terreni duri e ghiacciati. Ma non sembra un ostacolo insormontabile, anzi.

Attorno alla bimba bionda così sorridente vengono gettate le basi per la sua crescita come atleta. I genitori, pur essendo discreti sciatori, non hanno puntato su allenamenti intensi, assicurando di aver messo sempre al primo posto la crescita dei figli come sportivi, piuttosto che come agonisti. La piccolissima Shiffrin impara così ad andare sul monociclo perché aiuta sviluppare un buon equilibrio e acquisisce qualche movimento di giocoleria per aumentare la coordinazione, aspetti fondamentali per la capacità motoria di ogni essere umano.

Nel grande giardino di casa la mamma Eileen allestisce, con reti elastiche e altri attrezzi appositi, un complesso per giocare a calcio e assecondare i sogni di Taylor Shiffrin. Non che non ci siano altre possibilità con qualche squadra di ragazzi della sua età, ma questo è sempre stato l’approccio dei genitori: crescere i figli in un guscio con la

“convinzione che si possa avere padronanza di quasi tutto se si è disposti a dedicare ore per imparare. Se devi fare qualcosa, falla nel miglior modo possibile”, testimonia papà Jeffrey.

L’obiettivo non è fare il proprio meglio, ma il meglio possibile: una mentalità che riflette la trasformazione dell’ambizione in pressione psicologica. Ben presto la promettente Mikaela Shiffrin riceve la prima tutina da gara. Proprio questa seconda pelle viola sembra essere una calamita in grado di aggrapparsi al suo esile corpicino tanto da non volerla togliere nemmeno per dormire. Poco tempo dopo, a nove anni, nel suo diario annota:


Per stabilire se il desiderio è esaudito, bisognerebbe chiedere ai libri di storia del futuro, ma l’elenco dei suoi successi in carriera è già davvero lungo. Ammesso che essere i migliori si misuri in numeri e risultati. In ogni caso, le prime scintille appaiono quando ha solo 15 anni con il bronzo nello Slalom Speciale ai Mondiali juniores a cui segue doppio successo in Slalom e in Gigante al Trofeo Topolino – la fucina di campioni a livello internazionale che da ormai quasi 10 anni ha chiuso i battenti.

Non ancora sedicenne, l’11 marzo 2011 esordisce in Coppa del Mondo – sì, quella “vera dei grandi” – nel Gigante di Špindlerův Mlýn (Repubblica Ceca). Alla sua prima apparizione non riesce a qualificarsi per la seconda manche, ma la stagione successiva, il 29 dicembre, sale per la prima volta sul podio di Lienz in slalom speciale, occupando il terzo gradino. Shiffrin comincia a frequentare il Circo Bianco giovanissima e questo porta con sé alcune implicazioni.

La differenza d’età con i compagni di squadra sembra essere un ostacolo alla vita sociale e la famiglia sente l’esigenza di proteggerla da qualsiasi tipo di distrazione, aumentando quella difficoltà di mischiarsi agli altri atleti. Le squadre private ​​non sono una novità nelle gare di sci, soprattutto per sostenere gli atleti che competono in tutte le specialità, però attorno a lei si crea una corazza impenetrabile. Per mamma Eileen stavolta è impossibile costruire le montagne in giardino, ma la segue in tutti i suoi spostamenti in quanto sua allenatrice e non solo.

È anche amica, confidente, cuoca e mentore. Insomma, assume un ruolo decisamente non trasparente, ma ben accettato da Shiffrin. “Alcune delle sue compagne di squadra hanno detto: ‘Non potrei mai avere mia madre così tanto presente, mi farebbe impazzire’, ma a Mikaela piace, è una persona molto legata alla famiglia”, spiega la stessa Eileen Condron.


Papà Jeffrey si occupa di tutto il resto assumendo una posizione centrale nel Team. E il fratello? Apparentemente non sembra avere un ruolo attivo, ma quando alla campionessa viene chiesto chi sia stato il suo primo eroe, lei risponde con un sorriso genuino: “probabilmente mio fratello”.

In tre anni Shiffrin colleziona vittorie in ogni disciplina, e tutt’oggi è l’unica ad aver trionfato in tutte e sei le specialità (Speciale, Gigante, SuperG, Discesa Libera, Combinata, Parallelo). Quel sogno che aveva da bambina comincia ad assomigliare sempre di più alla realtà. Verso la fine del 2019 arriva il primo grande cambiamento nel suo entourage. Mamma Eileen non è più la sua allenatrice e annuncia così:

“Già in primavera avevamo deciso che quest’inverno sarei stata più a casa […]. Con mio marito negli ultimi anni ci siamo visti veramente poco”.

Sui veri motivi della decisione ci sono più ombre che luci, ma forse è arrivato il momento per Shiffrin di camminare da sola. La Coppa del Mondo obbliga atleti e team, soprattutto quelli americani, a stare lontani da casa per lunghissimi periodi. Tanto che, nonostante alla timida campionessa piaccia viaggiare, questa indica come secondo posto preferito (dopo Maui) casa propria. E tra le altre cose che le mancano di più scopriamo esserci il suo armadio.

Potrebbe sembrare il vezzo di un’adolescente in preda alle mode, ma se la pensiamo a vivere costantemente con la valigia stipata di divise, forse comprendiamo meglio questa sua affermazione. Che sembra avere ancora più senso quando Shiffrin svela che la prima cosa che ha fatto dopo la morte del padre è stata entrare nel suo armadio e affondare la faccia tra i suoi vestiti, per sentirne ancora una volta il profumo. Jeffrey Shiffrin è improvvisamente scomparso a 65 anni il 2 febbraio 2020, quando la figlia era solo 24enne e si trovava in Italia, con la mamma, per allenarsi sulle nevi di Folgaria.

Le due donne sono subito rientrate in Colorado, dove rimaneva Taylor Shiffrin. Per rivedere la leader di Coppa del Mondo sugli sci occorre aspettare diverso tempo. Sui social condivide ricordi del padre e sembra quasi dimenticarsi della stagione sciistica in corso. Si prende cura di se stessa e da questo momento in poi diventa una voce importante tra gli sportivi che pongono l’accento sulla salute mentale, declinando in modo più umano gli insegnamenti ricevuti.

Dopo la morte di papà Jeffrey anche le vittorie per Miki hanno cambiato sapore. (Photo: Gio Auletta/Pentaphoto)

Riparte dal cancelletto di Åre in Svezia a metà marzo 2020. Il vantaggio che aveva in Coppa del Mondo prima dello stop non è bastato e quella stagione il trofeo le scivola dalle mani. Ma quello che contava era tornare in pista, tornare sugli sci. Con il tempo, i risultati certo non mancano, ma in lei è come se si fosse spenta una luce. Sembra aver perso il sorriso e sul volto è riconoscibile un velo di malinconia che la accompagna anche nelle sue vittorie, quasi fossero proprio quelle a ricordarle un pezzo del papà.

Ma non solo, da una collaborazione tra la famiglia Shiffrin e il team USA nasce anche il “Jeff Shiffrin Athlete Resiliency Fund”. L’organizzazione benefica ha l’obiettivo di sostenere le spese di allenamento, i campi di allenamento e le competizioni dei giovani atleti americani garantendo loro risorse necessarie per perseguire i propri sogni olimpici. Anche gli equilibri, le dinamiche e i rapporti di Shiffrin nel Circo Bianco cominciano a cambiare.

Dal 2021 al suo fianco c’è Aleksander Aamodt Kilde, campione scandinavo delle discipline veloci. La loro relazione è un ulteriore passo per la crescita della statunitense. Ormai non è più la cucciola da proteggere, ma la presenza del norvegese la conforta e la rassicura permettendole di avere sempre accanto a sé una figura che diventerà presto famiglia. Oltre alla stima reciproca, la complicità tra i due atleti è evidente, e non mancano divertenti siparietti condivisi sui social o davanti alle telecamere.

A marzo 2023, ad esempio, dopo il Gigante di Soldeu Kilde si improvvisa giornalista e, telefono e dati alla mano, allunga il microfono verso Shiffrin. I due provano a restare seri, ma l’impresa è forse più difficile che vincere le gare stesse. Gli occhi della statunitense rimbalzano da destra a sinistra e quando incontrano quelli del norvegese, nascosti dietro gli occhiali specchiati, non riesce a fare a meno di ridere.

Alexander Aamodt Kilde e Mikaela Shiffrin: i due campioni presto convoleranno a nozze. (Foto: Pentaphoto/Alessandro Trovati)

Dal 2023 la sua presenza sui social aumenta. Seppur sempre chiusa nel suo carattere introverso, ci permette di sbirciare il “dietro le quinte” della sua vita, o meglio della parte della sua vita che vuole rendere pubblica. Carica video su YouTube per raccontare la sua preparazione, gli allenamenti, ma anche momenti più intimi della sua vita quotidiana. Forse un retaggio di ciò che le ha lasciato il papà, che amava riprendere molti momenti della sua infanzia. In pista continua a collezionare vittorie, e nei discorsi di ringraziamento cominciano a comparire anche le sue compagne.

Le celebra quasi per cercare di sentirsi parte della squadra, lei che ha sempre avuto il suo team privato. Dopo la deludente partecipazione alle Olimpiadi di Pechino 2022, apre la stagione 22/23 con il doppio successo negli Slalom di Levi. Sui social si complimenta in modo quasi ridondante con i compagni di squadra. E, ricevendo come da usanza la renna della vittoria, la battezza ‘Sunny’ “in onore della spettacolare prima gara di Coppa del Mondo di Ava Sunshine Jemison, e anche perché dovrebbe esserci sempre un po’ di sole a Levi”. Comincia a voler essere trascinante anche nel gruppo e non solo in classifica.

In quella stessa stagione, di nuovo a Åre, batte il record di Ingemar Stenmark proprio nella sua Svezia: raggiunge le 87 vittorie in Coppa del Mondo e diventa la sciatrice che è salita sul primo gradino del podio per più volte. Tra tutti, maschi e femmine. Non si tratta solo di un numero, ma del riscontro reale dell’acronimo che campeggia sul suo casco.

ABFTTB: “sii sempre più veloce dei ragazzi” (Always Be Faster Than The Boys). Glielo scrisse l’ex sciatrice Heidi Voelker quando Shiffrin era bambina. Un altro superlativo relativo che le ronza in testa dall’infanzia.


Ancora oggi la campionessa non perde occasione per sottolineare la parità di genere e apprezzare che nel mondo sciistico questo sia un risultato ormai raggiunto. Come afferma lei stessa: “Le gare di sci stanno aprendo la strada per appianare il divario retributivo di genere. Adesso non c’è divario e sono contenta, più che della situazione in sé, del fatto che ci possa essere questa opportunità. È davvero fantastico che io possa guadagnare come o più degli uomini in base alla mia performance. Si tratta di poter avere la stessa retribuzione per lo stesso impegno”. Il risvolto retributivo è uno dei risultati tangibili del fatto che nello sci si percepisca sempre meno il divario tra mondo femminile e maschile.

Su questo tema è spesso intervenuta anche Lindsey Vonn, che già nel 2017 aveva chiesto alla FIS di poter gareggiare nelle competizioni maschili.Credo di aver vinto abbastanza fra le donne da meritare rispetto e opportunità di questo tipospiegava. In questa motivazione, però, sembra essere ancora latente l’idea che le competizioni degli uomini appartenessero quasi a una lega superiore. Insomma, seppur fatta con le migliori intenzioni, non è sembrata una proposta accettabile nemmeno per la FIS.

Lindsey Vonn ha dominato le categorie veloci chiudendo la prima parte della carriera con 82 vittorie, rimanendo dietro al record di Stenmark. Certo, le si riconosce il merito di aver disarcionato il tabù della differenza di genere. E la stessa Shiffrin, una volta agguantato il record assoluto, conferma: “Il fatto che Lindsey sia arrivata così vicina al record e abbia parlato apertamente di quanto fosse un obiettivo per lei ha evidenziato l’impatto che la sua intera carriera ha avuto sullo sci femminile e sullo sport femminile in generale. Ciò mi ha permesso di essere qui ora e di non pensare troppo al fatto che si tratti di donne contro uomini”.

Shiffrin e le Vittore: lo sci. (Foto: Pentaphoto/Alessandro Trovati)

I rapporti tra le due rivali dominanti dello sci mondiale sono sempre stati abbastanza freddi, limitandosi entrambe a complimenti di circostanza. Nella stagione 2024/25 Vonn torna alle gare dopo cinque anni di assenza e Shiffrin, apparentemente pervasa da quel senso di squadra che si è svegliato in lei, accoglie la novità con curiosità augurandole il meglio. Intanto. nel mirino dell’introversa campionessa non possono che esserci le cento vittorie in Coppa del Mondo.

Tra lei e questo record si mette di traverso un grave infortunio a novembre 2024 proprio nel Gigante di Killington, la gara di casa che non ha mai vinto tra le porte larghe, ma solo tra i pali snodati. Dopo aver chiuso in testa la prima manche, a metà della seconda inforca con uno sci e scivola inesorabilmente verso le reti. Fin dal primo momento l’impatto desta preoccupazioni e solleva alcune critiche riguardanti l’organizzazione della gara, in particolare per quanto concerne le misure di sicurezza.

Si ipotizza infatti che la sottile ma profonda ferita da taglio all’addome possa essere causata da un palo rotto non rimosso. Non sono, però, emerse evidenze di negligenze o mancanze da parte degli organizzatori della gara, ed è la stessa Shiffrin che si affretta a mettere a tacere le polemiche. “Dopo aver rivisto più volte il video, pensiamo che fosse la punta del mio bastoncino da sci, viste le dimensioni e la forma del punto di ingresso”, scrive in un post pochi giorni dopo l’incidente celebrando, in modo quasi eccessivo, l’organizzazione perfetta della gara di casa.

Dopo l’operazione chirurgica resa necessaria per complicanze dovute a un’infezione, torna a gareggiare a Courchevel, quindi ai Mondiali di Saalbach. Sono passati due mesi dalla caduta, con tempi di rientro decisamente veloci. A livello fisico la situazione sembra essere buona, seppur ancora in recupero, ma per ritrovare stabilità mentale è più difficile forzare i tempi. Shiffrin è di nuovo davanti al bivio tra l’oggettività dei numeri e la soggettività delle emozioni. Lei stessa amette di avvertire una netta disconnessione tra mente e corpo: “Il mio corpo mi urla contro, è come una lotta:


Arriva così la rinuncia al Gigante iridato per disturbo post traumatico da stress e inizialmente anche l’intenzione di non partecipare alla combinata. Proprio la gara che l’avrebbe vista in coppia con Vonn: il Dream Team, le due “Regine” insieme per la stessa vittoria. Ma no, non se la sente.

È poi l’amica d’infanzia Breezy Johnson che riesce a farle cambiare idea. Vonn non esita a dirsi delusa con commenti duri (“Non sono sorpresa dalle decisioni prese, ma almeno ora è chiaro che non è una mia decisione”) per poi scusarsene a suo modo: “Forse [con le mie dichiarazioni, ndr] non ho aiutato né me né la squadra. Ma allo stesso tempo sono un essere umano e sono rimasta delusa da come è stata comunicata la decisione. E ho reso noti i miei sentimenti. Sono un essere umano. Ho dei sentimenti. Quindi sparatemi”.

Ma non si tratta solo di preferenze personali o favoritismi, perché gli abbinamenti avvengono in base a un sistema che analizza i risultati di stagione: i nomi della migliore discesista e della prima nello slalom sono proprio quelli di Johnson e Shiffrin. Nomi che valgono oro al Mondiale in combinata. Ancora una volta, la slalomista getta acqua su ciò che poteva essere una miccia pronta ad esplodere. Ringrazia l’amica che l’ha convinta a partecipare e raggiungere la medaglia oltre ogni aspettativa, senza far mancare la menzione – quasi stucchevole – per i compagni di squadra:

«Sono incredibili (lo sapevamo già)! Le loro prestazioni, le medaglie guadagnate, la grinta e la determinazione che ognuno di loro ha messo in questa stagione e in questi Mondiali sono stati d’ispirazione. Sono così grata di far parte di questa squadra».


In Coppa del Mondo, invece, torna a gareggiare anche tra le porta larghe il 22 febbrario 2025 nel Gigante di Sestriere. Finisce 33ª dopo la prima manche, senza nemmeno riuscire a qualificarsi per la seconda. Che scenda con il freno a mano tirato è evidente a tutti. Non mancava la qualificazione alla seconda manche di uno slalom gigante di Coppa del Mondo dal 2012, e l’incidente di Killington sembra non essere ancora superato. Al termine della gara corre via senza autografi né interviste. Non che solitamente si dilunghi, anzi. Cammina spesso a testa bassa, che alza raramente, solo per sorridere ai ragazzini in un misto tra obbligo e rispetto.

Eppure, i campioni sono tali perché imprevedibili. Il giorno dopo si presenta al cancelletto di partenza dello slalom. È la sua specialità, la sua gara.

Dopo la prima manche il vantaggio è minimo, solo 9 centesimi, ma è ciò che le basta per mettersi davanti a tutte. Alla partenza della seconda manche, lo sguardo è fisso sui pali. Blu, rosso, blu, rosso, blu, doppia. Giù così fino alla fine. Quando passa il traguardo la luce è verde e lei si lascia andare ad abbracciare la neve, che è sempre lì ad accoglierla. È la vittoria in Coppa del Mondo numero 100 per la due volte campionessa olimpica che eguaglia anche un altro record di Stenmark: 155 piazzamenti sul podio.

Mikaela portata in trionfo per la vittoria numero 100 a Sestriere. (Foto: Marco Trovati/Pentaphoto)

Decide di festeggiare la vittoria con una donazione a Share Winter aprendo una campagna per dare la possibilità ai giovani – che altrimenti non ne avrebbero l’opportunità – di conoscere la neve e gli sport invernali. E nonostante i numeri parlino da soli, sembra ormai chiaro alla record-woman che non siano l’unico parametro con cui misurarsi. O forse, sta solo cercando di dirci che per poterli raggiungere occorre serenità. Shiffrin, anche stavolta, non perde occasione di sottolineare:

«In questo momento il mio obiettivo più grande non ha nulla a che fare con i risultati, non riguarda i traguardi, si tratta semplicemente di immergermi in me stessa per vedere cosa è possibile fare dopo tutto quello che è successo».

Se a quattro anni la sua testa era rimasta sommersa dalla neve, adesso può vivere quella stessa trappola da un’altra prospettiva, con i piedi saldi per terra e la testa libera. Mentre la sua tredicesima stagione di Coppa del Mondo volge al termine, lei non sembra avere intenzione di fermarsi: ad attenderla ci sono le Olimpiadi Milano Cortina 2026 e un coro sembra riecheggiare portato dal vento che spazza le cime delle Dolomiti. “Her Majesty” is back, back again.


Tutte le foto presenti in questo articolo sono state gentilmente concesse da Pentaphoto (pentaphoto.it). Si ringrazia in particolare la disponibilità di Alessandro Trovati.

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